Un genio peloso, due campari, un pollo sbucciato.


Una mela sbucciata mi appare davanti alla torta nuziale per augurarmi il peccato mortale se mi piego alla stanza del figlio crocifisso nell’unità di una croce uncinata. Melograno e melo gratto per meglio sentire il prurito di un’urna funeraria di peni e patate al forno. Mentre le farfalle ridacchiano al sole.
Ofelia si batte contro un pigiama a fiori senza chiedersi il senso delle carote finché un fulmine a ciel sereno non inchioda il padre alle sue responsabilità elettive. Un sindaco che piange è come un chiodo che caga. Entrambi hanno la puzza sotto il naso. Per cui Ofelia si ritira di buon grado col suo nuovo consorte nell’ascensore di una rolls-royce a fare un sabba di pippistrelli e marmellate marcate Ovidio.
Parloti d’amore Marilù. E ti dico e ti chiedo di darmi un pezzo del tuo stivale per pulirmi le gengive da tanta cioccolata che sfregiò la tua vagina infernale e la tua pedicure così ben attillata. Ti amo e ti proteggo dalle mille sventure di una vita piazzata in telefiga col Cristo che ti ama anche lui dall’alto di una baracca che crolla su effluvi di diluvio universale siccome anche oggi piove. E torna a battere che voglio comprarmi una WII.
Un abbraccio stretto stretto alla scopa mi riporta in una Terra focosa e gioconda dove il Carnevale del cuore equivale ad un pollo scotennato e ridente, ma sdentato.

Balla per me. Balla sopra un tesoro cristallino. Balla in un orgasmo selvatico


Morte che baci il tesoro della castità. Vieni a pregare e a scopare con noi. Dentro una botte di schizofrenia e gas intestinale. Vieni con noi a divertirti per recuperare le forze dopo una lunga malattia. Uno schiaffo si amplifica nell’eco spaziale di una lavastoviglie che sta finendo il ciclo di cottura a freddo. Tra Martina e Ruggero non era mai scorso buon sangue e s’erano sposati proprio per odiarsi meglio. Tra tamburi che lavano i piatti e sigarette che colano sangue il loro amore era rimasto inossidabile e la loro famiglia cresceva tra botti di vino diventato aceto e ammassi di pietra colorata di rosso e profumata di tango argentino.
Fin dal primo mattino si prendevano a schiaffi e a sera andavano a letto con gli occhi gonfi di tanto in tanto si violentavano a vicenda e la cosa rendeva il rapporto più succulento.
Poi un giorno il cioccolato si fuse e inondò la cucina e Martina rischiò di annegare. Ruggero non esitò un istante e invece di salvarla la spinse più giù. E tutto finì in pace. Così com’era cominciato, ma la polizia non riuscì mai a convincersi del fatto che una possa annegare in una pentola di cioccolato caldo.
I loro figli piansero e al funerale si tirarono frecce avvelenate uccidendo la metà del gruppo funerario ossequiante tra cui l’odiato direttore di Ruggero.
Un cane bastonato si spara ad un occhio per attraversare il guado dell’inferno dantesco.
Una foglia secca si masturba davanti alla propria terrazza un sabato pomeriggio tra l’indifferenza dei passanti.
Una tromba suona danze ipnotiche e sfoglia giornali di ferragosto. Sabbie mobili che circolano attorno al collo di una giraffa color arlecchino. Con una cravatta lunga tre ore luce.
Un acrobata di circo atterra su una bambagia tra cori di donne che saltano tra muschi e licheni in mezzo a rocche cristalline color rosso corallo. Un sabba sulla spiaggia nera scopre un fungo atomico. Giove osserva dalla Luna la pazzia umana. E si scalda le mani. Prima di iniziare un’orgia con le baccanti.

Bumbum sabba bumbum


Streghe al sabba dell’anniversario dell’angelo del bene e del male. Streghe che circolano nei pensieri sonnambuli di uno zombie che scrive lettere d’amore per un vampiro in gonnella. Streghe che danzano, streghe che ridono in una notte di nuvole e di stelle e stampano una scritta in cielo “Cogito album di severalici rockettari, e bumbum”. Da qui nacque la maledizione del pollo.

Feticisti selvatici si credono delle sirene del condominio che nuotano sicure di affondare nel cemento liquido. Una torre che si scioglie nel cioccolato della propria meraviglia allaga dolcemente tutto il quartiere di frutta candita (che orrore!).

Un artista mai nato si appende al filo del rasoio per dimostrare la propria creatività in un momento di lucida pazzia. La sua foto con il cartello appeso alla schiena che dice “momento creativo” viene venduta all’asta per due milioni e settecentomila euro.