Il presidente felice


Piersilvio si mangia un piatto di tagliatelle alla puttanesca ripensando alla domenica di sesso sportivo sulle sue reti da pesca di triglie televisive. Uno stupro punitivo di capre indiane si allinea con la visione di una democrazia diretta alla famiglia di pescatori uccisi dai pirati malesi. Ci masturbiamo sul treno dell’italicum che collega Arcore con piazza Fontana e Emilio Fede con la femmina rubacuori del grande fratello della sorella della zia di mio nonno.
Mi succhio un pollice e guido felice nella poltiglia della fantasia mentre un leopardo in doppiopetto riforma il senato e gli italiani in bolletta osservano con orgoglio le psicoseghe di squali che aspettano con rassegnazione l’assalto alla cittadella. Se non hanno pane dategli lasagne, urlò la presidente della Camera alla folla di sedimenti ruttati da un vulcano in calore. Ancora oggi festeggiamo i resti lasciati dai cani affamati che risposero all’appello.