In un anfratto di una crepa del cuore si insidia una palla di piede che richiede la folla del silenzio sedersi intorno a una palla che non ride ma piange lacrime amare di peperoncino senza staccare la penna dal culo di una balena rotante. Mazinga spara laser e Gonzilla si siede in bagno per ascoltare musica reggae. Vado in bagno per pregare una Madonna latente tra tarzan e cita che suona il bongo politicamente corretto. Scivolo in un borgo medievale tra vermi e allodole di stagno piombato in cui cuori blu si dividono il territorio di un rinoceronte cornuto e contento trasalito di sorpresa alla vista della sua femmina che si fa un prete.
Peccatore che preghi e sterzi la tua vita una volta per tutte remi in una barca che saetta sul sangue di un diavolo di Malebolge.
Saettiamo in una orda di amore nero tra poeti dell’anima e cipolle al ragù che mescola il nero capello di una saliva incontinente e fasulla, mentre i peti fanno bene al Grande Spirito di sangue con aids che non si salva nemmeno da una bomba israeliana politicamente scorretta. È così che i palestinesi si rasano la mattina, con la firma di Zorro.
Veterana si masturba davanti allo specchio per vedere il colore blu dei suoi umori, da quando le hanno diagnosticato sangue alieno e non aristocratico si trova maledettamente eccitante come un pugno in un occhio da cui scende liquido nero. Viene durante un allenamento di cardiopump e la palestra si riempie di sangue mestruale, sempre blu oceano che scende oleosamente per le scale e corrode i piedi delle persone e risale vistosamente per le pellicole di coleotteri fino al pelo delle orecchie. Veterana muore dissanguata, ma dà vita a un esercito di zombie caldi caldi pronti per essere mangiati.
Prego colui che prega di pregare per le loro anime morte e risorte e ascese e poi ridiscese per poi risalire eccetera amen.
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Cinesi in fabbrica
Una vera birra da smaltire in un lago di sangue e mezzo, mi chiesi adoperando un dromedario secco per sturare una bottiglia di shampoo al tabacco. Certo, mi dico, urliamo un vituperante ronzino che soggiace allo spirito sadomaso di un rettiliano cosacco col bacco e co la pipa fumante di olio di candeggina che si avvicina, che si avvicina. La neve si lava con la pasta dentifricia di una zolla di terra e mostra la partenogenesi di una cataratta sinuosa e sensuale molto in voga nei bordelli parigini insieme al can can. Il tutto durante una messa mormone a Westminster Abbey dopo aver dato la mancia ai rabbini affinché promulghino i decreti di Allah e scrivano una Medina con francobollo di pelle di tapiro.
Io mi lecco le palle di tapiro al forno collezionate in un’urna santificata dal beato extravergine d’oliva che menziona a memoria la divina commedia per un pelo di tacchino.
Un ebano e un avorio si coccolano a vicenda in un siluro di scorie antinucleari e pastiformi quando le braccia mi calano attorno allo sgombro a forma di Zorro. Una ciliegia che corre addosso ad un labbro di donna mercurio che passeggia attorno ad una fermata dell’autobus notturno. Mellifluo. L’odore della striscia di profumo che si lascia dietro come una lumaca che ondeggia lentamente le sue cosce lunghe e carnose.
Puddu si masturba sulla luna.