La masturbazione di un sacco di farina


Il livello alcolico di un’astronave vagante per cieli e per mari si fonde con la cometa di Halley e piange un delirio in forma di flauto di Pan. Mescolando le parole e aggiungendo zucchero e burro ottengo una massa informe di patate dolci e mielose che godono all’orgasmo latente di una molecola di cipria. Il desiderio in tutte le sue forme violenta la fame nel mondo.
Una fame fatta di zucchero a velo. Una dolce espressione di rabarbaro alla frutta. Un liquore che scende nel ventre della madre e scoppia in mille scintille. Yvonne mi guarda languidamente e misura le fattezze di una statua di bronzo scolpita nei suoi occhi di metallo che riflette la vita non vissuta.
Due lacrime le colano dagli occhi vitrei mentre la morte attende pazientemente in sala d’aspetto. I medici guardano un processo di pietrificazione in atto senza poter fare niente. Un silenzio di musica techno si sparge e le anime dei morti cantano e ballano discretamente in un ospedale che ospita lucertole e camaleonti in camici azzurri. Tutto senza verità e senza un pallone aerostatico che attraversi il sistema solare e raggiunga l’astronave nel suo delirio alcolico.
Uno sciame di vespe si gode lo spettacolo dall’ultimo piano del loro ufficio insieme a coleotteri che bevono champagne e ballano il cha-cha-cha.

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