Una gonnella in calore osmotico


Prude l’orecchio del presidente. In una folla folle che lo abbraccia e ride si tritura le spalle di formaggio intergalattico ed esplode in una scorreggia salata che uccide alcuni bambini troppo vicini alla fonte di calore. Morti per osmosi tecnica, questo il referto medico che chiuderà l’inchiesta sul culo del presidente.
Una lirica commerciale si sposta nel soffio di un tornado di noia mortale tra thè e barbiturici di un’attrice col raffreddore. Immortalata su pepe verde in abito da sera si pavoneggia nell’auto di calamari sotto un sole caprino. Salta lucciola della folla per una folle folla di applausi che significano gloria e microonde per un caldo calore della tua sottana.
Il bianco e il nero trasformano le sottane in un unguento di mille coriandoli appiccicosi e s’intersecano baciandosi caldamente lungo il tracciato di una montagna russa in cima alle montagne tempestose. Un’unghia si brucia lentamente friggendosi le ali tra un bombardamento e l’altro di aglio piccante che condisce e odora di spezie due amanti che amoreggiano in cucina finché lei non gli fa un pompino mentre lui mescola il pasto della sera.

Il panico sordo di una vite addormentata


Grido nella notte ad un sordo dio infinito. E cucio le membra smembrate di un singolo atto di guerra che si fa prendere dal panico. Sbatte la testa contro il muro e mi chiede piangendo perché il sangue cola dagli occhi ciechi. Mi strappo il cuore per dargli una speranza e glielo ficco in bocca affinché sia in comunione con il grande spirito. E il santo erotismo lo ritempri nell’anima cancellata da un inferno dantesco di gironi a tornado che hanno lentamente tolto pelle dopo pelle, capello dopo capello. Un vuoto oscuro mi chiede la soluzione dell’enigma dell’ultima cena. Ma Cristo c’era o era un sosia. E Maddalena è Giovanni o no? Questo mi chiede la sfinge e dato che non so rispondere mi divora come non ha fatto con Edipo re bambino. E con il bambin gesù che se oggi fosse scaldato solo da un bue e un asino penserebbe di essere in un videogioco.
Come facevano l’amore Giuseppe e Maria? E Dio e Maria? E Gesù e Maddalena? La risposta soffia nel vento, amico mio.
E allora preparo un soffritto di toro con olio essenziale di menta piperita, zucchero e cannella sono amici e si prendono per mano mentre li immergo nello stufato che li assorbe avido di liquido amniotico.
Guardo dal satellite, la sfinge che fa parole crociate e s’interroga ad alta voce e parla con Dio delle sue relazioni erotiche con i leoni e con altri animali tra cui l’homo sapiens sapiens da cui ha appena preso l’aids.
E che quindi, per la seconda volta l’ha fregata. Ride e una risata pneumatica la fa capovolgere e rotolare verso la piramide di merda di iguana. Un sapore metifico si sparge e ingloba e brucia nel sole del deserto e libera miasmi radioattivi che intossicano Dio. Tocca di ricoverarlo d’urgenza in un ospedale egiziano. È ammalato di minimalismo solipsistico. Incurabile dice la Sfinge che però lo seduce e si fa portare a letto.
Il giorno dopo decidono di sposarsi finché morte non li separi.