Mangia marmellata di spine di rosa pallida


Un letto di spine s’eleva sul mio sogno mattutino e cola sangue nel gabinetto elettrizzato di ricevere la musica di un sitar.
Vedo cumuli di terra viaggiare nella moltitudine di carte credito scadute e grandi chiavi grandi come bambini di dodici anni godere di bambine cadute dal cielo da paracaduti a forma di feti multicolor comprati a una bancarella del mercato delle pulci dell’aviazione.
Vedo. Vedo luci abbaglianti sulla testa di Cordero, il mio collega d’ufficio, alto un metro e un tappo e che come al solito compensa l’altezza con la carriera. Ha degli occhi che mi ricordano Tom Cruise, ma si chiama Chris Pioggia. Come nome potrebbe far carriera in politica o nella mafia americana. Come tipo ha voglia di tirare cazzotti a destra e a manca ed è divertente anche quando s’incazza. Che ti azzanna la caviglia e non la molla più. Cerca di sedurre un’altra collega la quale gli ha fatto capire che non cerca uomini sposati. Ma mi chiedo cosa gli avrebbe detto, o dato, se fosse stato uno e ottanta.
E piove miopia in un ufficio che suona chitarre rock da mane a sera. E dove ciascuno mangia briciole di potere come formiche affamate che cercano di costruire il proprio feudo. OMMMM my friend.
OMMMM anche a te. Che leggi e che speri. Che preghi e che non sai dove andare e cerchi come me. Un dio o una banana che ti guidi in una foresta di Satana tra una sniffata di cocaina e un capo in giacca e cravatta. Inginocchiati davanti ad un cantante di pietà e puttana. OMMMM amico mio.
Che il sitar dell’attenzione discenda su di te e risvegli la fortuna delle larghe intese per colmare il deficit di attenzione che caratterizza il tuo cervello mentre ti masturbi guardando una lingua di bue a doppia coda e frustandoti con un gatto a nove.
Apri il frigo e gli animali morti ti salteranno addosso mentre una voce indiana ci masturberà i timpani. Solenne stupido che ti gratti mentre leggi e mangi polpette di calli e duroni divertiti di essere stati allevati a grasso alcolico e canti d’opera fiamminga.

Mucche elettrolitiche


Pollici versi s’incrociano le dita per succhiarsi a vicenda la cataratta dal naso. Il muco scende e discende dall’intestino per trovare una valvola di sfogo nel marasma di diodi cibernetici che affogano una madre in dolce attesa di un i-pad per il figlio cerebrolitico. Arturo si inceppa la scarpa per la discesa su una scarpata che predica un battito ritmico che gli mangia il cuore. Pezzi di anima gli svolazzano sulla testa come nuvole prese da un uragano di denaro. Argento vivo che si spella le mani piangendo di sesso in cima ad una collina. Arturo spaventato si guarda allo specchio. Lo specchio si angoscia dal vedere una faccia diventare verde, poi blu, poi nero, nero bruciato e infine spegnersi come la brace di un camino, lentamente emanando calore alle lampadine che restano a bocca aperta per l’emozione inaspettata.
Api e zanzare si cibano di barbabietole da zucchero e spingono camion nel senso opposto alla scarpata di un fesso che sta precipitando. In questo modo Dio parla alla gente e suona un tamburo o le campane per chiamare a raccolta i fedeli di un tribunale dei minori divorato da milioni di patatine fritte in aglio e rosmarino.
Eolo evoca i bei tempi ma poi si taglia il viso con la lametta e urla un porcoddio che si sente fino all’Africa dove tumuli di negri stanno ballando sopra una roccia nera perché è piena di petrolio malato di AIDS. Arturo si lecca i baffi e torna dall’Africa con la febbre giallorossa e un’auto da corsa targata Bali.
Piange la sua donna che lo aspetta in una capanna di fiori e gerani che cantano note che stridono contro un uragano di nubi di cartapesta e Arturo si taglia i baffi. Una scuola guida li usa per la propria pubblicità e per non farsi fotografare la targa in eccesso di velocità. Ma quante streghe, ma quante cazzate. Ma perché volano i santi? E quando ci toglieranno l’elettricità, come faremo a fare l’amore? È un dilemma o un dramma? In fondo potremo sempre dipingerci le ossa attraverso un microscopio di carta carbone. Le sopracciglia di Arturo vengono in mente ad una schiera di Arcangeli che da allora in poi le venererà come peli di agnello sacrificale e le userà per pozioni magiche di sacri sabba usati per fare sesso con minorenni bisex dato che gli angeli non hanno sesso, o sì?
Carico il pisello per sparare oltre il muro di cinta un carosello che evoca ricordi da manicomio criminale. E un sax mi perturba i timpani lasciandosi dietro un violento sapore di sex.
Veterani si immolano e cagano dietro la statua del generale degli angeli sommersi da cumuli di spine e rose rosso sangue