Una palude lombare


Una colomba precipita facilmente su una torta nuziale. Per cui si disincentiva il personale a calibrare gli interventi dei pompieri su fuliggini di fuoco intenso. Una bestia si dimena la coda e mostra le ballerine ai piedi fetosi per pubblicare un manifesto del pubblico pudore tra sguardi sgomenti e peli pubici pietosi. Il male della gravità è che un magazzino merci può chiudere i battenti mentre si festeggia la Capodistria di un magnate della birra e della puleggia.
Brindiamo per un vespasiano incontinente che puzza più della selvaggina putrida in una palude uggiosa nella savana continentale londinese. E masturbiamoci in coro in onore di valchirie con l’acne recidiva per una pietanza scotta che sa di pesce marcio fritto con patatine callose.
Desidero saltare da una cometa di Hallowen ed atterrare in mezzo ad un campo da calcio dove si gioca la scapoli contro ammogliati di trentasette cornuti imbarazzati che si sciolgono come neve fritta. Un pazzo ride a fondocampo, ride a crepapelle, ride e la pelle si crepa. Ride e le crepe si riempiono di vermi. Ma ride lo stesso. Ride e muore. Ridendo.
La partita finisce sullo zero a zero mentre affondiamo lentamente nelle sabbie mobili della schiavitù strisciante. Là dove la mente tocca lo zenith e noi ci abbracciamo lentamente dato che oramai non ci resta altro che l’amore.

Balla per me. Balla sopra un tesoro cristallino. Balla in un orgasmo selvatico


Morte che baci il tesoro della castità. Vieni a pregare e a scopare con noi. Dentro una botte di schizofrenia e gas intestinale. Vieni con noi a divertirti per recuperare le forze dopo una lunga malattia. Uno schiaffo si amplifica nell’eco spaziale di una lavastoviglie che sta finendo il ciclo di cottura a freddo. Tra Martina e Ruggero non era mai scorso buon sangue e s’erano sposati proprio per odiarsi meglio. Tra tamburi che lavano i piatti e sigarette che colano sangue il loro amore era rimasto inossidabile e la loro famiglia cresceva tra botti di vino diventato aceto e ammassi di pietra colorata di rosso e profumata di tango argentino.
Fin dal primo mattino si prendevano a schiaffi e a sera andavano a letto con gli occhi gonfi di tanto in tanto si violentavano a vicenda e la cosa rendeva il rapporto più succulento.
Poi un giorno il cioccolato si fuse e inondò la cucina e Martina rischiò di annegare. Ruggero non esitò un istante e invece di salvarla la spinse più giù. E tutto finì in pace. Così com’era cominciato, ma la polizia non riuscì mai a convincersi del fatto che una possa annegare in una pentola di cioccolato caldo.
I loro figli piansero e al funerale si tirarono frecce avvelenate uccidendo la metà del gruppo funerario ossequiante tra cui l’odiato direttore di Ruggero.
Un cane bastonato si spara ad un occhio per attraversare il guado dell’inferno dantesco.
Una foglia secca si masturba davanti alla propria terrazza un sabato pomeriggio tra l’indifferenza dei passanti.
Una tromba suona danze ipnotiche e sfoglia giornali di ferragosto. Sabbie mobili che circolano attorno al collo di una giraffa color arlecchino. Con una cravatta lunga tre ore luce.
Un acrobata di circo atterra su una bambagia tra cori di donne che saltano tra muschi e licheni in mezzo a rocche cristalline color rosso corallo. Un sabba sulla spiaggia nera scopre un fungo atomico. Giove osserva dalla Luna la pazzia umana. E si scalda le mani. Prima di iniziare un’orgia con le baccanti.