Un corno infelice si distacca dalla mensola del ghiaccio e divide i sorrisi tra due ali di api polverose e ridenti.
Mi agito nella culla di un neonato alla ricerca del fallo di Venere.
Il campo minato di un barbiere pazzo si distacca dalla barriera corallina e scivola allegramente tra pali di miele e api polverose.
Dodici cassette spettegolano sulla dodecafonia dell’opera di Vivaldi.
Sei vecchiette fanno a gara per masturbarsi davanti ad un pubblico di mucche.
Il sadico gioca a tressette col morto e mette un accappatoio alla granadina di pulegge e crisantemi prima di andare al cimitero dell’auto.
Un elefante da corsa si cimenta con i Lego e costruisce un pisciatoio a forma di figa di elefantessa tra pulegge di scorta e conifere al sapore di rosa pallida.
Esco dalla fucina di Odino per la pausa pranzo e rammollisco le case di paglia del sedere del cane di Dio.
Pufff.
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Tommaso si sentiva colpevole e si bruciò il culo sulla graticola del giardino della luna piena
Mi gratto una fuliggine di scarpe arrostite.
Penetro il segreto magico di una parola.
Faccio l’amore con il suono di Dio.
Entrando nelle spirali del Paradiso dove centosettantasette vergini sono intente a giocare a scacchi, un terrorista islamico esclama “che cozze”.
Mi rinfresco con una soda in un mare tropicale tra delfini azzurri che violentano una foca antartica sbarcata da quelle parti a seguito del riscaldamento climatico.
Un incesto di viti e chiodi, provoca un corto circuito nel cervello di Adorno e lo fa crescere da uno e sessanta a due metri e dieci centimetri. Il che fa sì che deve cambiare letto, auto, vestiti e lavoro dato che lavorava come mummia di Tutankamon in un circo.
Pagherò sedici mila sterline al primo olandese che trova un africano sodomizzare un francese di pura razza ariana durante un’orgia romana seduto su una turca.
Un cowboy del settore interstellare della costellazione delle Pleiadi inforna una serie di biscotti per poi goderseli in pigiama guardandosi Venere contro Urano in uno scontro di satelliti ormeggiati nella laguna di una cadillac cistercense.
E qui sforiamo sui ponti del fiume kway e scendiamo dai monti del Tirolo con una mitragliatrice in tasca che sa di alettoni di un’auto di formula uno, incandescenti e leggeri che volano nello stomaco ridendo incessantemente.
Stride il calore di una mucca in calore sopra il calore di un termoscopio che misura la puzza dei peti delle puzzole.
Una musica jazz mi riscalda le vene di amore, ma cos’è l’amore, è un brivido della paura che qualcuno ci lasci cadere nella palude del nostro inconscio e annegare in una fredda notte d’agosto.
In pratica, nella merda.