Il salto del saltimbocca


Imbocco la strada della generosità e mi piego all’agenzia delle entrate per mendicare un tozzo di pane raffermo davanti alla chiesa della scienza medica. Mangio un panino di staminali condite con sperma di tricheco cieco. Sa di Nutella. Ma con un’aggiunta di fragola e panna. Resto incinta e mi dirigo verso la posta prioritaria per raccomandarmi a Dio non appena tornerà a Fatima per un incontro ravvicinato, molto ravvicinato: peloso.
Prego lo Zio Dio di darmi il pane quotidiano con la marmellata di prugne della nonna Elvira. Sorrido adiacentemente a un lupo di marmo di Carrara che arriva ultimo alla gara di pallavolo della sezione uno della scuola di addestramento lupi mannari. Ma applaudo festosamente mostrando i padiglioni e suonando una sinfonia Patetica modificata geneticamente con Staminali di Stamina e di Gramigna al pesto.
Una chiesa informa i fedeli del cambio della guardia al governo delle lucciole. Abbiamo cambiato la legge elettorale. Quindi i sudditi saranno contenti. Ma non abbiamo cambiato le nostre remunerazioni. Quindi i sudditi saranno contenti. E anche noi. Poi cambieremo il Senato e faremo un giro delle poltrone e le chiameremo le Grandi Riforme dei saltimbocca. E ci faremo un bourbon alla senape e brinderemo in onore di pecore e cavalli.

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Due galli d’oro alla visita del re


Cioccolatini feroci si azzannano per una panna di strutto di pecora. Mi ungo insieme al filo della conversazione per ottenere un punteggio alto nel gioco della vita anche se so che tutto dipenderà dalla fortuna. Grazie Allah per la posta elettronica e grazie Odino per le Sfrappole di Carnevale, ma soprattutto grazie Gesù per le ragadi al ragù.
Un treno in corsa mi bacia nelle gambe in fondo alle cosce di pollo per facilitare l’ingresso di un tacchino che progetta un attentato al dinosauro passando per il buco della serratura intestinale. Scopre così un giardino botanico di verdura grigiastra che serve al cuoco per sturare il naso dell’economia e dare a Letta un passaggio collaterale nella neve delle Alpi svizzere per raggiungere Schumacher in coma etilico.
Spalanco la casa di Hansel e Gretel per abbuffarmi di orchi al cioccolato e oro zecchino finché la coda del topo bianco non mi porterà nel casino incantato per imbiancarmi di meraviglie multicolor a effetti stellari e la crisi non sarà che un ricordo nel sacco della spazzatura del colon.

Un dolore lancinante di pasta al pomodoro.


Mi riempio di pasta a pieni polmoni. Un grande respiro mi porta ad Alpha Centauri alla velocità del pensiero. Se penso troppo viaggio per l’universo su una cavalletta epilettica. Una versione beta del mio cervello mi farebbe comodo per testare sogni e universi mentre la cavalcata delle Valkirie canta un’ode a Amadeus che piange nel letto di morte per un Requiem erotico dedicato a sua nonna.
Con Enrico raccatto la spazzatura delle stelle e prego in ginocchio un intestino crasso di montarmi la panna sulla fronte una volta che uscirò da questa storia in posizione supina. Buon compleanno Murphy. Sulla stella d’autunno intingi il tuo marchio tra sangue di donna e fuliggine d’amore che entra spalancando la finestra sul mattino umido e caldo. Dopo una notte di urla e orgasmi ti accasci alla radice delle tue pene per bere il brodo di Frodo che fa ancora le fusa strusciandosi al tuo mantello di pelle.
Godo di una sinfonia di stelle e dirigo l’orchestra di spasmi epilettici di giovani giovenche in abito da sera in cerca di un flauto armato di succo di mela da bere per aperitivo.
Spritz!

Nella faccia del delirio


Una faccia si gira dall’altra parte mentre i miei sogni spariscono nella nebbia della mattina che con l’avorio in bocca impone ai fantasmi della notte di uscire dalla finestra e li sostituisce con altri di un mondo legato alla terra. Tra piccioni e pipistrelli vestiti da festa in maschera ammazziamo la rustica comodità di un letto caldo con quella pungente di vento gelido e camminiamo tra polveri pesanti e camion autostradali tra pezzi di piombo e panifici che vendono quello che hanno prodotto durante la notte.
Un cane guaisce e un barbone perisce nel cammino verso il posto di lavoro. Insieme a una vecchietta incipiente che mostra al nipote come il cane fa i suoi bisogni e i piccioni mangiano le briciole e la riproduzione si rimescola insieme alle cipolle del soffritto in un brodo primordiale tra galassie che stanno sparendo come i fantasmi della notte nella nebbia mattutina che ha l’oro in bocca e il piombo nei polmoni.
È così che libero la mia immaginazione tra le budella terrene e propongo l’utopia del delirio a lestofanti mugnai e lesbiche androidi di generazioni di tessuti adiacenti che si coprono con coperte della nuova e vecchia Zelanda sognando un osceno pacifico che muggisce onde scatenate e ricopre gli atolli di atomi di pastafrolla meneghina.
Prego. Avanti tu che io non posso.

Una tunica argentata troppo corta


Una galera di gnocchi alla panna si stappa una coppa di champagne per festeggiare la bottiglia di rospi che grondano saliva al salutare una manna di stronzi che viaggiano su aerei di Stato. Una Stamina viene processata e condannata al pubblico ludibrio per motivi spastici. Mi muovo tra plastiche di manna plastificata e pubblico un Convivio al bar dello Sport.
Pranziamo con le Erinni per una notte di stelle con Medusa e le sue amiche del giaguaro.
Ardea vola in elicottero per una notte d’amore estremo sui monti del Kilimangiaro, ma al momento dell’orgasmo precipita su una libellula che sta partorendo, la quale pensa che sia un meteorite urlante.
Aldavio si scusa per essersi presentato in ritardo alla finale di coppa campioni e aver fatto perdere la propria squadra con un autogol, ma una litigata con la moglie dell’ultimo minuto gli ha fatto perdere le mutande portafortuna senza le quali non può giocare. Le mutande le aveva mangiate il cane. Dopodiché Aldavio diventerà un postino precario.
Voterò nell’urna in cui Dio ha il raffreddore così non mi vede. Voterò per la formazione che fa meglio i propri interessi. Voterò per la fata turchina se mi dice che rottamerà SENZA mettere nessuno al loro posto. E poi voterò per chi farà sparire la fata turchina.

Il presidente felice


Piersilvio si mangia un piatto di tagliatelle alla puttanesca ripensando alla domenica di sesso sportivo sulle sue reti da pesca di triglie televisive. Uno stupro punitivo di capre indiane si allinea con la visione di una democrazia diretta alla famiglia di pescatori uccisi dai pirati malesi. Ci masturbiamo sul treno dell’italicum che collega Arcore con piazza Fontana e Emilio Fede con la femmina rubacuori del grande fratello della sorella della zia di mio nonno.
Mi succhio un pollice e guido felice nella poltiglia della fantasia mentre un leopardo in doppiopetto riforma il senato e gli italiani in bolletta osservano con orgoglio le psicoseghe di squali che aspettano con rassegnazione l’assalto alla cittadella. Se non hanno pane dategli lasagne, urlò la presidente della Camera alla folla di sedimenti ruttati da un vulcano in calore. Ancora oggi festeggiamo i resti lasciati dai cani affamati che risposero all’appello.

E mi dipingo di blu


E mi sciolgo in una legge elettorale che definisce i limiti dell’assalto alla diligenza. Sacchi di patate vengono messi a dirigere Messe cantate e fiumi di oro liquido e sangue di libertà persa in chiacchiere sul debito fantasma. Un veliero pirata nella notte si aggira furtivo e sagace e libera dalla prua alghe verdi di virus informatico spia. Tra un doppio maggioritario e un ballottaggio di tette del presidente baffuto scommetto che anche il Senato si berrà un the per non morire. Dipingo la faccia di Renzi e mi masturbo davanti a quella di Berlusconi e prego Allah che il netturbino spazzi bene i rifiuti della Repubblica, prima, seconda e anche terza, poi ingraniamo la quarta, ma elettrica.
Giochiamo in un orgasmo tra papa Francesco e i grillini che restituiscono il frutto del loro lavoro, ma quale lavoro? M’impicco nello Ior che parla con una bancarotta fraudolenta e lascio che la SantaChe peschi nel mio lago di struzzi e capinere disinformate. Ave Cesare per la Dora Maltese in un accostaggio forzato nel mar delle sardine sorde che navigano nelle riforme parlamentari senza affogare ma lanciando un urlo disperato che gli elettori sordi non raccolgono e così i Maro’ moriranno. All’interno di una pena capitale che scarica elettricità vengono accusati di un pirataggio dei pirati maltesi e giustiziati con una escort indiana dopo due anni di kamasutra sfrenato in cima alla torre di Pisa.

La santità di un pollo


Una nebbia sfumata di grigio rosato ammanta la triste storia della principessa sul pisello. Costretta a dormire tutta la notte su un uccello alato che l’ha portata alla disgrazia di una carretta tristemente tirata da una asino. Tutto cominciò quando la finanza le trovò un paio di miliardi di euro evasi al fisco. Non servì usare il proprio corpo come tangente dato che alla finanza sono tutti gay. Ma qualche bisex ne approfittò. Tutto finì in una montagna di pannolini sporchi imbevuti di coca cola. La cosa più carina furono le sirene della polizia che si videro un video porno un po’ trash ma con la coda fra le gambe.
Il tutto cresce e s’imbeve di birra sporca e gronda di fermenti lattici vivi come piante di alloro per la gioia di imperatori di ragù e bidoni della spazzatura dove un pollo squatta una casa di bambole per covare uova d’oro e auto colorate di spermatozoi cannati.

Una gatta in calore


Una gatta fumante genera salive di fuliggine dorata.
120 sfumature di sesso sadomaso si leccano le orecchie e mangiano cipolle.
Grandi ali scendono sui cieli di strutto e macinano grumi di sollazzo con piacere orgasmico.
In questo contesto navigo in acque bagnate di umori vaginali dove Asia si tocca allo specchio della sua anima eccitato e pronto all’eresia di un’Ave Maria;
Dio guarda sfumatamente e rompe una tazza di marmo in una zumba sensuale che finisce in un coito sotterraneo.
Mandela guarda dall’alto della sua santità.
Tu nuoti nella melma della crisi d’identità del pollo. Perché sei un brodo di pollo alla mensa del re.

Il dipinto varesotto


Mi fa male il calcagno e soffio su un fiammifero acceso per farmi passare il mal di testa e il senso di fallimento che frana dalla montagna come un rotolo di carta igienica. La luce negli occhi di persone coraggiose si accende in una stanza poco illuminata da neon digitalizzati che restano sospesi in una nuvola di cazzate spaventose e risvegliano il sonno di un letargo orsante nel budello di una capra.
Il giudizio di un tonno si unisce al delirio di una vacca boia. E insieme costituiscono l’allegra brigata di ministri della Repubblica degli asparagi consenzienti. Al fine di arginare la diga e impedire l’assalto alla cittadella dorata in tungsteno cinese. Sabbie rare si spargono nel nostro respiro ansimante e viaggiano su treni di paglia fritta da dove il Commodoro si sollazza la frutta del glande spremendo e vaporando.
Una nera capinera mangia aglio crudo per riparare i denti persi da una cornacchia di pastafrolla gaudente. Mi impicco alla sedia in una sera di pan di stelle e rido al pensiero di una zia stanca che trova i nipoti nei banconi di frutta del supermercato e li compra insieme allo spermatozoo di balena per il vecchio gallo di casamatta che in una croce uncinata si sforza di espellere i pallini di sterco dalla catena dell’acqua calda.
Una preghiera rivolgo ai governanti e ai governati, che si facciano badare dalle struzze australiane per fare una finanziaria col portafoglio in mano che viene diretta alle utenze sparviere per recuperare qualche briciolo di anima putrefatta e continuare a nutrire i vampiri.

Il poeta delle eresie


Sorvola una preghiera di zolfo. Una grande intesa tra il Paradiso e l’Inferno permetterà a Dio di governare ancora sulla crisi planetaria che ha causato lui stesso a forza di sputi al tetano. Rosalia 58 anni si masturba davanti ad una garza e a sei cerotti bianchi col ditale della nonna ma non riesce a venire perché deve fare pipì.
Il partito del KK si contorce i muscoli facciali e le budella attorcigliate attorno all’intestino tenue che sorride tenuamente e tenuamente si irrigidisce per spiegare a Budda che le tagliatelle al ragù non le possono fare i monaci altrimenti a lui gli sparisce la flora e la fauna zoologica.
Perciò Luana decide di diventare ministro della repubblica della banana split, un po’ come giocare a bocce col morto, tra una capinera guasta e una fronda di lumache e fa l’amore con il marito così come l’ha sempre fatto, mentre lava i piatti a luci soffuse con la musica della lavastoviglie sul fondo e otto orgasmi di fila. È l’unico modo per riuscire a dormire per una notte senza sognare Dio che esplode di burro e panna.
Marco si gratta le unghie e fila sul tordo di una noce moscata bevendo un succo di flanella nella morte rapida di un dipinto variopinto.

I promessi sposi


Un carro di deliri si sposta nelle morti nere della peste bubbonica mentre i promessi sposi si baciano in un alone di luna bianca. Nella distruzione del potere si muovono anime di vita che mandano lettere di senso a babbo natale per chiedere un prestito per la casa. All’interno della servitù della gleba muoiono le zanzare del coltivatore diretto che si ostina a zappare una terra arida cotta dal sole d’agosto. Mi allarmo per una viticoltura che piega i chicchi davanti al trattore laser per giocare con i bambini dell’asilo in visita alla fattoria.
Dolcemente il sole risorge dopo la pioggia e accarezza i crani dissepolti per farli evaporare alla luce dell’amore. Phandertal si muove grottesco e grosso azzannando i resti putrefatti delle iene e si guarda intorno guardingo per evitare i guardiani del potere. Cerca di costruire una vecchia pistola con i resti di lattine di coca cola imbevute di cioccolato fondente. Bagna di escrementi aciduli al limone il sentiero verso casa in un vecchio edificio di anidride carbonica solitaria.
Cerca di non tornare dai suoi piccoli a mani completamente vuote ma ride davanti a uno specchio in perfette condizioni che gli dice che non è più in giacca e cravatta e che l’informatica non serve più a niente. Un airone telecomandato lo vede e gli spara. Dopo poco un altro ex collega passa e lo porta via per mangiarlo insieme ai conigli che ha catturato nella riserva di saliva galleggiante.
Un paparazzo immortala la scena e scrive un articolo al prosciutto cotto per la gioia delle adolescenti del potere che giocano con i trucchi dei Pazzi alla riscossa.

Eresia di un pipistrello


Le ali di un pipistrello svolazzano su una farfalla in calore. Misuro la febbre della Matrix e la temperatura fonde la barriera del suono mentre Rossella gioca a roulette e sbava su caccole di prosciutto vergine.
Considerando le caramelle cadenti nella notte delle stelle aggiungendo il gerundio condizionale in una mossa di judo cretino.
Il campo da calcio si estende al di là delle aspettative solitarie e costituisce un’immersione in piscina tra foche partorienti che guardano il concerto di Justin Bibier.
Una foca cornuta masturba le corna di un cervo volante mentre le palpebre di un lettore si chiudono in un solenne Ave Maria.
Un canto si leva nel carro funebre e colora di giallo la corona di spose sorridenti.
Scivolano sulla passerella di sangue di lucertola e si seppelliscono in una fossa comune.
Il forestiero chiede l’ora a un tombarolo e viaggia alla velocità della luce per illuminare la strada verso il paradiso. Seconda pozza a sinistra dopo l’inferno.
pipistrello
farfalla

Me olvidaras


Un giorno saremo insieme a Barcellona e poi mi dimenticherai. Perché sei troia. E io coglione. Ma non ci farò una canzone. Ci farò una sega. E magari più d’una. E entrerai nel libro dei guinness. La ex a cui sono state dedicate più sedute autogestite.
Mi dimenticherai. Ma io non sono un pentolone bollito di escrementi di scarafaggio. Io sono qualcosa di più sottile. Io sono un paio di occhiali che si scioglie in una lava gelida di pesci lessi che cantano in coro una canzone lucida in stato post vegetativo da assunzione di stupefacenti. I Pesci Liquidi, si chiamano. Siamo una combriccola da bar. Una band posticcia come una parrucca su un cervo con le vene varicose. Di giorno suoniamo il clavicembalo e di notte non ci caga nessuno. Ma noi siamo convinti di essere grandi palcoscenici dove prima o poi suoneranno i falò delle vanità.
E costruiremo dighe di spermatozoi accumulatisi negli anni dalle radici degli alberi. E pagheremo le tasse a Tarzan. Noi insieme ai coleotteri di Odissea 2001 marceremo su Marte e instaureremo la dittatura liquida. Nel senso che oltre a suonare il clavicembalo berremo coca cola e ci laveremo con le mascelle di tricheco in polvere adiacentemente. Sii felice lettrice di balocchi stronzi. No, non sono volgare. Sono vero. Sono un microfono che scivola sulla spiaggia della fantasia e dà voce ai tuoi pensieri turpi. Quelli colorati di pece puzzolente. Quelli che il fango pregherebbe di tenere lontani da lui per non sporcarsi.
Il caso magnifica la fonte della vita finché il delirio non prenderà il sopravvento. E il delirio rivolterà il potere come il cacio sui maccheroni. Come la trippa sullo strutto di maiale. Come la vacca sul toro da monta.
Come cazzo finisce? Boh, per ora finisce e basta. Ciao.

Mastico ruggine di seta nera


Un’aria profonda rialza la cresta in una fuliggine sensuale che sale al cielo dalla vulva di un caminetto acceso che brucia vizioso.
Seducentemente mi avvicino. Una gatta maliziosa mi guarda e geme con lo sguardo. Mi lascio avvinghiare dalle sue parole oneste. E una cartolina miliardaria appesa ad un quadro mi avverte della pericolante scala a chiocciola dei suoi pensieri. Eri una cara micetta, pensai dopo lo sparo.
Eccomi al porto a pensare ai miei pensieri in un fiume di desideri che pescano allegri banchi di salsicce di grasso di liposuzione acerba. Siamo in una fase beta della nostra vita caro bullone che mi leggi. E nella tua testa svitata s’insinuano pensieri cornuti. E tu sei contento di somministrare alla tua pisella il nerbo aitante di un muschio agitato che ti agita i sogni e ti fa vedere la verità.
La verità fa male. La verità non si dice mai. Perché bisogna vivere col senso di colpa di non dirla. Così si crea la paura. Così si crea il potere. La verità è un clistere di fieno messo a maggese e ruttato fuori con il mosto dell’uva marcia.
Mangia la carota. E vai a dormire.

Il bagno del toporagno


Nella tundra di un semi pazzo urlante mi libero della vulva capillare e rintuzzo gli attacchi di un sedicente gigolo. Cotasti mio caro, cotasti e calmati da quella bava altisonante che fruga negli artigli di un corvo le tempeste di colla che si attaccano alle mascelle di un conte della montagna incantata per fare magie ricurvo su un ramo secco nella notte dei tempi. Mi masturbo nella segola di una pianta argentata ricca di gemme e di escrementi di toporagno con l’alito fetido. Un rombo di aeroplano stellare distrugge le emozioni di un orgasmo a cinque stelle per portare in parlamento un barboncino seguito da mille sgombri.
È così che fumo una sigaretta di cavolfiore: per immaginarmi la protuberanza di un bosone sanguinario in mezzo a genti in mezzo al traffico che pensa a come fare sesso con la diga di un frutto di bosco balsamico in padella. È così che ritiro l’arrosto dal forno. Con barbabietole ridenti e giocose che gli danzano intorno per sedurlo e canzonarlo. Il salvagente di un popolo non si misura in monete di bisonte polare. Ma con la luce degli occhi che sprizzano sperma in mezzo alla folla vetusta.
Ecco come fare la rivoluzione. Basta che la non violenza diventi una forma di pazzia e liberi le corde del cemento armato che lega le fronti insieme a una vocale e una consonante. Nel muto silenzio ascoltiamo il suono di Dio in amore. Che ingravida anime di fumo in forno a preghiere che si levano alte e poi cadono tra gridolini soddisfatti.

Rose e cavolfiori bagnano la stagione delle castagne infuocate


Una patatina fritta a colazione. Questo il menù di oggi al ristorante millefiori d’autunno in fiore. Per melanconizzare un prato fiorito devo spurgare una violenza mistica che uccide Dio. Non ho remore. Né rimpianti. È un atto dovuto. Da tempo immemorabbbile. Iscriviamolo nel registro dei morti e sepolti. E partecipiamo al nostro funerale.
Sopra la merda nascon le rose sopra l’oro non nasce niente. Balle ma dette molto bene. Mi rigiro nel letto in cambio di una favola trans. Per potare l’occhio al pino maleodorante. Ma con un odore di rosa ammuffita tra le tegole di una stalla. Duccio mi ricorda che devo comprare l’eroina dai talebani che hanno prestato un po’ di soldi alle banche americane. La produzione di papavero in Afghanistan è aumentata del 50%, guarda un po’. E pensare che i talebani volevano eliminarla, quindi li hanno bombardati. Ed ora è un paese emergente.
Il signor Attilio Bergonzoni si stura il naso per migliorare il suo stato di salute generale e chiacchiera con l’otorino del più e del menopausa. Per una questione androgina anche i testicoli montano nella laringe e bagnano l’esofago dando una strizzatina al fegato, alla bisogna, finché non fanno una sega all’intestino e vengono a lubrificare le gonadi di Ulisse.
Monadina 54 anni, si masturba davanti alla televisione mentre trasmettono Chocolat con Jonny Depp. Non viene bene come al solito. Depp non è il suo preferito. La prossima volta proverà con Matteo Renzi.