Ave Cesare delle magnolie affinché i morituri scendano su di te e ti facciano quello che meriti. Una luna dalle tette cadenti s’infila una calzamaglia sulle ginocchia bucate di crateri atavici e un maschi sessualmente eccitato prega davanti alla tomba di una monaca centenaria.
Dalla spiaggia si vedeva in lontananza la moschea di mezzelune che respiravano sotto il sole del deserto e si inchinavano davanti agli sposi che si baciavano le caviglie secondo il rito ancestrale di nonna Carmela.
Sfittico s’immerge immediatamente nella cellula rotatoria di un paio di formulari lasciati aperti sinuosamente davanti a lui e riceve un dono dallo spirito santo: i numeri da giocare sulla ruota di Bari. È per quello che decide di masturbarsi sulla ringhiera della terrazza. E cade. Dal primo piano.
Un angelo sovrasta la macchina transfugatrice della bossi fini per gli immigrati che muoiono giusto fuori lampedusa. C’è da chiedersi se non si possa creare un’acquacultura di piraña nella zona.
I miei occhi si chiedono se la medusa di una candela nasconda la felicità o non rida sotto i baffi del dolore dell’umanità.