Dammi cinque!


Ok amico oggi non scherziamo, non parliamo di dio, di amore o di porno, non parliamo di morte e di vita, sole e luna, stelle e puttanate varie. Neanche di un orgasmino. No, niente. Oggi mi sento un po’ zingaro. Mi sento folle e mi abbandono, mea culpa. Mi sento di volare e pisciare, mi sento un po’ lascivo. Non dormo bene la notte perché ti desidero e il mio corpo ha singulti sincopati, in controtempo, e urla di piacere e dolore perché vorrebbe scoparti. Il mio corpo si stacca dalla pelle e si lacera sul pavimento contorcendosi come una piovra. Oggi il mio corpo va per conto suo e ti voglio far sentire come pulsano le sue vene. Perché pulsano. Dove e quando. Pulsano che sembra che scoppino, e ogni tanto, in effetti, un po’ di sangue ci scappa, ma non è grave. L’importante è che tu lo guardi e godi nell’assaporare il tuo potere, perché tu sei Dio e lui è tuo schiavo. Puoi fargli quello che vuoi. Puoi odiarlo e baciarlo o bruciarlo lentamente con olio bollente e aglio e assaporarlo goccia a goccia mentre pizzica la tua trachea col sapore salato di una lacrima. Puoi tagliarlo per vedere come sono fatte le fibre delle sue carni e puoi penetrarlo per abbandonarti al tuo potere. E puoi passare con lui notti insonni finché morte non vi separi, a scambiarvi la pelle e il cuore, la saliva e i posti all’inferno. Canterete il silenzio, ad alta voce finché il coro delle anime perdute si commuoverà di un pianto senza lacrime e così maledetto.

Piangi, lotta e stira

In un canto consapevole

Di un airone senz’ali

Un biscotto farcito

Di niente

Al sapore di ricotta al mirtillo

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