La primavera araba


Un panzer iracheno sfila per le strade di baghdad mentre noi guardiamo the mentalist sconfiggere i brutti serial killer, brutti, ma brutti brutti brutti. Una marea umana si dirige verso la city ricchi di ingegneri che faranno i cuochi in ristoranti e pizzerie. Favelas sorgeranno alla periferia di Londra e Parigi per mostrare l’altare della ricchezza alla masnada di ruote della fortuna che si delineano nella mente di chi non crede in Dio. Quello mio, non quello tuo. Il tuo è un dio coglione, il mio è figo, ovvio. Chissà se Dio lo sa questo.
Ratatata
Ratataplan,
Il suono di un mitra
Musica i miei timpani
Di una nota stonata
La domenica mattina
Tra una mecca e un’invasione
Un abbraccio e un calci’n culo
Arrivederci cari somali, siriani e sirtaki. Ciao baobab che scendi dalle stelle e anche tu cerchi lavoro mal pagato
Una nota stonata in un clavicembalo sensuale
E noi
Attaccati a corna di cervo saltare come pidocchi
In una primavera araba e un autunno ucraino
Ma votiamo salvini che propone che ciascuna regione si aumenti lo stipendio. In un’altra dimensione dovremmo spiegare agli alieni che prendiamo antidepressivi per fare gli zombie e andare al lavoro. Oppure moriamo di fame. Siamo liberi di scegliere. Per questo che abbiamo votato per il polo della libertà.
È finito nell’eutanasia, peccato. Sognare era bello.
Ora la primavera torna. Musulmani contro unni. Cannoni ad acqua per fermare orde di persiani comandate da Cirio. Come natura crea. Ogni primavera porta all’allergia del polline, a noi porta al voto sul ponte sullo Stretto. Voteremo Forza Alfano.
Un terremoto nella terra del fuoco. Anche questa è competenza dell’Unione Europea. Che deve occuparsi degli emigranti cileni, oppure andranno verso il sogno americano a portare la primavera come Bocca di Rosa.

baghdad ,brutti ,

Cannibal


Una nuvola di fumo. Un mazzo di tressette. Una girandola di problemi. Ballano nel mio stomaco che cerca di digerirli. La flora intestinale si riassetta i capelli.
Un diavolo povero si aggira per le strade della capitale dell’impero e fuma un sigaro ucraino. Il suo soprannome è Cannibal, ma ultimamente è diventato vegetariano, anche la carne umana dà la gotta. Deve arrivare sul luogo del delitto prima della polizia per spargere un po’ d’indizi su qualcun altro. Ma sta discutendo con la fidanzata inviperita per non so quali questioni di lavoro che mai cercare di darle una soluzione quando vuole solo essere ascoltata e approvata. Quando arriva la polizia è già dentro. Allora corrompe uno dei poliziotti all’uscita per mettere un po’ di oggetti con impronte digitali di qua e di là e se ne va all’appuntamento con la sua amante, vegetariana anche lei. Si accende un pollice e si fuma un altro sigaro pensando che è più difficile gestire le donne che la polizia.