Una troika di salami al formaggio s’imbizzarrisce al richiamo di una sottana sfuggente. Un microscopico anello latente s’intrufola nell’orifizio sacro e masturba un ganglio intestinale. Mario s’incendia in un atto di sodomia fecale seduto sul gabinetto del suo monolocale decadente in cui la toilette si trova tra il forno e il frigorifero. Deve girare un film come attore principale. Quando si presenta sul set è eccitatissimo e non vede l’ora di girare la scena di sesso omosessuale. Chiede al regista il massimo del realismo. E ottiene soddisfazione. Solo che l’altro attore non è gay. Mario esce ancora più eccitato e va in bagno e si fa la scopa.
Anais gira in mutande e senza reggiseno per casa. Da una stanza all’altra e semina feromoni tra le formiche che cominciano a girare vorticosamente tra le crepe dei muri di un appartamento bohèmien che dà sul parvis de St Gilles dove circolano struzzi mutanti che fumano sigari elettronici marcati Coca Cola. Un siero di latte viene spruzzato mentre fa l’amore con una coppia di coniugi che cercano giovani studentesse a pagamento per colmare il vuoto matrimoniale.
Un giro dell’oca si appropria delle mie emozioni che girano a velocità stroboscopica lasciando che un maiale su due zampe paghi il conto del ristorante lasciando una mancia miliardaria. Chiamo il racconto della spirale del minotauro ma nessuno risponde e vaneggio per la strada deserta alla ricerca del sacro Graal. Metto il piede nell’unico tombino senza coperchio e scendo nelle immensità degli inferi inseguito da una barzelletta su S. Pietro. Il cavallo non ci sta Flamenco. Il cavallo è sparito Flamenco caro. Il cavallo è morto nell’ombra di un ulivo senza lasciare tracce di sperma ma ha pisciato sulla Croce e ora vuole governare il mondo dall’alto di una cruna dell’ago diversamente abile.
Archivio mensile:settembre 2013
Un cancro animale
Metto nella testa una pallottola spuntata mentre mi gratto il naso con il sedere di una mucca e stappo champagne per la doccia dei girini che cascano a pioggia.
Designo un piede di maiale alla rappresentazione della Ciociara in lingua armena. Pongo in alto il mio vassoio di spermatozoi per offrirne al dio della pioggia.
Enrico a 35 anni era pagato per masturbarsi nella panetteria dello zio, la più famosa della città, insieme ad altri due amici che stavano per sparare a casaccio sui sacchi di farina aperti. Si chiamava Pane Speciale che andava a ruba tra le donne. Quella notte era la notte di Maiale in cui Babbo Maiale distribuisce mortadelle e prosciutti ai bambini coglioni.
Pandora si guarda la tele e fa l’amore con il marito dopo avere pianto e urlato e aver capito che non può fare altro che perdonarlo, almeno per questa volta, perché lo ama troppo per non farlo.
Sergio e Monica si baciano sotto un albero di ulivi per festeggiare la loro passione affinché duri per sempre. Due cani li guardano e si accoppiano.
Pappardelle in calore
Una sirena di pappardelle al cemento si suona una corteccia nasale superando le vanità di un tempo lontano perso nella poesia dei fiori di uranio impoverito dalla crisi. Mentre l’Iran appoggia la proposta di massaggiare la schiena ad un negro che ritorna in una casa bianco lattice. Che sa di preservativo. Singulti di pianto arrivano dalla guerra in Siria mentre roghi di streghe vengono costruiti in tutto il medio oriente e ammazzano la realtà con le esplosioni di vene varicose.
Un guerriero in uniforme nera da beduino si aggira come un ninja tra le rovine di un chiostro da cui sgorgano zampilli di sangue fresco. Ha sete. Se beve un tè di rose ammazzate di fresco. E una zuppa di midolli spinali. Anime abbondanti in questo periodo, pensa. E si macera le palle masturbandosi in un campo di macerie coniugali.
Soffriggo la rosa viscosa per arrivare ad un orgasmo di pollo in mutande. L’emozione mi esplode e il divaricamento mi sovrasta. Mentre l’epicentro della cometa non tocca più il cuore della mia vita e mi fa soffrire di solitudine. Faccio il test alcolico per rendermi conto che squilla il telefono e un caffè potrebbe salvarmi dall’infarto di una macedonia in calore.
Una sifilide subaquea
Mi spengo in un cerino di pastasciutta mentre mi godo un fine settimana in costa azzurra sotto il sole dei Caraibi. Un incesto si riempie per annaffiare i fiori di bambagia grigia color frutta. M’infilo una sciarpa mentre accarezzo la barba di un bambino. E svengo spennando un pollo da preparare a festa. Quando mi guardo intorno vedo solo corteccia di quercia invecchiata a 90° e uno spazio di diverse piaghe siderali. E allora mi chiedo se valeva la pena di friggere il presidente.
Alla luce del bollettino fiscale di cento lire rifletto la mia immagine e somiglianza con quella di un cervo senza corna e in fondo ci assomigliamo molto ma non troppo, ma abbastanza. Volendo possiamo anche ragionare sulla mancanza di salsedine di mucca, ma in fondo basta seguire il ragionamento per ritrovarsi in alta montagna a sciare su nuvole di grigioperla.
Sempre seguendo il ragionamento il sommergibile Ponasso gode di un orgasmo subacqueo con la tipica Ursula Strozzapreti che vaga nei meandri del polo nord allattando di bianco le profondità sottomarine.
Normalmente preferirei morire di noia piuttosto che lavorare al freddo, ma una musica metallica frastuona timpani e neuroni e fa impazzire il pancreas per un ballo di tori impazziti.
La lirica di un midollo osseo
Una zona di incesto fangosa si allarga a macchia di sperma incontinente. Libellula osserva disincantata il cielo che si trasforma in pterodattilo e gioca con una bambola di carta gonfiabile. Le nuvole si accorciano e s’inseguono.
Libellula si mangia la bambola e si gonfia come un pallone. Finché non scoppia di febbre giallo ocra. E l’acido di stomaco rimonta alla radice del pene. Un uomo che guarda col binocolo la scena prega la croce per la salvezza della chiesa e la venuta rapida (eiaculazione precoce) di Dio.
Prima che l’incontinenza riempia fiumi e laghi di riso al pollo cinese. La dimensione unificante agglomera la spiaggia di Cristo che pesca le anime sul fiume della morte aspettando di veder passare il cadavere di Satana, ma finora non è ancora passato niente. A parte un gruppo di libellule in cerca della porta della quinta dimensione. Ho detto la verità vostro onore e non posso spiegarla ad altro dio al di sopra di me. Richiedete un saldo per la gonna del vostro paese per aspirare la luce delle vostre saponette. Tutta la verità, solo la verità, sempre la verità, nient’altro. Lo giuro. Sui miei figli. E nipoti. Sono innocente.
Una rocca a strapiombo si erge sulla libellula per pitturare un quadro astratto che rappresenta il rombo di un motore a reazione nucleare. Polifemo getta qualche sasso giù per la strada ma gli è scesa la cataratta e deve soffiarsi il naso. Anche lui soffre di sinusite.
La masturbazione di un sacco di farina
Il livello alcolico di un’astronave vagante per cieli e per mari si fonde con la cometa di Halley e piange un delirio in forma di flauto di Pan. Mescolando le parole e aggiungendo zucchero e burro ottengo una massa informe di patate dolci e mielose che godono all’orgasmo latente di una molecola di cipria. Il desiderio in tutte le sue forme violenta la fame nel mondo.
Una fame fatta di zucchero a velo. Una dolce espressione di rabarbaro alla frutta. Un liquore che scende nel ventre della madre e scoppia in mille scintille. Yvonne mi guarda languidamente e misura le fattezze di una statua di bronzo scolpita nei suoi occhi di metallo che riflette la vita non vissuta.
Due lacrime le colano dagli occhi vitrei mentre la morte attende pazientemente in sala d’aspetto. I medici guardano un processo di pietrificazione in atto senza poter fare niente. Un silenzio di musica techno si sparge e le anime dei morti cantano e ballano discretamente in un ospedale che ospita lucertole e camaleonti in camici azzurri. Tutto senza verità e senza un pallone aerostatico che attraversi il sistema solare e raggiunga l’astronave nel suo delirio alcolico.
Uno sciame di vespe si gode lo spettacolo dall’ultimo piano del loro ufficio insieme a coleotteri che bevono champagne e ballano il cha-cha-cha.
L’azione è nella pallottola
Stasera il sole brilla e la luna taglia un prosciutto con i denti aguzzi di una scopa piatta. Pupattola pupattola che spazzola usi per tagliarti il codino? Un Ciappo papetta cara. Un ciappo a rotazione inversa che suona come una campana a schioppo. Grazie banana per tutta la cirrosi epatica che ci tramandi da secoli di generazioni generazionali. Il fondo è chiuso con un tappo e un cilindro si spegne una sigaretta sul cilindro. Mi spiego? È tramite una fontana che il cavallo di diodi si decide a surfare sulle biciclette. Intanto un pianeta di stronfi non collige in rotta con il mare.
Per quello che il cellulare si rotola a rotoli che spengono le maglie di Giulipittola dentro al reggiseno. In carrozza signori e vedove defunte, prendiamoci per mano e tocchiamo la scatola di polvere sistemata sulle grucce.
Abalé, abale, abalé sporco giacimento sull’imene gloriosa, finché una geometria adiacente la soffoca col cuscino di dinamite.
Chiudo gli occhi e decido di mantenere per me il segreto dell’ingrediente sulfureo. Perché solo peti sono. Solo peti. Mi spengo in una bolla di cloruro di metallo. E prego nel risarcimento di un nobile interramento. Mentre guardo la luna lontano
Cazzo!
Una furia di larghe vedute si ere in piedi sulle suole delle scarpe e per provare la propria sessualità si allunga le orecchie infilandosele nella vagina. Ritaglio il groppo in gola al ritmo forsennato di un sintetizzatore di musica gotica che mi fa vibrare le gengive e rivoltare lo stomaco. Desidero la pace nel mondo e lo stomaco pieno. Sorrido mentre preparo un’insalata di moscerini spremuti al limone. Una cena di oli essenziali evapora in presenza di un mistico che canta le lodi del signor Mario in un’epoca storica che sfugge al mio palato.
Olga si preoccupava della salute di suo marito e mentre gli faceva un pompino pregava la Madonna di restare incinta. In una singola orazione Olga riuscì a compiere il miracolo e ad ingravidare il marito. Comunque furono due gemelli.
Un’ultima zolla di terra sconvolge i miei neuroni e ludicamente ne proietta l’ologramma in cielo. In un ballo tecno di gabbiani acidi si sconvolge il ritmo della natura immonda di un pazzo che saltava fuori dalla finestra pregando di essere morto e dimenticandosi di essere al primo piano.
Una risata stridula accompagna Minea durante l’amplesso con il suo cuginetto che teneva in braccio da piccola.
Sulla sua testa un’aureola la santifica e ne benedice la posizione seduta.
Nell’aureola di un pompino a denti stretti Mariella si sturava il lobo di un orecchio senza mangiare la carne al sangue ma solo bevendo spruzzi di gengive liquide. Un atomo sfuggente la colpì al cervello un attimo prima del big bang e morì lasciando il povero Meo in balia di una morta. Dedico questo canto alla zolla di terra della prostituta che lo occupa durante le ore di lavoro per coltivare pomodori al dente.
Dentro questa casa si libera il fiato di una mucca sventrata da mille mosche e una porta cigola con violenza misurata cantando l’inno del vento di primavera e non castigando il seme dell’uomo.
Sogno di una notte d’inizio inverno
Un tipico liquore instilla nella gola profonda una tempesta di rose e voga in direzione del porto di Marittima Mare per portare un carico di posta meccanica e orde di amazzoni a conquistarlo. Il gesto di pazzia di una matrona romana prende di sorpresa un branco di cagne affamate e le fa fuggire ma senza cancellare la memoria genetica così la discendente Gretrude ha sempre paura dei fari, terrore proprio. Urlava sempre da piccola svegliandosi di notte con il sogno di un faro.
Restava lì in vestaglia da notte rannicchiata contro la testiera del letto nell’angolo della parete e non c’era verso di smoverla. Finché gli occhi non le si chiudevano da soli dalla stanchezza quando oramai faceva mattina e il gallo cantava. Con la luce si sentiva più sicura. Una strega cattiva non le lasciava mai bere la scorza d’uovo e la obbligava a latte e cioccolato. E la strega cattiva la rimproverava quando la beccava azzannare bistecche crude. Lei voleva il sangue.
Quel sangue che si è visto scorrere giù per il faro che era quello della sua giugulare tranciata da una coltellata di un fidanzato che era venuto a salvarla dalle cagne cattive
Credo che il colera possa essere una buona filosofia di vita
Una bufala assatanata si lascia colare per lo scarico del waxter senza aprire bocca e scivola via senza lasciare traccia di vita e assurge al rango di martire del gregge greco. Il pastore si toglie una spina pelosa dalla vita adiacente e rutta il folklore per non ridere a crepapelle di una serie di stronzi che si aggirano topamente nella prateria sperando di non essere visti. “Basta l’odore” pensa il pastore Gianni de la Minchiascoperta.
Un guardone s’infuria nello scoprire che la tassa sul massimo scoperto viene cancellata da un toro furibondo con l’IMU sulla prima stalla. Come un padrone di casa vuole appendere una torta di compleanno al naso e portarsela con sé nel montaggio delle vacche di mondo. Provocando così un’incontinenza generale tra stronzi, pastori e paperette di Paperissima.
Un ragioniere guarda attonito il proprio compleanno partire di gran carriera davanti alla banana del cavaliere errante e solitario. Nella notte minaccioso. Si erge nel cielo più nero della notte. Un clima gotico di famiglia Addams che si dà la mano per aprire buste e colorarsi gli occhi di giallo urina. Si siede quindi a cavalcioni di una mutanda saporita e cavalca le onde di un mar dei salmoni tra grida di gloria e schiuma di sapone per lavastoviglie.
Apro una porta nel tubercolo e schiaccio un poro poliforme con lo stucco rosso poliforme.
E mi sturo le dita in un naso.
Freccia d’argento
Il colore porpora colora i miei denti e l’argento lo succhia senza derivare da una cometa. Il fatto è che non credo più al sacco di Roma e voglio mangiare frittelle come gli altri bambini.
E detesto il latte di capra. E anche se ho otto anni voglio farmi la Marietta che quando gioca, guarda un po’, trova sempre il modo di farmi vedere il colore delle mutandine. Stanotte ho sognato di perforarle con un trapano. Chissà che significa. In chiesa ho pregato e ho fatto la comunione. Trovo che un bambino ha sempre l’anima pura. Mentre l’odio di Satana si rivela il tappeto rosso che accoglie il principe di questo mondo. Perché io non sono di questo mondo e nemmeno tu. Stronzo.
È nella virtuosità del rituale che il prete compenetra il gregge con la magia rubata dall’inquisizione. E un toro s’impadronisce dello sbando iniziale e carica un petardo nascosto nell’altare. Da cui sboccia un vaso di rose rosse di porpora violaceo all’aids cotto al sangue. E tu che preghi davanti a una colazione di ceppi di rospo cos’aspetti a farti ungere e mungere dal sacro olio nel momento dell’estremo sussulto? Pensaci stronzetto, pensaci.
Una corsa nel tempo
Dodici coccodrilli hanno il batticuore in un rombo di sintetizzatore che ne fa scoppiare uno a turno. Si guardano negli occhi sbarrati ed ecco che ti salta quello lì di fronte. Occhi vitrei senza emozione, oppure no? E ne salta un altro. La mano dello scienziato non ha pietà. Vuole studiare il comportamento. Salta anche il numero quattro e il cinque contemporaneamente. Niente. È frustrato, incazzato nero. Salta il sei. Oramai pigia i bottoni annoiato mentre schizzi di squame lacerate e pezzi di occhi gli piovono dal cielo.
Qualcuno comincia a muoversi. Okkei quello non lo faccio saltare, solo quelli che stanno fermi. Salta il nr sette. E l’otto che ancora non s’è mosso, finché qualcuno capisce e si mette in moto e tutto il gruppo di quattro si mette in moto, ma l’ultimo salta dato che è stato lento. Gli ultimi nuotano anche se non sanno dove andare e salta il numero nove. Gli ultimi tre si fermano e guardano il direzione dello scienziato e s’incamminano verso di lui che pigia il bottone mentre questi hanno cominciato a correre verso di lui e si avvicinano. Lui ha voluto aspettare per vederli saltare vicino, per vedere i loro occhi.
Per capire l’emozione e li ha fotografati. Era quello lo scatto che voleva. La presa di coscienza, la rabbia, la vendetta. Ora poteva provare che i rettili hanno emozioni, primordiali, ma emozioni. Ora pigia il bottone e guarda saltare il numero dieci e gli altri due accelerano. Pigia nervosamente e il numero undici salta. Pigia in fretta stavolta e il numero dodici non salta. Pigia ancora e non salta. Pigia e tiene pigiato e si caga sotto, ma niente. Fa per alzarsi e correre via prima che il numero dodici gli sia addosso e riesce a scansarlo e si mette a correre con questo dietro.
Una scena nella savana in cui un rettile corre dietro a un uomo. Chi si salverà. Io studio questo e voglio vedere chi corre più veloce in questi casi, per quello che il bottone non ha funzionato.
I canti Eloisi
Una marmellata di prugne mi stimola lo sfintere d’amore collettivo e ruota la caramella di una pruriginosa colata di cemento liquido. Mi riempio di azoto e me lo passo sull’uccello nell’attesa di sputarci sopra per una gara di formula uno ripresa dalla televisione. Mi chiedo perché la vita è così normale. Una caduca tela di picasso mi dà la risposta sottovoce, così piano che non ci capisco un cazzo e la prendo a calci.
Prego un vaso di gerani in fiore di fare la festa alla tragedia del senso mentre una malinconia soffrigge dentro di me. Vedo caleidoscopi arcobalenanti sopra di me e dentro le mie parti veneree. Scopo una sifilide operaia grattandomi l’orecchio da dentro il casco. In quel momento le piramidi smettono di girare e provocano un terremoto tra i gabbiani della spiaggia reale. Un moto perpetuo si riempie la bocca di vaniglia sky.
Una vecchia centenaria si gratta il clitoride ferocemente per un ultimo orgasmo sul letto di morte.
Una gatta guarda seraficamente il proprio uomo cullare i gattini e giocare a tressette. Si eccita e incomincia a leccarsela
Mario si inghiotte dodici dosi di proteine per una sessione di brainstorming in palestra con i colleghi scienziati nucleari. Mentre sua moglie si fa un pompino nella cucina di un monolocale di periferia.
Fumo un sigaro di mortadella scaduta. Augusto gioca in un’altalena di cerbiatte vive. Colt si diverte a masturbarsi davanti alle signore che si appartano dietro un albero a fare pipì nel parco.
Mi massaggio la schiena con una lingua di liquerizia.
Un dono dal cielo si tinge di rosso e mandorle cadono a pioggia su uno tsunami di patatine al forno.
Una trota apre la porta di casa e vede un uccello dalle penne al fosforo. Cosa dici ti piacciono i miei nuovi colpi di luce? Gli fa con un sorrisone da mantide religiosa. E allora lì riconosce subito sua moglie che ha mutato forma a causa dello shampoo del parrucchiere. Mica capito perché poi tutte le volte passa da pesce a uccello. Speriamo che la prossima volta non finisca per assomigliare a un uomo, pensa Giroditrota mentre le dice Ma certo ti stanno benissimo, come miele su una torta di formaggio di capra. La televisione stava sondando la capacità del mondo subacqueo a fare sesso con le alghe e masturbarsi i denti con il dentifricio di spugna all’aloe.
Una musica grugniva in sottofondo mentre Giroditrota e Tortadisfoglia si baciavano sulla porta di casa e a malapena chiudevano il portone prima di un amplesso coniugale.
La suora Bellamargherita si muoveva e si contorceva in direzione della canonica di una casa chiusa, la chiesa e si puliva le gengive soddisfatta in un arco di liquerizia dittongato al sapore di ramarro asciugato in cipolle virili e va carburando l’onda del piacere.
Un sisma ritmico che scuote le corde di un violino che vomita urinatoi stronzi.
Esigo silenzio nel trono del piacere e del fiore che si erge celeste alla fucina fallica del dio del canto.
Un sollazzo adiacentemente
Mi felicito per la cortesia di nitrire caro salmone selvaggio. La tua pelle si strofina lucidamente sulle neuroscatole telecomandate di Plutone. Ecco perché Gastone inventa pazzamente un contagiro per fare un bonifico bancario alla figa di sua moglie. Ama Gastone, ama follemente. Retrocede davanti alla porta di accesso della Santa Sede e viola la sindone con una scoreggia che colora tutto di marrone. Il conto alla rovescia si riversa sul panino e un lestofante annega nel ketchup dell’hot dog di carne di cane.
Gira la testa e gira il conto di una verità nascosta nella plastica verderame per cui paghiamo la tangente al CUP. Per una corsa di formula uno senza sesso e senza sigarette falliche. Asdruggine, mora celiaca di casa Savani Pietratana, si solleva la gonna e si abbassa le mutandine per farsi leccare dal suo Fido sul sofà di casa sua mentre guarda la tele della pubblicità per cani. Dal buco della serratura il maggiordomo osserva la scena e si prepara all’assalto finale quando lei non sarà più in condizioni di dire di no. Non sa che Fido gli azzannerà le palle.
Rinoceronte di cartone
Un coleottero piange. Davanti a casa gli hanno dipinto un piatto di pastasciutta oligarchica sullo sfondo di una guerra di secessione punk. Olindo in quel momento si sta stuzzicando i capelli lunghi lunghi e leccandosi un’ascella mentre mi guarda e fa l’occhio languido. Sta aspettando i risultati del test dell’aids. E provo sconcerto a vederlo in uno stato in cui ammazza un coleottero perché si è arrampicato sulla sua gamba nuda e pallida. Guarda la vitamina D e ascolto il silenzio di entrambi chiusi in un bagno nel mese d’agosto cittadino senz’aria condizionata ma con un’aria che si tinge lentamente di rosso. E il suo sangue comincia ad evaporare. In una sauna ibrida che trema al pensiero di assorbire correnti di sangue alieno l’aria mi guarda e m’implora di segarlo a metà per farlo scorrere nelle fogne. E io me ne vado in volo verso la costa concordia, verso la salvezza del capitan uncino in un elicottero di cartone.
Gianni 46 anni di Lisbona immigrato italiano si siede davanti al porto in una serata di tramonto e guarda una nave da crociera che passa a distanza ravvicinata per salutare. Si cala i pantaloni e saluta tutti con una sega.
Lorella di 13 anni è seduta sul letto, sotto di lei suo fratello nudo col pene eretto. I genitori stanno facendo la stessa cosa in un hotel durante il fine settimana.
Giorgia Novelli 23 anni, che soffre di bulimia, guarda una cicciona per strada che si massaggia una tetta nella panchina del parco e socchiude gli occhi pizzicandosi il capezzolo mentre dondola una carrozzella.
Il dolce richiamo di Medea
Un lapislazzulo brilla nella fontana di una patata arrosto. Prego e dormo addormentato in un centro di periferia dell’impero stellare mentre il sole gioca a scacchi con un altro sole e il terzo fa un solitario. Il silenzio balla ferocemente una psicomotricità con una sirena di sedano soffritto e i peperoni ci guardano mentre ci dimeniamo nell’olio bollente di una discarica abusiva.
Il fumo sale e penetra negli occhi tristi di un rinoceronte affamato. E il virus gli fa un servizietto al pelo del naso che muore lì, guardando in alto senz’aver avuto il tempo di chiedersi cos’aveva preso al compito di matematica.
Una dea s’immola nel cielo tra il fragore di una padella e il vuoto risucchio della campana della chiesa di paese di montagna.
Nella valle sarda si pesca un salmone da un quintale di salsicce. Panino ne prende uno ma vuole andare a casa per mangiarlo. La casa sta bruciando in lontananza. Panino corre e lascia il salmone nel boschetto. Si tuffa nel fuoco per cercare i figli ma i figli sono già scappati e lui muore nell’incendio. Una vespa punge un cadavere e si ubriaca dato che in casa c’era una coltivazione di marijuana.