Attimi persi


Mettere un piede in fallo non vuol dire sempre sbagliare, così Irina pensò mentre schiacciava il pene del marito con la punta del piede. E l’erezione mica diminuiva, anzi. Gli passò il piede tra i testicoli accarezzandoli e schiacciandoli leggermente. Lì sì che poteva fargli male. Lì sì che poteva vendicarsi, ma quello era amore, non odio. Era potere, non solo amore. Era tutta una vita in un solo gesto. Tanto odio accumulato e tanto amore stuzzicato. Mentre lo baciava in bocca e sentiva la sua lingua ruvida come il tronco di un albero sentiva che doveva fidarsi ancora una volta, doveva darsi e ricevere e riceverlo, un uomo, quell’uomo, il suo uomo.
Dopo dieci anni di matrimonio erano ancora lì, a cercarsi senza trovarsi in un’esplorazione di attimo in attimo. Attimi persi nel conoscere troppo bene, o troppo male, il corpo dell’altro.
Mentre la baciava ed era invasa da un odore d’aghi di pino, insieme al caffé nero che lui beveva a litri, lei sentiva che era come se ancora non sapesse come e dove toccarla. Soprattutto come. E quando. E in fondo non avesse la voglia di ricominciare a cercarla per conoscere la nuova Irina, non quella di dieci anni fa.
Anche, ora, mentre la stava colpendo da dentro dolcemente, troppo lentamente. Imbecille, hai paura di rompermi? Ma non glielo diceva, da dieci anni non glielo diceva. Perché in fondo lei aveva paura di rompersi e allora preferiva, (oppure no?) quella fiammella che le invadeva dolcemente lo stomaco e il ventre, piuttosto che una vampata incontrollabile che poteva lasciarla in lacrime e con il corpo che sussultava per ore come un epilettico.
E allora, sì, ti amo, zucchero caro, accarezzami, sì, baciami lì, dietro l’orecchio, come fai sempre, quando stai per venire e mordimi il collo, così, senza troppi complimenti, più forte magari, e come te lo spiego che anche stavolta sto fingendo, ma che mi piace anche così, con te. Come te lo spiego che voglio che tra noi sia tutto vero, ma che ho una paura fottuta che lo sia, come te?
E allora vieni, caro, vieni così, convinto di avermi posseduta. Ma domani, no, domani dobbiamo parlare, un giorno ne parleremo e capiremo come siamo finiti così lontani. Eravamo così vicini, prima, o pensavamo di esserlo. E gli orgasmi, sì, quelli mi portavano lontano, tra le stelle che mi sembrava che ci osservassero. Ora baciami e addormentati su di me e io mi adagerò dentro il tuo cuore.

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