Mi fa male il calcagno e soffio su un fiammifero acceso per farmi passare il mal di testa e il senso di fallimento che frana dalla montagna come un rotolo di carta igienica. La luce negli occhi di persone coraggiose si accende in una stanza poco illuminata da neon digitalizzati che restano sospesi in una nuvola di cazzate spaventose e risvegliano il sonno di un letargo orsante nel budello di una capra.
Il giudizio di un tonno si unisce al delirio di una vacca boia. E insieme costituiscono l’allegra brigata di ministri della Repubblica degli asparagi consenzienti. Al fine di arginare la diga e impedire l’assalto alla cittadella dorata in tungsteno cinese. Sabbie rare si spargono nel nostro respiro ansimante e viaggiano su treni di paglia fritta da dove il Commodoro si sollazza la frutta del glande spremendo e vaporando.
Una nera capinera mangia aglio crudo per riparare i denti persi da una cornacchia di pastafrolla gaudente. Mi impicco alla sedia in una sera di pan di stelle e rido al pensiero di una zia stanca che trova i nipoti nei banconi di frutta del supermercato e li compra insieme allo spermatozoo di balena per il vecchio gallo di casamatta che in una croce uncinata si sforza di espellere i pallini di sterco dalla catena dell’acqua calda.
Una preghiera rivolgo ai governanti e ai governati, che si facciano badare dalle struzze australiane per fare una finanziaria col portafoglio in mano che viene diretta alle utenze sparviere per recuperare qualche briciolo di anima putrefatta e continuare a nutrire i vampiri.