Cioccolatini feroci si azzannano per una panna di strutto di pecora. Mi ungo insieme al filo della conversazione per ottenere un punteggio alto nel gioco della vita anche se so che tutto dipenderà dalla fortuna. Grazie Allah per la posta elettronica e grazie Odino per le Sfrappole di Carnevale, ma soprattutto grazie Gesù per le ragadi al ragù.
Un treno in corsa mi bacia nelle gambe in fondo alle cosce di pollo per facilitare l’ingresso di un tacchino che progetta un attentato al dinosauro passando per il buco della serratura intestinale. Scopre così un giardino botanico di verdura grigiastra che serve al cuoco per sturare il naso dell’economia e dare a Letta un passaggio collaterale nella neve delle Alpi svizzere per raggiungere Schumacher in coma etilico.
Spalanco la casa di Hansel e Gretel per abbuffarmi di orchi al cioccolato e oro zecchino finché la coda del topo bianco non mi porterà nel casino incantato per imbiancarmi di meraviglie multicolor a effetti stellari e la crisi non sarà che un ricordo nel sacco della spazzatura del colon.
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Cosimo ergo sum
Un vomito blu mi parla su un sottofondo di sitar indiano. Sfrappole fritte piovono da ogni dove su una città di campagna dove si tirano ancora i carri coi buoi. Un elmo da guarra si stira insieme a voci rauche che cantano in un coro di bambini di chiesa. Gloria nell’alto dei cieli e pace nelle fogne di Calcutta ai topi e alle gazze ladre di palle di piombo. Cerruti è un marchio da sballo. Ma Cosimo Pietraguerra è altrettanto sborrone. E io vesto Cosimo.
Bacio il bacio della fortuna affinché vesta le vesti di seta e copra le menti dementi di un capo branco a cui l’alcol ha dato alla testa di cazzo. Cazzo, un pene, una poesia, del cazzo, appunto.
Suor Cecilia era una ragazza alta e magra che non riusciva mai a dire la cosa giusta al momento giusto e allora dava l’informazione al gruppo. Trovava un ruolo, quello di gazza ladra, o di corvo dato che era alta e vestiva di nero. Le amiche si rivolgevano a lei come fosse google, ma era l’unico modo di avere la loro attenzione. Poi siccome in parrocchia le davano tanta più attenzione quanto più lavoro faceva e che le suore erano più simpatiche delle sue amiche, le venne naturale farsi suora. A 50 anni s’innamorò di un chierichetto. Cugino di un’altra suora.
Un’urna funeraria raccoglie le sue ceneri portate in processione da tutto il paese nell’attesa di essere presto dichiarata santa. Miracoli piovevano dal cielo come Parmigiano sui topi a ogni orgasmo nel quale chiedeva perdono con tanta forza da far accendere tutte le luci del paese. E anche gli elettrodomestici.
Scivolando giù per il tubo del gladiatore il redentore ripuliva i pollici inondati di sesso e celebrava una messa nello sfintere gassoso d’incenso e metano liquido.