Ovo sodo


Eschilo, Eschilo Senofonte. Una banana asimmetrica ti trafigge il culo da cui ami follemente il tuo tuorlo d’uovo. Ecco. Apriamo una città. Come una pentola asfittica che vola tra le stelle. Stelle, che hanno rotto i coglioni. Vola tra le capre. Ecco. Suona meglio. Capre ruspanti tra trivelle d’amore turchese. L’imbuto ballerino che pianta chiodi tra i miei pensieri. Oggi che finalmente Cristo è morto, ma pensate che casino se fosse ancora vivo. Oggi, dico, la capinera fa capolino tra panche e capre e si siede a prendere il sole con le piume arricciate dalla permanente di un mandolino a schermo piatto.

Scendo da una scalinata valorosa per prendere il frutto del seno tuo, Marilù. In una strada distonica ti suono la mia serenata che fa pressappoco cosi’: tracannati, tracannati, muori in una patata disperata che piange lacrime di rosso. Tracannati, tracannati mia dolce Marilova e soffri lentamente le pene del pene troppo grosso. Tracannati, tracannati, voglio sentirti urlare e sgranare i tuoi occhi mentre cominci a sentirlo tra il pancreas e lo stomaco perché lì voglio lasciare il mio seme. Sicuro che non resterai incinta. Eschilo, Eschilo Senofonte che sai di uovo sodo tra zanzare troppo arrabbiate che riproducono i resti delle loro fobie. Così ti amo e così sia tra le luci dell’Alcantara e un Olé pronunciato un secondo prima che il toro t’incornasse. Tra le gambe

 

 

Lacrime di Nutella


Ma ti pare che un indiano cherokee si serva del cucchiaio per mangiare la nutella? Un olio di palma che cola lentamente dal seno della donna fino alla vagina e che lubrifica un’anima gemella col collo dell’utero.
Scendiamo una scala di vetro per riunirci col dio del vento. Non piangere, non piangere più. Il cielo si è aperto per mostrarti il video della tua vita. Guidavi in un’auto nera. Posso appena vederti, in trasparenza, attraverso un vetro rotto. Fino a quando una magia si rompe contro il tuo cuore e un orso scannerizza i tuoi capelli. Mentre viaggi in Spagna e purgi la tua pena contro i sogni del passato. Non piangere amore mio, non piangere più. Fai straripare il mio cuore come un violino impazzito. Posso appena sentirti. Una madre cavalca sull’oceano. Lei sente il tuo dolore. Finché non diventerai più forte per volare. Un’onda cavalca fino a te. Non piangere. Sette sfumature di blu colorano il tuo respiro. E il mio. Non cantare quelle note, non cantarle più. Toccano la mia anima. E fanno risvegliare i miei sogni. Posso appena sentirli. Non suonare più quei violini. La loro eco sibila sul pavimento e mi pervade e mi uccide.
Gli indiani attaccano. Attaccano la mattina per difendere la loro terra dai barbari conquistatori. Nomadi contro contadini. Numerosi come api. Spietati come vespe. Non piangere piccolo barbaro. Un giorno vendicherai il sangue dei vinti. Un giorno partirai per lo spazio infinito e insieme ai topi addestrerai astronauti sul pianeta di Hallowen.

Luna di sangue


Una caratteristica della luna è quella di mettersi sempre di traverso tra noi e il sole eclissandosi, forse è quando vuole farsi notare. Se no è lesbica. Ma non siamo omofobi. La luna piace a tutti, ma non quanto i fagioli alle flatulenze.
Caro c’è sangue nell’acqua, potresti tagliarmi le vene? Grazie.
Ieri mi è successa una cosa strana. Ero al confine con la serbia e ho sparato a caso e ho beccato un migrante. La polizia mi ha applaudito e il presidente mi ha dato una medaglia. Poi mi ha messo in lista per le prossime elezioni. Capolista, prego. Ma non sono migrantofobo. Volevo vedere se funzionava il fucile di mio nonno, tutto qui.
Se lo fai con un frocio vai in galera, se è musulmano vieni impalato.
Se è mafioso ti bruciano lo yacht. Che scandalo. Caro Aurelio, la prossima volta impari a pagare il pizzo come ha fatto il Berlusca, il Benetton e il Gabibbo. È così che si fa. Mica a fare l’eroe come il Falcone. Che se no ti tirano giù anche una galleria. Che poi, proprio sulla Salerno – Reggio Calabria. Ci vorranno altri vent’anni per tirarne su un’altra.
E poi se ci invadono gli islamici ci difendono i mafiosi. Oppure gli danno lavoro.
Il colore avido dell’IMU non scioglie il nodo della riforma del catasto che porterebbe a tasse più giuste, ma a tassare i ricchi. E allora tagliamo via tutto in un colpaccio elettorale.
Spero che tu non mi ami più. Ho lavato le mie mani, ma il sangue non è venuto via. Era tanto. Non pensavo che il tuo sangue fosse così appiccicoso. Intanto il telegiornale continua a parlare di tasse, no ora parla dello spread, mi mancava. Ora mi faccio uno spread al prosciutto. Peccato che tu non potrai più assaggiarlo. Forse la gola potevo tagliartela dopo. Meglio così. Così risparmiamo un po’ sulla spesa, che non potevamo più permetterci di andare al ristorante perché tu bruciavi la cena tutte le sere. Ma ti pare? Poi io sono contro il divorzio. La religione non è uno scherzo.
Dicevi di avere sangue blu, invece è rosso. Hai sempre mentito. Non pensavo che l’avresti fatto anche in punto di morte. La pazzia ce l’hai tu. Io sono sano, mica voglio mangiarti. Che a mangiarti morirei di fame. Però pensa che bel risparmio sulla spesa.
Così paghiamo l’IMU, la Stasi, la Tars, la mars, la Kit Kat, la Twingo, la Sedia dal Pianto roTTo.
Strano, questo rosso FeRRari non viene via neanche con la varichina. Sembra quello del mar Rosso. O dell’Adriatico.
fagioli

La primavera araba


Un panzer iracheno sfila per le strade di baghdad mentre noi guardiamo the mentalist sconfiggere i brutti serial killer, brutti, ma brutti brutti brutti. Una marea umana si dirige verso la city ricchi di ingegneri che faranno i cuochi in ristoranti e pizzerie. Favelas sorgeranno alla periferia di Londra e Parigi per mostrare l’altare della ricchezza alla masnada di ruote della fortuna che si delineano nella mente di chi non crede in Dio. Quello mio, non quello tuo. Il tuo è un dio coglione, il mio è figo, ovvio. Chissà se Dio lo sa questo.
Ratatata
Ratataplan,
Il suono di un mitra
Musica i miei timpani
Di una nota stonata
La domenica mattina
Tra una mecca e un’invasione
Un abbraccio e un calci’n culo
Arrivederci cari somali, siriani e sirtaki. Ciao baobab che scendi dalle stelle e anche tu cerchi lavoro mal pagato
Una nota stonata in un clavicembalo sensuale
E noi
Attaccati a corna di cervo saltare come pidocchi
In una primavera araba e un autunno ucraino
Ma votiamo salvini che propone che ciascuna regione si aumenti lo stipendio. In un’altra dimensione dovremmo spiegare agli alieni che prendiamo antidepressivi per fare gli zombie e andare al lavoro. Oppure moriamo di fame. Siamo liberi di scegliere. Per questo che abbiamo votato per il polo della libertà.
È finito nell’eutanasia, peccato. Sognare era bello.
Ora la primavera torna. Musulmani contro unni. Cannoni ad acqua per fermare orde di persiani comandate da Cirio. Come natura crea. Ogni primavera porta all’allergia del polline, a noi porta al voto sul ponte sullo Stretto. Voteremo Forza Alfano.
Un terremoto nella terra del fuoco. Anche questa è competenza dell’Unione Europea. Che deve occuparsi degli emigranti cileni, oppure andranno verso il sogno americano a portare la primavera come Bocca di Rosa.

baghdad ,brutti ,

Una verità corrispondente


Getto e rigetto nella verità corrispondente. L’indice di Kron tesse la sua tela sulle riforme giocando a ping pong con il buco nero, quello del culo di un nano bisex. Intanto sbarcano le barche dei marinai dell’esodo benedetto da Dio. L’ira di Kan si scaricherà sulle teste dei vichinghi dalle corna lunghe. A forza di cannonate spareranno contro i civili che sbarcheranno a milioni e a milioni mangeranno da Mc Donald. E si moltiplicheranno per la gloria di Allah. E faranno torri di pelle umana per raggiungere Dio e non si piegheranno davanti al celodurismo del cerchiobottismo del comunismo capitalista. Col socialismo si puliranno i denti la sera e se hanno fame e non c’è pane allora che mangino brioche.
L’assalto alla cittadella verrà manovrato dalle lunghe mani dei pidocchi della city finché la classe media non si sarà fusa le mani in un forno crematorio e la Merkel si chiederà dove ha sbagliato.
Jennifer vuole una patatina fritta ma Poldo è attizzato dalla Merkel che si sogna praticamente tutte le notti e vuole fare un bambino con lei. Sogna e vomita, nel talamo nuziale fatto di ossa di foche nane e miele di pesce Ape. Sì, quello della Piaggio.
Scherzo. Ma volumi di Tasi, Imu e clavicembali suonano in un orchestra che canta il Silenzio di una capinera in volo verso righe di coca.
Domanda. Perché? Risposta. Non è questo il punto. Il punto è che le torri gemelle non sono state tirate giù dal dipartimento di Stato, ma da Saddam Hussein, prima, e Bin Ladin, poi. In modo che si andasse a fare un giro da qualche parte.
Se Parigi val bene una Messa siam sicuri che la Messa vuole andare a Parigi? Insomma. Ci siamo capiti, no?
Un missile russo
e un’indiana nuda
Un Valpolicella classico
e un ministro in mutande
vanno
insieme a far spese
in centro e trasudano oligarchi
cogliendo un fiore
che non fa primavera
ma quando il Senato non sarà elettivo
noi diventeremo ricchi per merito dell’articolo 2.

O laudato


Cascano i migranti come cacche di piccioni. Come gli italiani d’america. O d’Australia. Valigia e maccheroni.
E gli unni costruiscono la grande muraglia. Io mi ci ficco
dentro
fumando marijuana e
inneggiando
Laudato Sii O Mio Signore
mentre
sotto di me passano
le orde musulmane.
Mamma li Turchini.
In una grande mensa di cioccolato l’Unione Europea si stuzzica i denti e decide come macellare carne. Vacche in cerca di pascoli. Praterie infinite dove rendere grande l’Islam al servizio del Grande Fratello. Io vedo mozziconi di sigarette invadere la savana, la steppa e riversarsi ad Arcore in masse di ossibuchi.
Là dove un uovo alla cocque spiaccica il proprio tuorlo in una stuoia di pane e farina, mozziconi di carne umana strappata al sole africano camminano e camminano forti della loro debolezza. Se si trattasse di soldati li avremmo già sterminati, ma i civili no. Ma quant’è grande l’esercito del Papa? Chiese Stalin. E quello dell’islam? Chiedo io.
Tutti amici o anche mujahidin mandati dall’uomo nero in una casa bianca?
L’invincibile armata si sciolse al sole davanti all’Inghilterra, sole, si fa per dire. Noi ci friggiamo le patatine davanti al sole di Bruxelles che quando c’è una grana è colpa sua.
Noi facciamo le riforme e le diamo da mangiare ai pesci
Pesci che pisciano su
pesci che pescano
altri pesci e insieme
scappano
fuori dalla prigione
Dormono
insieme alle mogli dei poeti
e dei preti.
Scopano
e finiscono tutti in una rete tesa dalla
diarrea
di dichiarazioni di cordoglio per i maro’ che ridono al sole dell’India e corrono felici per i prati cantando “Loacker che bontà”. Oggi salta fuori che le pallottole che hanno ammazzato gl’indiani sono diverse da quelle dei maro’. Guarda un po’. E tre anni fa invece erano uguali?
Mi è cascato l’immigrato in testa. Non mi ha fatto male. Ma si è chiuso nel gabinetto proprio la mattina quando devo andare in ufficio.
E allora sempre sia lodato Magdi Cristiano Allam che sarà il prossimo Papa

Tu vo’ fa’ l’america’.


Meredith
Le motivazioni della cassazione
Della sentenza di assoluzione
“Improvvide manovre” della polizia
Che brucia i due computer
Della Knox e di Sollecito
Dico, due, non uno, due
Bruciano
Come sigarette
Per bruciare due computer basta un accendino?
Come si fa a bruciare due computer?
Basta un gesto “improvvido”?
Non ci sono colpevoli, solo un complice, condannato. Un nero, nero nero, che pensava che il rito abbreviato fosse solo un rito più corto. E scopre che è colpevole. Di se stesso.
Improvvide manovre. Improvvide manovre. La polizia uccide due volte, anche tre o quattro.
Bruciano le anime.
Dei colpevoli. E dell’uomo nero, quello libero, che manovra tutto.
Anzi, abbronzato.
Le povere vittime ora vogliono risarcimenti. E fanno appello alla corte di giustizia. Sì, perché la giustizia è uguale per tutti. E l’uomo nero ride. E ride e parla di clima. E va alle conferenze. I cittadini americani sono al di sopra di ogni sospetto. Lacrime di coccodrilli che suonano come campane a morto. Aerei militari che squassano funivie cariche di turisti. Tu vo’ fa’ l’america’.
Ma sei made in italì. E allora consolati con l’i-phone.
Una pioggia di alghe in faccia a milioni di coglioni che hanno gli occhi foderati di struzzo, mentre i maro’ vengono pensionati in India. Viva la ripresina. Da zerovirgola. E viva i lavoratori poveri. Finalmente anche da noi, dopo la globalisation.
Tutti felici su facebook.
Tutti allegri con l’i-phone
Tutti al mare, stesso mare, stesso sesso. Stessa droga.
Votiamo il prossimo bunga bunga. Per quello che conta. Una rondine nel pisello non fa prima vera. Farà una prima falsa. Farà, un’improvvida manovra.
Se un americano ammazza un frocio è omofobo o è il frocio che non doveva passare di lì?
Se un americano spaccia droga, è la droga che viene condannata?
Voglio essere americano. Salvo quando l’uomo bianco tira giù tre grattacieli con due aerei. Un filotto da maestro.
Lì magari no.
Pizza, sesso e mandolino. Fuori i petardi, dentro i minestroni. A mangiare coca cola. In un rito del gabinetto che assorbe la fantasia e ci dice che la tangente va pagata.

La fiasca di alcol macerato al limone ma adesso piovve sul salice piangente


L’infibulazione borsistica delle borse di Shangai
ci sfarfalleggia la Tasi che farà il funerale
degli occhi a mandorla così come è successo alla Stasi
tedesca e romagnola.

Onestamente la Merkel
me la scoperei.
A questo punto voterei Salvini
per essere sicuro
di avercelo duro
il che non è ovvio.
Santo Domingo è una spiaggia sul Nilo dove l’Eni ha trovato una scoreggia di gas non indifferente e a questo punto ci si chiede se i francesi e gli inglesi non bombarderanno anche l’Egitto per sottrarcela. Col rischio che arrivino tutti gli egiziani in barca a vela. Un copione Hollywodiano in cui manca Bruce che ride a crepapelle.
Bruce con la faccia nera
Ma nera nera
Anzi
un po’ abbronzata.
Chissà chi ha ucciso Meredith, sarà stato l’uomo nero, ma nero nero, anzi…
Beh, comunque.

L’artista è un bambino
che

si è tolto la corazza da guerriero per comunicare

con gli altri
bambini e farli
giocare e farli

morire

contenti

La tasca del delirio


Sono figlio di una marijuana che è piombata su centinaia di teste appese per le palle dai miliziani jihadisti sunniti ayatollah islamisti, insomma cabarettisti che non avevano pagato le royalties per i copyrights che avevano scaricato in streaming durante il ramadan bam bam.

Orde di lanzichenecchi incappucciati bruciano croci per strade liquide di sangue e pustole di pesti di puzzole uncinate da clave non più appese in mezzo alle spazzole delle donne che fanno harakiri in un mondo color del buio. Mi perdo nelle curve sensuali dello spazio tempo che ha tette tipo Angelina Jolie.

Dai suoi antri bollenti escono gocce di sangue che si perdono in laghi artificiali di reggiseni truccati e tacco dodici. Ponti a forma di passerelle dorate squarciano orizzonti di poesie estreme che insudiciano di merda secca occhi in lacrime di guerre sanguinolente.

Una tasca di delirio scivola sull’orizzonte insanguinato di mille cadaveri rossi. Annamaria non piangi a tua volta, il seno del pollo si scinde a ponente e mostra caverne di pettirossi agitati. Ma senza febbre.

Tacco a spillo


Sono figlio di una mandragola infausta che è piombata su centinaia di teste appese per le palle dai miliziani jihadisti sunniti ayatollah islamisti, insomma cabarettisti che non avevano pagato le royalties per i copyright che avevano scaricato in streaming durante il ramadan bam bam.
Orde di lanzichenecchi incappucciati bruciano croci per strade liquide di sangue e pustole di pesti di puzzole uncinate da clave non più appese in mezzo alle spazzole delle donne che fanno harakiri in un mondo color del buio. Mi perdo nelle curve sensuali dello spazio tempo che ha tette tipo Angelina Jolie.
Dai suoi antri bollenti escono gocce di sangue che si perdono in laghi artificiali di reggiseni truccati e tacco dodici. Ponti a forma di passerelle dorate squarciano orizzonti di poesie estreme che insudiciano di merda secca occhi in lacrime di guerre sanguinolente.
S

Cantando sotto la pioggia


Tredici moschettieri si rendono conto che la cavalcata delle Walkirie non avrà la meglio sulle orde dei Nibelunghi che in realtà sono un po’ corti dato che sono dei nani che vivono sottoterra, ma comunque, magari qualcosa di lungo ce l’avevano. Il fatto è che mi annoio e non vedo un purosangue da cui estrarre pepite d’oro. In fondo le stelle ce li avevano gli occhi? Sì. E allora usiamole come assi del gabinetto per quelle diarree fulminanti che si fermano con un po’ di limone. Ieri ho visto come si pesca nel mar dei Sargassi dove le pinne di leone depositano le loro uova per diventare anguille e tornare nei fiumi. Prima o poi si picchieranno le pinne sul tavolo per decidere quali bastioni rimescolano il brodo di triglia.
Nel vento della lupa però trovo la felicità di un bambino che piange lacrime vere come i minuti di tim. E corre felice per i prati di debiti disseminati dalla FAO che aiuta l’agricoltura sostenibile della Monsanto. In quanti pidocchi potremmo salvarci dalla temuta invasione delle cavallette di Blade Runner? L’importante non è morire, ma morire contenti. Questo diceva mio nonno, il saggio Tlin Tlan Tiè che si è schiacciato un dito sotto un bulldozer per dimostrare le proprietà curative di una crema che ha inventato lui. Potete trovarla sul suo blog. Insieme col suo dito.
Una risata a denti stretti. Una zolla di zucchero velato. Il fiume Stige sul quale trascorrono le ultime ore i condannati a morte insieme al sommo poeta se non sviene. Anguille di zucchero filato discendono dal cielo riempiendo le gole di ebrei affamati di manna. Da questo si evince come la storia dell’umanità sia fasulla e di come gli alieni ci abbiano modificati su un altro pianeta prima di impiantarci in questo.

Le palle di Cristo


Le palle di pelo barbuto si scornano con diversi livelli di sperma che muore dal ridere al sentore di una libellula matura e un poco coguara. Prendono quel treno, quello per Yuma che sbuffa sotto baffi grassi e un cappello arrugginito. Vanno a sedersi in una stiva ripiena di urla di pianto per non vedere la propria disperazione, ma come in ogni favola a lieto fine, scoprono che il re e la regina sono due trans in missione segreta per conto Terzi. Terzi è un barista di Cotogno che traffica lattine sporche tra gli Urali e il Vesuvio. Che fa il lavoro di basista di un centro internazionale di mujahidin terrorizzati dall’uso della violenza fisica. Essi lottano per un’unione fisica di gay musulmani e l’adozione dei figli dei talebani.
Sì perché è così che ci facciamo la guerra di pompini artificiali, luci sfavillanti nel cielo da cui sgorga una Madonna bionda in minigonna. E se la Madonna era una prostituta e Maddalena una quasi vergine? Gesù sarebbe stato un simpatico figlio di mignotta, uno che racconta un sacco di barzellette alla gente. Ti capita poi che te le prendono sul serio. E non è più riuscito a far credere che scherzava. Tipo.
Terzi nel frattempo è morto di cancro cranico con complicate complicazioni che in quanto tali sono complicate da spiegare. Poi tanto è morto e basta, quindi inutile capire se è stata colpa di un medico ignorante o no. Questa è la fattura, basta pagare e siamo tutti amici. Sì grazie, mandi la fattura alla moglie che io l’ho solo messo lì per caso, non sul serio. Condoglianze a quel povero cristo e anche a sua mamma.

Ma in fondo, perché?


Giro e rigiro in una fattura rigirata di metalli dorati in mezzo a due soli splendenti mi tolgo la faccia e la espongo in una pubblicità di Mc Donald. Così è più bella. Così è più figa. Quindi mi tolgo il cappello e mostro una faccia barbuta a torso nudo, depilato e tatuato con una bottiglia di ketchup. Che sorride con una faccia da schiaffi. Il nostro mostro quotidiano ci impone una battaglia per le patatine fritte che sguazzano nello sperma bollente.
È così che scende la rugiada sul mio cuore fallito. È così che urlano le capinere quando migrano da un pene all’altro e non riuniscono lo zucchero di un complimento con le pinne di un delfino che non serve a niente. Faccio la lavatrice.
È il bello di una rasatura perfetta. Che la lama possa fare un taglio perfetto sulla gola di uno scoiattolo e lasciare vivo un assassino. È il bello di un esperimento alieno su popolazioni di scimmie che ora esplorano lo spazio e cercano i loro creatori. Ma cos’è l’anima. È quello che siamo quando siamo ubriachi o fumati. Il resto è sterco di vacca. E va in paradiso in mezzo ai martiri di Inshallah (ma come diavolo si scrive?).
Quindi cosa dobbiamo fare oggi per guadagnarci il nostro pane quotidiano? Mangiare aria e respirare oggetti di metallo che ci guardano con il termometro in mano. Giocando a tressette col morto mentre cercano la cassa con il tesoro del pirata Filippo.
Un cane abbaia, il sipario si chiude, mentre la cagna giace al suolo in una pozza di sangue e nel fondo si sente l’ululare di un lupo di montagna che ha avuto il suo tributo.

Il grande spirito morde l’acqua


Lo spirito della santa sede fischia tra i rivoli dell’inferno. E butta le proprie scarpe rotte in mezzo alla gola profonda di un coro dell’antoniano che urla le proprie urla al ritmo di un tamburo col raffreddore. Sento una voce rauca dentro le mie corde vocali sotto un tetto di stronzi col riflusso acido.
Scende un’acqua azzurra e allora mi chiedo Perché ? perché le aquile volano di sbieco e noi camminiamo in un altro posto libero dalla fortuna e riempito di sfighe che ci fanno volare da un becco di canarino all’altro là dove volano le aquile, ma perché poi. Non si sa. Se si sapesse. Ma non si sa. E le parole sostituiscono i pensieri che colano da un barattolo di Nutella riempiendoci la bocca e lo stomaco di essenza divina.
Benzine liquide s’incendiano nei miei timpani che rimbombano di cerchi acustici sotto sottane di ricotta di pus di bubboni di peste. Divento una cozza liquida in un oceano di stucchi e cerbottane che usavamo quando eravamo piccoli per farci la guerra e crederci pirati di capitan uncino in un sogno che diventa realtà solo quando l’hai persa dietro lo schermo a cristalli liquidi. E diventi la cerbottana di qualcun altro.

Palla di Lardo


Una falcella si erge sul mare ripido in una forza ancestrale che prega i musulmani di farla tacere con un colpo secco di mezzaluna di cioccolato. Tutti è vita e tutto si avvita, gongolando in una sfera di cristallo open space rivitalizzata secondo norme antincendio.
Aspiro un desiderio e respiro pongo mentre spire di cioccolato assumono visioni di me. Una foto di cavallo pazzo s’incendia dentro di me e pretende di dirmi cos’è la depressione. Un giro di vite tra colleghi di sventura provoca un eccesso di risate a crepapalle che ci annoda le cravatte e ci strozza dentro un lavandino. Ecco perché mio nonno diceva sempre che le pappardelle possono avere effetti collaterali quindi leggere le istruzioni e le modalità d’uso.
Consideriamoci quindi che il Padre e il Figlio ci hanno generato e non creato della stessa sostanza del salame calabrese. Piccante e non salato. Ma bruciante al punto giusto. Quindi soldato Palla di Lardo, stai sull’attenti perché la prossima volta potrebbe toccare a te.
Sotto la gonna la capra campa, sopra la gonna la capra si fa una sega.

Cado facilmente


Cado. In un abisso lungo un’unghia di tartaruga. E vedo. Occhi brucianti in anime di argilla.
Lo spazio crea un vuoto e l’immaginazione lo riempie di sogni. Per quello mi ritrovo a giostrare con Tango intorno al deserto dei Tartari pelando una pastasciutta diafana. Anche Renzi dice questo. Renzi dice tutto. E l’Italicum lo dimostra come una patatina arrosto in mezzo a cunei poliformi di morti putrefatti al grasso di prosciutto cotto. Una patina di brillantina può organizzare gli avvenimenti intorno a Facebook, mentre Twitter aspetta la propria morte. M’interrogo sulla fine di un’anatra arrosto circondata da lupi affamati. Cioè, voglio dire, avrà abbastanza spermatozoi per raggiungere l’ovile?
Anche questa è una domanda a cui risponderà la meccanica quantistica nelle sue derivazioni apologetiche. Di conseguenza finiamo in scimmie che mangiano noccioline e si grattano le sopracciglia con trapani di consistenza allegra. Anche la Madonna mangia la yucca e allora, dopo aver saccheggiato le dispense di faraonesse e linci con la messa in piega mi ricordo che mio nonno mi diceva che la guerra porta fame e preghiere, ma mai tramonti di un rosso scarlatto.
Pieghiamoci senza spezzarci perché se ci spezziamo non serviamo più al sistema, ma bensì possiamo …. Boh.
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Una gonossera in minigonna


Un pene circolante vanifica sforzi di gabinetto eiaculanti in base al principio di probabilità di Thomas Jefferson di doctor House che invia stucchi di resina sintetica a carte geografiche fatte da google map. Perdio e per la madonna di un tricheco che nuota nelle acque della fogna di Calcutta, la più inquinata al mondo dopo l’acqua Perrier.
Da questo si evince che la cliniqua Montesquier ciuccia una banana con una cannuccia sifilitica e si rivolge a me con sorpresa chiedendosi perché la tosse non colpisce solo le canne di bambù ma anche le canne di marijuana. Ora, io dico e spero che una epidemia globale di gonossera non cambi l’idea che abbiamo del mondo, che in fondo anche le tossine di cannabis hanno il diritto d’incazzarsi a modo loro come le formiche di un tempo lontano e non sospetto. Poi il tempo è relativo allo spazio che è curvo come la gobba di Andreotti. Chissà se Einstein lo conosceva. Sicuramente sì. Altrimenti il Nobel mica lo vinceva.
Consideriamo che il digiuno di un Mastrocarno non influenza la banca dati php ma non è grave, in fondo anche noi troviamo porci in filosofia e non badiamo alle tangenti di un Expo 2000 che inaugura il secolo dell’alimentazione per quelli che non possono permettersela. Anceh la mafia vuole la sua parte in un progetto faraonico e divino al quale anche Obama non potrà che inchinarsi e quindi andiamo a casa per respirare un boccone di libertà superiore a quella che respiriamo nelle nostre gabbie elettroniche fatte per ombre di umani o per trasformare umani in ombra elettrica.
Mi gratto la pancia e erutto una penna che avevo rubato a un poliziotto durante la pennichella dopopranzo. Chiudo gli occhi e penso di morire per un po’, un attimo almeno. Un mattino di settembre.