Una coreografia al cioccolato


Vedo nel porcile una distesa di modelle in pantofole e pigiama al cioccolato che guardano la tele in una cascata di promesse non mantenute ma interposte a biscotti al sesamo che non può parlare per un ascesso dentale non ben curato. Cado e vedo luci a corrente alternata in mezzo a giornalisti assassinati dalla mafia russa. Ferdinando Imposimato si alza e regge una croce di struzzo davanti al cortile della macelleria urbana e chiede a gran voce un’inchiesta sulle origini delle aragoste cinesi.
Peccato che il fango lo abbia inghiottito e ora sia diventato cibo per gatti in vendita al Pam di Treviso. Un bocconcino unto all’olio di oliva di primo pelo. Una ragazza tenebrosa guarda attraverso gli occhi di una telecamera e spia il kgb in una guerra delle vergini incantate che pregano a Messa, e pregano una vergine di tenerle in grembo fino alla crocifissione dell’economia italiana che avverrà quando crescerà il pil, già nel prossimo anno.
Fumo una sigaretta alla nicotina canina perché ha un ottimo sapore di peli di cane sulla pelle e mi serve come deodorante anale. Metto in scena la drammaturgia di un palo che si chiede a cosa serve passare la vita a scrivere a un computer e mandare la roba via e mail. Serve mio caro a farti passare la voglia di giocare che avevi da piccolo quando ti divertivi a organizzare delle storie e a giocarci dentro.
L’apoteosi di un’informazione gettata in una macchina che non prova più orgasmi e decide di sposarsi finché morte non ti separi getta contro la tua faccia una maschera di dolore che fa sì che tu smetta di vivere e ti trasforma in uno zombie che è convinto di essere vivo.

Spara sorcio


Un’eiaculazione onirica spara al sedicente ferrarista al culmine della gara di lacrime. Lo scroto della vita è un gioco di odio assassino che si esprime tramite la felicità di una lucertola che recita nella commedia dell’arte la parte di Pinocchio. Rettili gioiosi cantano una lirica di Rossini mentre l’orgasmo di un prete circonda la sala Messe e una parrocchia prende il volo per risorgere il terzo giorno. Quando lo spirito santo ricadrà sul midollo spinale della lucertola invertebrata che gioca col tempo pensando che sia un verme di terra che la ama come fosse la sua sposa. O la sua spesa.
Tra i banconi del supermercato vedo un barbone che piange e si dispera e chiede a Dio di farla finita prima possibile ma non c’è verso e deve resistere fino alla fine del mondo.
Un gas sconosciuto attraversa le regioni remote della vestaglia del datore di lavoro che mangia finocchi per scoreggiare meno gas. Il letame della sua anima incrocia gli occhi di un manovale di basso gradimento e il risultato si legge sulla mezzaluna di un cimitero copto 3.0 e via così.
Lo scontro di amicizie si risolve tramite il rituale islamico in un’area di calcio sufi che danzano i danzatori nella paura di una scheggia di morte sotto forma di pantofola sorridente come una cagna assatanata di sangue di giovani vergini. L’odio di una mezzanina contempla il periodo di un pendolo asfissiato di ragù nel torsolo di un tappo di sughero su una bottiglia di stronzi macerati nell’olio piccante. Sempre sia lodato il pendolo di Aladino, sotto forma di jet e sotto forma di siluro di livello Alpha.
Mi addormento in una siesta elettronica dopo aver mangiato spezzatino di pollo alla milanese. E mi inietto una dose di curaro per non sentire più la sofferenza di un topo che si fa la lampada abbronzante. Lo stomaco vuoto reclama il sangue. E la saliva di un vampiro condanna uomini, donne e bambini alla ghigliottina di un severo padre nostro.
Ora andrò a confessarmi con l’animo puro e con le gengive sanguinanti.

Tommaso si sentiva colpevole e si bruciò il culo sulla graticola del giardino della luna piena


Mi gratto una fuliggine di scarpe arrostite.
Penetro il segreto magico di una parola.
Faccio l’amore con il suono di Dio.
Entrando nelle spirali del Paradiso dove centosettantasette vergini sono intente a giocare a scacchi, un terrorista islamico esclama “che cozze”.
Mi rinfresco con una soda in un mare tropicale tra delfini azzurri che violentano una foca antartica sbarcata da quelle parti a seguito del riscaldamento climatico.
Un incesto di viti e chiodi, provoca un corto circuito nel cervello di Adorno e lo fa crescere da uno e sessanta a due metri e dieci centimetri. Il che fa sì che deve cambiare letto, auto, vestiti e lavoro dato che lavorava come mummia di Tutankamon in un circo.
Pagherò sedici mila sterline al primo olandese che trova un africano sodomizzare un francese di pura razza ariana durante un’orgia romana seduto su una turca.
Un cowboy del settore interstellare della costellazione delle Pleiadi inforna una serie di biscotti per poi goderseli in pigiama guardandosi Venere contro Urano in uno scontro di satelliti ormeggiati nella laguna di una cadillac cistercense.
E qui sforiamo sui ponti del fiume kway e scendiamo dai monti del Tirolo con una mitragliatrice in tasca che sa di alettoni di un’auto di formula uno, incandescenti e leggeri che volano nello stomaco ridendo incessantemente.
Stride il calore di una mucca in calore sopra il calore di un termoscopio che misura la puzza dei peti delle puzzole.
Una musica jazz mi riscalda le vene di amore, ma cos’è l’amore, è un brivido della paura che qualcuno ci lasci cadere nella palude del nostro inconscio e annegare in una fredda notte d’agosto.
In pratica, nella merda.

Uno splendido sole marcio schizza sperma rosso sangue


Dentro un miraggio californiano esploro la strada che mi porta alle isole del santo bevitore. M’immergo in una ruota cristiana mentre il vento sfracella un materasso sifilitico.
Reggo una chiesa intorno a me, mentre croci danzano la polka e partoriscono mostri policronici.
E la torre di Babele beve Coca Cola Light in un variopinto muro di Berlino dove ebrei e coleotteri danzano succhiandosi il pollice, lì dove una sirena della polizia seduce pescatori ignari dell’amore di una bambina che ride.
E danza.
Suonando una chitarra elettrica in un volo Ryanair.
Preghiamo insieme e diciamo “Vai e buttati in una mensola d’oro e caga otri di vino rosso affinché noi possiamo bere la sorgente della verginità.
Noi ti preghiamo.
Amico nostro e fratello di mille vergini che come fiori neri aspettano su fichi d’India e spine di rosa tremula.
Dacci oggi la nostra carne celtica e pisciaci addosso dicendoci che piove, e amen”.
Ebrei e negri si fondono insieme mentre la lingua si scioglie nelle bocche appassionate di figli della dea Alluce.
Sapienza divina che presta il sesso al dio per benedire ogni fedele del santo bevitore.
In una gioia rido. In una risata cago. In una cagata muoio. Felice come in un orgasmo eterovaginale.
“Ti ringraziamo per questo bicchiere di ambrosia che sa di liquido riproduttivo. Sorgente di vita e di coca cola. Fonte di happy hour e spregevole seno a coppa di champagne che sprizzi nettare degli dei”.
Mi sparo in bocca davanti al mio sintetizzatore cantando Alleluia Ryanair hare hare hare…

Menti che ti passa


Un arco di ginestra puzza di ascella e annuncia la primavera in un losco antro distrutto dal vento. Si trova in cima ad un grattacielo di edera e rosa canina. Là sopra si inventano mondi sommersi per disperderli in frantumi di vetro soffiato. È il mio lavoro. Operaio di settima. Qualificato. Mi occupo di pubblicità. Invento slogan per la propagazione dei mondi nell’emisfero australe. Seduto su una panca davanti al sole del deserto pronuncio nomi e trituro talismani per spargerli nel vento ed entrare nella mente delle persone. “È un mondo di pazzi, fattelo piacere perché non ce ne sono altri se non peggio” è il mio slogan preferito, altrimenti “Hai un culo pazzesco fratello, leccati le ascelle e non scassare” “Questa volta è quella buona, cambierà tutto, tieni duro” “Sta per arrivare il nuovo Messia, tienti pronto” . Mi diverto a spargere puzza e sangue di vitello negli occhi di innocenti vergini di settant’anni e passa.