Viaggio per le piramidi di seta nera che aleggiano in mezzo alle rondini in piena migrazione. Chi va e chi viene e chi saluta e chi si stringe la mano da lontano. Rombi pieni di tamburi che cinguettano come libellule in libertà scandiscono i ritmi di una vetta di montagna dove il valzer delle candele si scioglie in una panna montata che mi sorride a labbra carnose e a trentadue denti. E mi mostra l’olezzo dell’alito che ha fame e soffre di incubi quotidiani con le crepe negli occhi. Un fiume di sangue inumidisce i miei sentimenti inibitori e allora me lo cospargo sulla pelle insieme alla Nutella. Un gusto di terremoto s’impadronisce dei miei funghi allucinogeni sparsi tra l’alluce e il tallone e vibro in uno stato di corrente elettrica. Gialla. Giallo ocra. Ocra pus.
L’infezione si sparge nel soffritto di pomodoro e contamina le specie di antipasti più generosi. Cadono come vermi schiacciati da rinoceronti allo sbando e mi suggeriscono una bella salsa da aggiungere all’insalata di cancro.
Polipi assatanati si accoppiano sessualmente con sauri di idrogeno liquido tra rondini congelate che si meravigliano di tanta obliquità.
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Fuliggine pelosa
Un’aspirazione sfittica rotante è alla base di tutte le rotte eiaculatorie per far sì che il drago di lino diriga le dodici domodossole in un pertugio scorrevole e le violenti sorridendo di venti piaceri perdenti e sordidi pezzi d’immagine scivolano via senza sapere se il succo di sesso si scioglie in un’aspirina di gomma eterna.
Una gonna sottende allupata il divisorio del portamento lento dall’età dell’innocenza e una fuliggine irosa si deposita nelle mie viscere arteriose e pulisce una giada di color speranza e divido il leggero scroscio dell’acqua che attraversa il Niagara in una montagna argillosa e piagnucolosa. Nera che cola liquido oleoso come pus infetto. Una pestilenza lenta si sparge nella popolazione di genti. La pazzia si sparge come cenere al vento tra acquedotti di lettere e pensieri e gode della gioia epilettica che cosparge le menti addestrate dei cani sporchi di sangue.
Danlio si fa una colazione a base di succo di avena e la voce trema mentre pronuncia la preghiera del mattino rivolto alla Mecca. E un terremoto si ferma davanti alla casbah di Medina ascoltando musica trance e ballando e saltando. Mi ritorno davanti alla cintura di pelle che rotola in mezzo ad un deserto di rigagnoli e serpenti mentre il suono si aggrappa alla bottiglia di soda e avvicenda il divino rigagnolo in allitterazioni virtuali dei sensi all’opera.
I sensi all’opera, i sensi all’opera, i sensi all’opera in una fogna di Calcutta, i sensi all’opera, i sensi all’opera i sensi, che respirano di una feconda soluzione salina.
I sensi surrenali si accingono a vituperare il langostino di rinoceronte che si spiattella una colazione a base di frutta esotica.
Leggermente mi abbaglio
Leggermente mi spengo
Leggermente mi assopisco in una crisi epilettica.