Un fumo avulso si erge dalla superficie del naso di un conte ombroso. Mentre i suoi capelli s’incazzano di grigio che sembra un bicchier di piombo sprizz. Devono aggiustare la strada mia cara, non ti pare una buona ragione per farmi un pompino? Via non tiriamoci i culi addosso. Non è di cattivo gusto? Il bon ton si apprezza, mentre il vino evapora dallo stomaco di una vacca alcolizzata ma felice di aver fatto la zoccola in una miniera d’oro. Meglio gli uomini dei tori. Si ripete mangiandosi un fico d’india. È la vacca del conte. Si chiama Frigidaire. Anche lui come tanti preferisce l’amore alternativo. Senza impegni. Ma per tutta la vita. Una vita che frana poco a poco addosso ad un aristocratico che conta le pecore per svegliarsi e scopa le mucche pensando di dimostrare di essere un toro.
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Vedo e prevedo
Vedo un camino scoppiettante nella radura di Dio. E, mentre un cervo batte sulla tastiera il messaggio erotico per la collega d’ufficio, il tarlo dell’insonnia si stura le orecchie nel parco di divertimenti per bambini stereofonici.
Elia dirime le sfide tra tori che s’incornano e meduse che si baciano.
Due samurai fanno penitenza sul selciato di una chiesa bizantina ed Elia divide il suo pranzo di cioccolato con Irina che guarda l’ultimo esemplare di tubo catodico dell’impero zarista da quando il pianeta Terra è stato abbandonato. Aleggia su di loro il Cordone Ombelicale e il seno della Via Lattea.
Mentre il sole chiude un occhio, gli alci e gli altri impiegati tornano a casa per il fine settimana.