Callivari al galoppo vince per un’incollatura. Una magnifica corsa al recupero della velocità si scioglie in un amplesso collettivo, mentre la folla belante porta un cavallo in spalla per massaggiargli la cresta e adorarne la coda.
In un candido sorriso, Callivari si lascia intercalare tra una foto e una magnificenza.
Cavallina cavallina storna, canta il cantico di colui che non ritorna e leccami l’ascella di mandido sudor che s’incolla, ma non si sforna. E accoppiati col Callivari che fuma un sigaro mentre gioca a poker col cavallo morto d’infarto sul traguardo.
Un traguardo di rabbia e sangue infetto si sparge sulla testa di cavalli e vecchi, vestiti da guerrieri con chewingum nell’orecchio a mo’ di orecchino. Una spremitura di mucca munge il malfattore nell’arena del sole e viola il patto generazionale senza togliere un ragno dal buco e una nuvola nera di fumo allucinogeno si estende dal falò di sterco di pelo nero.
Nuvole di peto di cavallo partecipano alla messa degli spiriti equini che si riuniscono alle nozze di Callivari e della Cavallina storna che formeranno una nuova famiglia di sangue puro per vincere e far impazzire, piangere e amplessare masse di unicorni sotto il sole di un mezzogiorno di fuoco che marchieranno a sangue puledri di un campione vichingo che ora guarda con gli occhi spalancati e sorpresi il tempo che scorre anche per lui e ammazza i suoi amici e fratelli.
Dimmi Cavallina storna dove sta colui che non tornerà, tu che parli con la morte e cerchi le ceneri del tuo defunto marito
in un sonno eterno che tra tre giorni e due minuti ti farà ricongiungere alla nuvola di peto nero e allora saprai, saprò e sapremo cosa cercavamo, ma allora, forse, sarà un po’ tardi.
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Un’onda
Un rimbalzo da palla da basket e un cesto da tre punti si alza la folla e si chiude la partita. Un’onda di euforia contagia le menti di ramarri attrappiti. Volano le farfalle in mezzo ai giocatori di una roulette russa in cui chi muore si spara per ultimo.
Tracassette si beve uno sballo per urlare la sua gioia davanti all’orda. Furore e alcol scorrono nei laghi di una lupa mannara in pensione da dieci anni. Un appartamento pieno d’incenso scoppia in mille petardi e volano gli uccelli nell’alto dei veli e bruciano le menti degli uomini di buona volontà in mille scarpe nere.
Un fiume musa giocondo e rutta un odore di salame stracotto. Il pescatore nella sua barca ondeggia beato con un sigaro in bocca aspettando un miraggio finché una balena abbocca e lo porta con sé. Di tutto cuore.
Agito il salnitro con lo zolfo e il piombo e faccio scoppiare una miccia che ritarderà lo scoppio del nucleare e ritorno di corsa all’albergo dei sette nani per abbracciare biancaneve in un pertugio solenne.
Boh.