Tutto in vacca


Un paio di tuguri infinitesimali brindano davanti al cespuglio degli errori. Sprizzano coppe di champagne di liquidi odorosi e hanno paura della manna infernale. Il brivido dell’incognito s’impadronisce degli astanti che ansimano dai torrioni in pietra mentre la battaglia infuria. Il capodivento s’impolvera di stelle natalizie e il conto alla rovescia comincerà tra poco. Sarà Natale, un altro mondo, un altro incubo incombe su di noi affinché il pil aumenti e le vene si esauriscano del sangue del popolo bue che impegna l’oro d’Italia.
Il mio cuore ruzzola nel fango di una pallottola puntata allo specchio del rinascimento lento. Il grosso dell’esercito si è perso in un bicchier d’acqua multiforme senza batter ciglio ed è annegato silenziosamente suonando il silenzio. Mandragola si sfrega le dita in calore e sviene tra le braccia di una serpe maculata e ridente. Arthur si mangia un vaso di fiori senza godere di una giornata all’aperto sul suo terrazzo dal sedicesimo piano di un attico romano. In realtà è una collina di periferia. I piani sono quelli dei rifiuti formatisi nel corso dei decenni in una discarica abusiva. È quello che pensano tutti su facebook è questo basta a trasformarlo in realtà.
Il mio cuore piange
Il sesso ride
Nell’iride una lacrima non osa uscire. La notte scende urlando le sue ragioni. E mi pento di esser vissuto in un mondo. La pazza ha ragione e urla a modo suo strappandosi i vestiti. Piango per una vita sprecata a morire ogni giorno mentre fuori splende la luce di un dio che non ti vede nemmeno nell’urna. Spengo una candela alla mia luna storta e accetto i doni dell’universo in una sala adiacente alla fortuna di un discendente degli dei. Una pazzia d’amore frusta le mie vene e il mio cuore dalla nascita al motore. Un tamburo batte nel mio torace e fulmina l’amore in una tazza da thé (o come diavolo si scrive).