Il gatto con gli stivali?


Un gatto siamese si stende tra le stelle e si liscia i lunghi capelli da hippy.

Era Ontario: il gatto OGM di miei vicini che l’avevano raccolto dal porto dei Servi dell’Ancora Galleggiante.

S’era perso dopo che l’avevano scaricato in mare insieme ai rifiuti di noci di cocco. Arrivato a riva a forza di zampe, il prete della Parrocchia di Cristo Lungimirante lo regalò a de poveri cristi. Ed eccolo qui. Biondo, occhi azzurri, una coda a forma di parallelepipedo e zampe che volendo, possono girare di 360 gradi e fare da elica permettendogli di gareggiare con qualsiasi barca a vela.

Riuscivo sempre a batterlo  scacchi, ma mai a poker e sapeva recitare a memoria i primi tredici canti dell’Inferno.

Eravamo diventati amici perché io lo consideravo intelligente per essere un gatto e lui mi considerava simpatico per essere un umano. Mia sorella lo trovava persino sexy e, col fatto che era un gatto, nessuno ci trovava niente da ridire sul fatto che ci dormisse insieme. Solo che nessuno aveva mai visto il cetriolo che gli veniva in mezzo alle zampe quando la guardava o parlava di lei.

Io sono uno che vive e lascia vivere e non lo raccontavo a nessuno, almeno per ora.

Another brick in The Wall


Mi fai schifo. È la verità. Tu che mi guardi mentre deformo i puntini neri davanti ai tuoi occhi. Mi fai vomitare. Sei una merda. E lo sai. In questo momento quello che ti interessa è solo sapere se sto meglio o peggio di te. Dentro di te posso sentire palpitare la paura che io possa leggere nella tua anima. Che possa leggere la tua paura. Di vivere. E di morire. Quell’angoscia che ti marcisce dentro. Che non vuoi sentire. E più marcisce e più puzza e non sai più come nasconderne il fetore. Per quello mi fai schifo. Perché puzzi. Sei un vigliacco. E non vedi l’ora di scappare via e voltare pagina. E allora vattene. Scappa. Vai a masturbarti da un’altra parte dove qualcuno ti faccia godere dell’oblio. E mi raccomando, non farti più vedere e non guardarti più allo specchio.

Perché quando lo farai ti ritorneranno in mente le mie parole e sarai costretto a pensare. A sentire. A odorare i miasmi che emetti. E diventeranno insopportabili. E avrai voglia di scoppiare. Ma non ci riuscirai. Dovrei vomitarti in bocca perché tu senta quanto fai schifo. Sei una fontana di odio e lo sai, ma non lo vuoi sapere sul serio, vero? Hai paura del diavolo, no? Hai paura di quel demone che si aggira là dentro, senza guinzaglio. Ed è per quello che ti comporti come gli altri, e stai al gioco. Che succede se gli altri scoprono quello che sei veramente? Hai paura di scoprirlo, vero? Scoprire che nessuno ti ha mai amato per quello che sei, nemmeno tu. Paura di essere solo? Abbandonato? Povera stellina, piangi, coccolino, piangi. E muori senza aver mai vissuto veramente. Senz’aver assaporato il piacere della verità, l’amore vero. Muori nel tuo fetore. Muori ora. Falla finita se tanto sai già che non ce la farai. O tutto o niente. Domani rompilo quello specchio e tagliati le vene. Vattene alla grande in una pozza di sangue che inonda le scale. E ringrazia me. Che per la prima volta ho parlato alla tua pazzia e l’ho amata come tu non hai mai saputo fare.

 

Odo un urlo

di gioia di vita

 

Odio un pazzo che m’a insegnato ad amare

 

Alzati e cammina o buttati via

nella fiera feroce

delle vanità

nascoste

dentro il muro di facebook