Una canottiera bucata


Il solletico mi raggiunge nell’intimità di una pandora attinente al genuflesso. Lui o esso attiene al campo della meditazione trascendente. Trascendente il piatto barilla. E prega un quarto d’ora che lo faccia respingere i conati di vomito provocati da eccesso di zuppa di intestino di vacca.
Una ragazza sogna il princi. No. Una ragazza sogna. Ecco. Sogna e si tocca. Si tocca e mostra il ditino bagnato al principe dei suoi sogni. E il cane annusa il fiato che puzza di cagna in calore e si libera dalle catene del senso di colpa e procede all’investitura regale della bella cagnetta. Pensieri che giacciono sotto la sponda di Saturno. Pensieri che si librano in un water che sprofonda nella diarrea di uno stufato di mamma tua. Codici genetici si modificano mentre spediscono il curriculum per diventare dei buoni soldati al servizio di chi li sevizia. Ed è per questo che il lavoro rende liberi. La libertà non si compra. La libertà si soffia su un alito di vento. Quindi la morte in una nuvola di nebbia spiove dolcemente su un sito web e la scorza della casta non serve per fare una spremuta di limoni acerbi.
Guardo la pioggia e penso che non c’è niente da pensare e mi gratto i coijoni sotto quest’afa nordica che sa di puttana soffritta. Una spremuta di tette in bikini. E piove sempre di più. E non penso. E ascolto il trapano che perfora la mia mente senza fare troppo casino. Ma comunque un po’ sì.

My name is Aigor


Occhi scintillanti mi guardano di sottecchi. Occhi di tigre che azzannano sorci bianchi mentre vecchie con le scope rincorrono i ragazzi per la strada. Un estro viene dalla campagna saltellando sopra un comodino dove la lingua attraversa il borgo di un’insegna luminosa.

Ieri il vigile Arturo Spigolante fece una multa ad un camionista che si impiccò allo specchietto retrovisore del suo camion.

Cavalletta, cavalletta storna dimmi chi fu colui che non ritorna?

Elisa si avvolse con la schiuma dentro la spugna. In mezzo ad una nuvola di lucciole che esplodono da un missile patriot. E fuochi d’artificio svolazzano allegramente sui teschi vuoti di mummie di città.

Una voce femminile rauca canta l’ave maria in mezzo a gruppi di soldati agli ordini di capitani pazzi in giacca e cravatta e rolex d’oro.

Culi di neve se ne stanno attorno ai fuochi insieme alle guardie dell’armata rossa che guardano la grazia divina seduta sui gradini di una chiesa.

Vicino alla finestra mi affaccio e incontro Igor Stravinsky che piscia addosso alla rivoluzione mentre Einstein ride sul cesso infiammato da un’infezione intestinale. Una risata intensa, ma svuotata di significato, un significato moltiplicato per la costante al quadrato del divertimento.

Inshallah, che allah sia il tuo destino mio fedele maomettano, che allah ti benedica e si assenti dalla tua mente e ti lasci perso nel tuo canestro ad affogare nella merda e a ridere di una risata sincera come quando la domenica la tua squadra vince.

Au revoir amore mio. Michelle, ma belle, sbracciata su una giardiniera decapottabile mi sembri una fatina ammaliante che fa l’ingenua sapendo di essere una puttana, o una puttanella, a seconda del sorriso. Che la luce eterna splenda su di te e sulle tue ninfette bagnate nell’acqua dello stagno di casa mia.