Uau


Mi gratto la pancia in una fredda mattina di ferragosto mentre pioggia e neve fanno a gara per sfondare la mia finestra. Mi chiedo perché la pancia non fa a meno di aumentare le sue bolle mentre marcio alla testa di un battaglione di scarafaggi silenziosi. E un treno prosegue silenzioso la sua marcia verso il giro della peste con i bubboni danzanti intorno a una sogliola soffritta mentre piangeva soffocatamente lenta tra bulloni e patatine.
Medito nelle strade di honk kong con studenti indaffarati a fare i bagagli di un comunismo fritto e rifritto sbadigliando tra un mostro e l’altro per votare leader che saranno una vergogna e gli vomiteranno sopra ma almeno potranno dire che piove. Una lotta per l’illusione. Una lavatrice delle anime che cozza contro religioni e missioni su Marte. Mi amo e mi masturbo urbi et orbi.
Gisella si distende sulla strada per il massacro delle pedicure sulle rotaie di un treno per Yuma che fischia e fa uau uau. Ma porta lontano. Persa nella selva oscura di un trentenne che non sa perché è stato mandato in esilio. È questo l’epilogo di una storia di Cenerentola dopo che si sposa un principe zoppo a causa di una scarpa troppo stretta nella strettoia di un sogno ancora troppo piccolo per camminare con le sue gambe.
Mi pulisco le scarpe su uno zerbino che canta la musica degli antenati e una nostalgia gli scalda il cuore mentre la pioggia cade, stancamente, su di lui.

Avanti tutta!


Una terra in ginocchio mangia come una rana in calore, no? Ora mi spiego meglio, anzi no. Va bene così.
Un andamento lento di dodici prostitute minorenni si fonde meglio all’aria fetida di un incendio doloso in una boscaglia di corvi immaturi. L’innocente aria d’autunno sferza l’incosciente onda azzurra che si tinge di un rosso sangue senza gettarsi a terra in uno stato di abbandono molecolare.
I cavalieri saraceni si sarebbero indignati di fronte alla mole di lavoro necessaria alla costruzione delle piramidi di cacca necessarie alla costruzione dei grattacieli che crollano al primo soffio di vento.
Un alito di feci intestinali che travolge autopompe in sosta davanti ai macellai di persone inermi. Augusto Ride si domanda se sia giusto o meno una rivoluzione in salsa tartara che faccia tabula rasa dei conti e dei marchesi della santa alleanza. Ed Eros Ramazotti canta in sottofondo la sogliola marinara. Tutto bene.

L’organo a sfere deliziose


Ieri Azio si doleva della fuliggine che cadeva dal camino in un’aureola di santi e diavoli che pregano in una nuvola radioattiva mentre il loro dio si trastulla con l’infinito. Il tempo scorreva e Azio si rendeva conto che il volto etereo e allungato come una sogliola che lo caratterizzava dalla nascita si contraeva in spasmi compulsivi che gli disegnavano la faccia come una ragnatela. La sua gobba semovente si rompeva pezzo a pezzo fino a diventare una specie di cavità come un vulcano spento. “Chi se ne frega” si disse grattandosi la cistifellea mentre si ammirava allo specchio, tanto a questo punto anche le oche pregano selvaggiamente e si squamano in orge divine davanti al Campidoglio.