Una caratteristica della luna è quella di mettersi sempre di traverso tra noi e il sole eclissandosi, forse è quando vuole farsi notare. Se no è lesbica. Ma non siamo omofobi. La luna piace a tutti, ma non quanto i fagioli alle flatulenze.
Caro c’è sangue nell’acqua, potresti tagliarmi le vene? Grazie.
Ieri mi è successa una cosa strana. Ero al confine con la serbia e ho sparato a caso e ho beccato un migrante. La polizia mi ha applaudito e il presidente mi ha dato una medaglia. Poi mi ha messo in lista per le prossime elezioni. Capolista, prego. Ma non sono migrantofobo. Volevo vedere se funzionava il fucile di mio nonno, tutto qui.
Se lo fai con un frocio vai in galera, se è musulmano vieni impalato.
Se è mafioso ti bruciano lo yacht. Che scandalo. Caro Aurelio, la prossima volta impari a pagare il pizzo come ha fatto il Berlusca, il Benetton e il Gabibbo. È così che si fa. Mica a fare l’eroe come il Falcone. Che se no ti tirano giù anche una galleria. Che poi, proprio sulla Salerno – Reggio Calabria. Ci vorranno altri vent’anni per tirarne su un’altra.
E poi se ci invadono gli islamici ci difendono i mafiosi. Oppure gli danno lavoro.
Il colore avido dell’IMU non scioglie il nodo della riforma del catasto che porterebbe a tasse più giuste, ma a tassare i ricchi. E allora tagliamo via tutto in un colpaccio elettorale.
Spero che tu non mi ami più. Ho lavato le mie mani, ma il sangue non è venuto via. Era tanto. Non pensavo che il tuo sangue fosse così appiccicoso. Intanto il telegiornale continua a parlare di tasse, no ora parla dello spread, mi mancava. Ora mi faccio uno spread al prosciutto. Peccato che tu non potrai più assaggiarlo. Forse la gola potevo tagliartela dopo. Meglio così. Così risparmiamo un po’ sulla spesa, che non potevamo più permetterci di andare al ristorante perché tu bruciavi la cena tutte le sere. Ma ti pare? Poi io sono contro il divorzio. La religione non è uno scherzo.
Dicevi di avere sangue blu, invece è rosso. Hai sempre mentito. Non pensavo che l’avresti fatto anche in punto di morte. La pazzia ce l’hai tu. Io sono sano, mica voglio mangiarti. Che a mangiarti morirei di fame. Però pensa che bel risparmio sulla spesa.
Così paghiamo l’IMU, la Stasi, la Tars, la mars, la Kit Kat, la Twingo, la Sedia dal Pianto roTTo.
Strano, questo rosso FeRRari non viene via neanche con la varichina. Sembra quello del mar Rosso. O dell’Adriatico.
fagioli
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Un bacio a tressette col porto
Un bacio al giorno toglie le braghe di torno e suggerisce un capotondo sporco a una valletta impunita che vuole essere picchiata per eccitarsi. Nuove tecniche di analisi virtuale si affacciano nel mondo del sesso dove la produttività è costante. Nella neve di Natali fruttiferi di emozioni ingessate che vogliono amarsi in un mondo notturno ma alla luce del sole. Aliene speranze di un mondo lontano. Animali ogm che migrano da un tumulo di rocce scoscese vi augurano buon anno e tante lacrime, sangue e rock crocifisso in un tubo in muratura armata. In fondo è per questo che i droni non sognano pecore elettriche. Hanno nostalgia della mamma.
Perifrasi che non aiutano la comprensione del testo di Dio. Morali che fanno seghe ai paradisi fiscali dove giacciono i tesori dei pirati. Un’economia basata sull’armonia di cielo e terra e biscotti al gianduia che solleticano il pisello di un castoro sfigato.
Mi riverso la saliva in un fiume di sangue che cola e sprizza desideri dalla lampada di un genio rammollito. Isidoro mi chiama dal fondo di una pizza alla mozzarella di bufala e mi sfregia un occhio per insegnarmi ad amare il mio nemico e soprattutto il mio amico. “Così taglierai una fetta di prosciutto per l’aria che tira in un concetto sopraffino di feci che piovono dal cielo in burrasca”. Ci baciamo in bocca perché l’amore oltrepassa i confini di un corpo frocio. E ci auguriamo buon natale.
L’atto del proletariato
Mi cibo di rotoli di spazzatura eterna. La sapienza ci viene da boccioli di alberi morti che respiriamo in un attacco lancinante di diarrea. Sono quelli che portano avanti il progresso dell’umanità. Là dove il sangue si mescola alle feci vengono poste le basi di ogni sana rivoluzione del proletariato. Gay compresi. Meno male che c’è What’s Up. Che ci libera dal peccato. Perché i dieci comandamenti sono fatti per riunirci davanti ad una pietra tombale di margherite che sanno di divina commedia.
Sento un sapore di arrosto di sberle e mi chiedo se anche questo Natale sarà come gli altri e Google ci manderà un sacco di torte sulla testa mentre dormiamo e sogniamo polli allo sbando che si gettano fango in faccia e usano le gengive per dominare sul creato color cioccolato in lacrime.
Chatto con il Che che mi racconta del suo viaggio in Colombia, tra cascate di piombo e tortellini alla panna affinché la fuliggine di una mietitrebbia si coccoli con carezze di una santa bevitrice che vede la Madonna scendere dal pelo pubico. Preghiamo insieme e diciamo Pane e Volpe la mattina per aprire lo stomaco e digerire i rospi della giornata così che il pavimento non sia più verde metallo. Il Che si affanna e mi appanna il parabrezza col fiato fetido del suo sudore. Un calcio nelle palle di un asino che si affatica sul tornio di un gelataio che sa di ragù di pollo fritto.
Un bell’andazzo
Uno sparo nella saliva della coguara delimita il moto delle maree e trichechi affamati si gettano su tafani addormentati per fare l’amore e salvare la prostata dal tumore sorridente che si mette in posa per una foto. Una tattica da dimenticare come Balotelli tra graffiti paleolitici e donne da tradire per un pallone fatto di oro bianco e zanne di elefante con peli da bassotto.
Mi ricordo “Amarcord” una nostalgia fatta per dimenticare. Nella profondità del mare, un tunnel di ricordi che non si ricordano più cosa c’era da ricordare, ma è sulla punta della linguistica italiana e si troveranno in qualche vocabolario tra puttane che fumano e astanti che dimenticano un’eiaculazione di seno e sangue.
Una rabbia di peto si sparge su ellissi di blob e il nuovo ministro degli esteri incontra gli alieni dell’Area 51 per una partita a bridge con la moglie di Barack e una cassetta di vino Moschino della cantina della Novara. Tra fumi di Marijuana e banchi di sabbia un fumo cresce e si fa uomo. Figlio di Dio, o figlio di puttana?
Alberi di gomma africana
Se una giornata di ottobre parla con gli alberi raccontando loro lo stato dell’arte della Terra e gli alberi hanno una faccia preoccupata, una ragione ci sarà? Non se ne occupa Annapina mentre cucina il suo arrosto di metallo lucido. Si gratta la testa con una pistola e spara a una mosca sul bordo della pentola del brodo fumante. Ma la sbaglia. E elimina un metacarpo ad un ospite seduto sul davanzale della finestra mentre si fuma una sigaretta. Una docile cagnetta fuma petardi di fieno in una nave spaziale e beve il brodo di metallo di Annapina che glielo serve in una ciotola di fango lunare.
Mentre alieni verdi e scheletrici si mescolano ai rami degli alberi di un paesaggio marziano e si godono una meritata siesta messicana i cowboy americani si divertono a passeggiare mucche beatificate da secoli di comunione ecclesiastica e godono a masturbarsi su selle di pelle umana di operai dell’ex unione sovietica.
Presi per il collo e impiccati a una stagione troppo secca per sopravvivere a pannolini sporchi lasciati imputridire in mezzo a una strada che si lecca le proprie ferite per redimersi dai peccati di una storia imbruttita dal sangue del parto. Una docile cagnetta fa i suoi bisogni accompagnata dalla nonna e dalla nipotina in una latrina metallica per cani modificati geneticamente in ambienti siderali.
Perché?
In un anfratto di una crepa del cuore si insidia una palla di piede che richiede la folla del silenzio sedersi intorno a una palla che non ride ma piange lacrime amare di peperoncino senza staccare la penna dal culo di una balena rotante. Mazinga spara laser e Gonzilla si siede in bagno per ascoltare musica reggae. Vado in bagno per pregare una Madonna latente tra tarzan e cita che suona il bongo politicamente corretto. Scivolo in un borgo medievale tra vermi e allodole di stagno piombato in cui cuori blu si dividono il territorio di un rinoceronte cornuto e contento trasalito di sorpresa alla vista della sua femmina che si fa un prete.
Peccatore che preghi e sterzi la tua vita una volta per tutte remi in una barca che saetta sul sangue di un diavolo di Malebolge.
Saettiamo in una orda di amore nero tra poeti dell’anima e cipolle al ragù che mescola il nero capello di una saliva incontinente e fasulla, mentre i peti fanno bene al Grande Spirito di sangue con aids che non si salva nemmeno da una bomba israeliana politicamente scorretta. È così che i palestinesi si rasano la mattina, con la firma di Zorro.
Veterana si masturba davanti allo specchio per vedere il colore blu dei suoi umori, da quando le hanno diagnosticato sangue alieno e non aristocratico si trova maledettamente eccitante come un pugno in un occhio da cui scende liquido nero. Viene durante un allenamento di cardiopump e la palestra si riempie di sangue mestruale, sempre blu oceano che scende oleosamente per le scale e corrode i piedi delle persone e risale vistosamente per le pellicole di coleotteri fino al pelo delle orecchie. Veterana muore dissanguata, ma dà vita a un esercito di zombie caldi caldi pronti per essere mangiati.
Prego colui che prega di pregare per le loro anime morte e risorte e ascese e poi ridiscese per poi risalire eccetera amen.
Mantide
Vedo una quindicina di molle che fanno l’amore. Tra loro e libri di catene spezzate che viaggiano su jet lag a velocità luce. Prego una zebra a pois di raccontarmi barzellette sporche di sangue e sperma.
Scivoli giù per bande di froci a bocche aperte per ricevere suoni e carezze che non arriveranno mai se non da porci impazziti per la modifica parziale dell’IRPEF sugli immobili sexy.
Erano da innumerevoli Renzi che non si vedeva più un governo così ipnotico e ipnotizzante in una canzone di Spotify che si è incantata su se stessa e non ride più alle battute insipide di Crozza. Mangiami una mano di traverso, fratello, e riempimi la pancia di strutto colorato di rosso. Ti voglio bene. Tu che leggi e ti scaccoli con la mano nei pantaloni grigio verdi. Ti osservo e decido che siamo uguali ma diversi e dobbiamo accettare la diversità anche se siamo diversamente diversi. Capito? Quindi stringiamoci la mano anche se non ce l’hai perché l’hai persa in un sogno mentre si chiudevano gli occhi su un’accetta in movimento. Un telefonino non ti ha salvato la vita, ma nemmeno la mano che oggi può essere usata solo in maniera bionica.
Atolli grigi si sfavillano le pupille mentre si raccontano denti grigi ingialliti dal fumo di una poiana infallibile sui dogmi religiosi.
Un’abside di porcospino mi cinge la testa e io e te potremmo conquistare un mondo di vermi in un formicaio di pareti religiose come mantidi che uccidono chi le ha partorite tra formiche battenti bandiera pirata e coleotteri con la minigonna e il preservativo infilato dentro le ali. Per favore distruggimi le sinapsi con droghe al sapore di water affinché la morte smetta di scorrere nelle mie vene e mi spieghi la differenza con la vita di un sugo di pomodoro. Detto questo, ti auguro una buona Pasqua e sai che non sono sincero. Ma si dice per dire.
Un abbraccio.
Tuo fratello.
Una pinta di birra
Gaio pinto ti parla con la barbie che prende mance da un mondo annacquato di godimento sfrenato di forchettate al pomodoro Ikea.
Pomodori di cucine sicure in un rilascio di peto di colombe svedesi. Un odore inconfondibile si stiracchia tra lenzuola invecchiate in mezzo alle rolls royce nere mentre si raccontano barzellette sporche appese a stendere fuori dal balcone di Susanna Tutta Panna.
Mentre le antenne si diradano e gli orsacchiotti danzano danze latine i negri si inginocchiano a tagliarsi i capelli col piede di porco le banche giocano in mercati azionari ubriachi di sangue e salse di bambini morti di fame con la puzza di piedi neri che girano nella ruota della fortuna.
Ti piacerebbe? No, nemmeno a me. Però l’importante è che qualcuno freghi qualcun altro, mentre un confessore si pente davanti all’inquisizione per i peccati della moglie. E allora ubriacati e muori, figlio di una libidine tra due toner gay.
Quindi beviti sedici tori alla spina e guida fino all’ultimo girone del Paradiso perché un impiegato sorrida gemendo tra lacrime di gioia fino all’ultimo sangue blu
Tre stronzi
Tre stronzi si guardan negli occhi per non sprecare la voce in seni poco rigogliosi.
Annacquando la saliva mi guardo allo specchio e riattivo neuroni e intestini pigri per fumare fuori dal locale e dalla testa
Sì, sono in un locale di animali che parlano con insetti e rane in minigonna e non so se ne uscirò vivo o con il sangue succhiato integralmente da mignotte affamate di sfinteri psicodelici.
Mi uccido toccandomi il seno e scopandomi un blog di farfalle impotenti in una girandola di sperma metallico.
Sudiamo insieme e coloriamoci di santità mentre i padroni dei pollai stramazzano per la perdita delle miniere di carbone e sedano alla puttanesca.
Teodoro non trova pace nel seno della madre;
Si precipita in un tuorlo d’uovo e annega.
È espulso dai villi intestinali
Un pozione di urna funeraria
Urlo un urlo di pomodoro al basilico nel caos primordiale di brodo di gallina. Bonanno si fida di una marionetta lesbica per i suoi giochi di sadofrutta al dente cariato. Tra galli cedroni Bonanno sferra il suo attacco all’arma bianca e perde. Come sempre e per sempre. Sia lodato. Gesù Cristo. Ma è un perdente nato perché l’anima è fatta di frattali che guardano alla finestra un pesce africano che si butta in mare. Bonanno è un mitra, fatto di merda. Bonanno guarda la fuga delle patate fritte e si consola con un mantra cantato a squarciagola davanti ai campi Flegrei. Si ripulisce la vernice dalla faccia prima di consolarsi con una manica di spugna passata sulle lacrime di gioia per la morte di una capitale dei barbari con un occhio solo.
Bonanno si tinge la faccia di rosso e gode alla vista di una politica frangente bandiera bianca tra votanti infuriati e un generale Custer che prega per l’anima sua e quella dei suoi soldati. Bonanno si avvicina e gli si attacca alla gola e succhia. Bonanno è un cattolico e beve il sangue di un figlio di dio. E prega a squarciagola con inni imbevuti di sangue. È una minestra riscaldata, dice mentre si confessa al selvaggio cadavere di Custer e gli toglie lo scalpo, ma non è una cattiva minestra. Sa solo di rospo.
Bonanno si rimpinza e segue la galera che lo porta in sud Africa per una partita di Porto di Tamerlano, una regione della Cantabria meridionale. E lì, riposa in pace, in un’urna funeraria, tra vermi calabresi e tarantole di giada comprate dalla regina delle nevi che passava per caso a farsi una canna ebrea tra gomitoli di cioccolata calda e erotismi di piume affumicate.
E mi dipingo di blu
E mi sciolgo in una legge elettorale che definisce i limiti dell’assalto alla diligenza. Sacchi di patate vengono messi a dirigere Messe cantate e fiumi di oro liquido e sangue di libertà persa in chiacchiere sul debito fantasma. Un veliero pirata nella notte si aggira furtivo e sagace e libera dalla prua alghe verdi di virus informatico spia. Tra un doppio maggioritario e un ballottaggio di tette del presidente baffuto scommetto che anche il Senato si berrà un the per non morire. Dipingo la faccia di Renzi e mi masturbo davanti a quella di Berlusconi e prego Allah che il netturbino spazzi bene i rifiuti della Repubblica, prima, seconda e anche terza, poi ingraniamo la quarta, ma elettrica.
Giochiamo in un orgasmo tra papa Francesco e i grillini che restituiscono il frutto del loro lavoro, ma quale lavoro? M’impicco nello Ior che parla con una bancarotta fraudolenta e lascio che la SantaChe peschi nel mio lago di struzzi e capinere disinformate. Ave Cesare per la Dora Maltese in un accostaggio forzato nel mar delle sardine sorde che navigano nelle riforme parlamentari senza affogare ma lanciando un urlo disperato che gli elettori sordi non raccolgono e così i Maro’ moriranno. All’interno di una pena capitale che scarica elettricità vengono accusati di un pirataggio dei pirati maltesi e giustiziati con una escort indiana dopo due anni di kamasutra sfrenato in cima alla torre di Pisa.
Eresia di un pipistrello
Le ali di un pipistrello svolazzano su una farfalla in calore. Misuro la febbre della Matrix e la temperatura fonde la barriera del suono mentre Rossella gioca a roulette e sbava su caccole di prosciutto vergine.
Considerando le caramelle cadenti nella notte delle stelle aggiungendo il gerundio condizionale in una mossa di judo cretino.
Il campo da calcio si estende al di là delle aspettative solitarie e costituisce un’immersione in piscina tra foche partorienti che guardano il concerto di Justin Bibier.
Una foca cornuta masturba le corna di un cervo volante mentre le palpebre di un lettore si chiudono in un solenne Ave Maria.
Un canto si leva nel carro funebre e colora di giallo la corona di spose sorridenti.
Scivolano sulla passerella di sangue di lucertola e si seppelliscono in una fossa comune.
Il forestiero chiede l’ora a un tombarolo e viaggia alla velocità della luce per illuminare la strada verso il paradiso. Seconda pozza a sinistra dopo l’inferno.
pipistrello
farfalla
È scoppiato il Capodanno
Ora è finito. È tutto finito. Ora ci prepariamo a pagare i debiti. Da domani daremo il sangue. Lo venderemo per le strade insieme al nostro corpo. L’anima la daremo gratis e purgheremo le nostre colpe nelle vene di coloro che ci indicano la strada maestra.
Abbiamo fatto i botti. Abbiamo spaventato gli spiriti maligni. Abbiamo scacciato i demoni. Ora torniamo al computer. Ora che ci siamo divertiti torniamo alla flebo quotidiana. Ora torniamo a casa. Ora abbracciamo i nostri cari e partiamo per un altro viaggio sperando che sia migliore del precedente e torniamo in ufficio e diciamo a tutti Buon Anno e Come sono andate le feste e poi non penseremo, non avremo neanche il tempo di pensare a quelli che non possono piegare la schiena e hanno perso il lavoro e piegheremo la schiena e lavoreremo e daremo il sangue perché siamo fortunati rispetto a quelli che il sangue non lo possono più dare.
Buon anno a tutti. Buon anno agli assassini della lotta di classe. Buon anno America. E grazie.
Ora siamo nell’anno nuovo. Di nuovo negli Hunger Games. Solo qualcuno sopravvivrà. E non avrà più da preoccuparsi e sarà il testimone della prossima festa e verrà sbandierato in faccia a quelli che sanno solo amarsi e riprodursi.
E fornire altra carne prelibata
Per i palati più sopraffini.
Il riso strabico di una capirossa
Una nota positiva viene suonata in una aereo turistico per descrivere la pervasività di una campana che suona a morto mentre muore lei stessa sciogliendosi in un abbraccio funereo. Sbagliando funerale. Ma azzeccando il bersaglio di un canovaccio teatrale che culmina nell’Aida e in un’ode alla vacca sbilenca che sbava dietro a un toro azzoppato, ma ancora bello che ha affrontato la corrida e viene portato al macello con onore perché ha incornato il torero.
Muoviamoci attorno allo scranno di un perdente malleolo di un muco di cinta dipinta di nero d’Avola e scorre il sangue di dodici apostole capinere mentre scivolano attorno al bruco di una farfalla incinta di otto giorni e che sta per partorire deponendo fichi di fuoco acceso che gira attorno a un dito di un batuffolo di cotone arrugato in uno gnomo accidentale. Ma perché – mi chiedo in mezzo ad un cerino bruciato tra le unghie di una mano – perché dio ci ha voluto costruire una capanna di marzapane in mezzo al deserto di Chernobyl? Non ha lo stesso senso che oliare il pistone di una Ferrari che si è messa di traverso a una pista di formula uno
Morirò con questo dilemma? Spero di sì.
Abbraccio un teschio coi pidocchi
Informazioni deliranti scivolano su un teschio aperto come una fontana di sangue che guarda milioni di telespettatori incantati alla pubblicità della morte. Una nera signora avanza e rapisce le anime di cartapesta incollate alla sua presenza tra specchi di bromuro e potassio e una logica immanente di vermi in cerca di clienti.
Una zanzara paga il pedaggio autostradale per seppellirsi in cima a una montagna che emana la luce di stella e mi guarda atterrita come una patata fritta. Sogno l’immensità dell’altare che congiunge cielo e terra. Il cielo si dipinge di rosso e viene punteggiato da teschi sorridenti che suonano violini Stradivari in una litania incessante interrotta solo dallo scroscio del mio WC. Una nuvola si ghiaccia tra sonni trascendenti e il popolo di Sion che s’immerge in una laguna blu per amarsi in una docile premura segno di tempi che cambiano verso il color arcobaleno. I colori si amalgamano in una crema pasticcera che sa di zenzero pasquale e io me la bevo con ingordigia infantile.
Altri gatti concorrono alla bandiera della vittoria e si chiedono spaventati perché si trovano qui dopo essere stati adottati dal Paradiso. Nevica e nel mio palato si formano ghiaccioli. Nevica di neve trascendente sul villaggio ingrigito in mezzo agli abeti. I bambini rincorrono il giorno di Natale in un’aria di festa che illumina le anime del cyberspazio. Vola il suono elettrico di una vampira con le ali che insegue assetata la pelle di un bambino con gli orecchioni.
L’equazione di strutto
Una piccola sibilla mostra il cielo a vituperanti girandole di luce rossa e nera. Il Golgota dei campi di Marzio illumina le fasi della vita di un’edulcorata fase di luna piena e inghiotte pacchi postali enunciando il padre nostro tra effluvi di sesso e umori di pessimismo cosmico. Una lettera perdona. Una lettera condona la fustigazione del figlio dell’uomo e della donna nel paradiso terrestre tra chiodi e sassi magnetici e scarti di produzione galattica. Un accoppiamento col dio della barzelletta porta alla riproduzione della vita tramite la pazzia e la cioccolata fondente. Sangue e cioccolata si fondono in pianeti emersi tra draghi di cartone e discorsi politici in una campagna elettorale di forza italia 3.0.
Un vallo di lacrime si interseca con il cuore a forma perpendicolare per piangere sulla tomba del milite ignoto che ignoto non è e mille ragazzi piangono con lei. Una forma nera prende piede nel mio cervello e viene digerita sotto forma di ape regina. Mi ricordo odore di violette e salive di ramarri che mi baciavano in bocca. E lasciano traccia negli acidi gastrici tra odio e amore.
Armaggedon si lava i denti e si passa il filo interdentale prima di dormire con la propria sposa Morte e insieme a lei partorire anime di soffritto e cipolle argentate che spaziano tra le deliranti grida di giubilo di mosche e insetticidi sparsi ai quattro venti e trenta e quarantasette gatti che miagolano impauriti nel vicolo cieco davanti a cani lupo affamati.
Punto.
Filigrane di metallo in salsa blob
Gocce martellano il mio cervello che chiude occhi e cieli aperti per acqua a catinelle. Il sangue piove e l’urina scorre tra paesi siculi ottocenteschi in un quadro rurale esposto in un museo di parigi che si sporca e cola sangue piano piano, ma non è sangue, sono lacrime del mio cuore che si staccano dai muri e imbrattano gli i-phone dei turisti giapponesi attaccando loro il virus della pellagra.
Ho fatto l’amore col diavolo. Era vestito di nero ed assomigliava ad una cagna mora e silenziosa. Un brivido mi ha percorso quando l’ho presa da dietro. Ho visto allo specchio il fumo rosso uscire dalla bocca e ho visto i suoi occhi diventare così neri che nemmeno un buco nero può essere così scuro. E mi sono eccitato e una follia mi ha spinto ad affondare un coltello nelle sue vene mentre mi ringraziava di farla morire e mi sono dimenticato il mio fallo dentro di lei e l’orgasmo è stato una scossa talmente elettrica che sono morto. Ho visto il diavolo ed è una gnocca pazzesca. Il diavolo gira qui vicino ed è assetato di roba bianca da bere. È grazie a lui che posso delirare e svenire. È grazie a lui che amo scrivere.
La ferita sgorga piena di liquido denso rosso porpora e imbratta le facce dei turisti del Louvre che corrono via e più corrono e più schizzano sangue da occhi e da orecchie e da tutti i buchi e anche dai pori e lasciano la scia come lumache finché anche il museo comincia a sanguinare da muri e pareti e tutti i quadri sembrano essere imbrattati dal virus. Solo lì, solo allora i giardini di Dio rilasciano il loro vapore azzurro che beve e lecca sangue e saliva e come vampiri ripuliscono la città dal sangue scarlatto che ha invaso tutta la terra come un diluvio per settimane senza mai fermarsi. Tutta la Terra ha cambiato colore.
E io scrivo. E tu leggi. E ora aspira l’odore del sangue.