Soffio in una cannuccia e deliro ardentemente


Seguo una vivida sponda della mia vita e trovo una serie di personaggi ambigui che sembrano usciti da un film western degli anni ’50 che si aggirano sulla spiaggia. Tutti rifanno la stessa strada all’andata e al ritorno e ripetono gli stessi gesti, si vedono, si sparano, e riprendono ad andare a cavallo, al ranch, al saloon e di nuovo in spiaggia. Allora chiedo a uno una sigaretta, questo mi guarda e se ne va dritto come se non appartenessi alla situazione. Allora lo fermo e gli chiedo se per caso sua moglie ha le mestruazioni. Questo tizio ha la faccia tipo aquila, affilata e col naso aquilino, fronte alta, pochi capelli in avanti che sbucano da sotto il cappello bucato, un gilet marrone sopra una camicia rossa a scacchi. Mi guarda come se vedesse un orizzonte lontano, come se sentisse la voce ma non vedesse la faccia. Cerca di mettermi a fuoco. Stringe le palpebre. Butta la sigaretta e mi sbuffa in faccia. E tira dritto.
Allora vado da un altro. Stessa scena. A quel punto vado da un altro e gli tiro una sberla. Poi un cazzotto allo stomaco e poi gli tiro un calcio in culo. Questo cade a terra. Si guarda intorno cercando qualcuno e poi tira dritto accelerando il passo. Allora vado al Saloon. Mi servo una birra da solo, poi un’altra, poi un’altra e me ne vado ubriaco. Uno sceriffo mi dice di andare a morire ammazzato. E io gli rispondo che sono già morto.
La notte scende tumultuosamente parlandomi di scene di sesso. E mi guarda dall’alto di un bagno semisecco che pronuncia bestemmie che fanno ridere i polli. La cannuccia di coca cola mi prende per l’ano e mi inietta milioni di piccole bollicine che sanno di peste nera.
Oreste ci aspetta