Ma quando?


Manolo ride di gusto. Manolo si siede sul fusto. Manolo prega di petto col busto eretto e congiunge le dita dei piedi. Stringe il culo e schiaccia un peto che fa il giro del mondo. Manolo è tornato in sé e martella il piede del santo spirito per riceverne un barattolo di Nutella nella fetta di formaggio Emmental.
Poi decide di andare dal padre che muore per rendergli l’ultima visita. C’è un oceano di lattine da affrontare, ma sente che se le può bere tutte senza problemi e comincia, uno, due, tre, tutte di sprite. Beve e piscia piscia e beve.
A metà strada, Manolo viene intervistato dalla Rai, poi dalla BBC e quando approda all’altro continente scopre che ha sbagliato emisfero, ma poco male. Basta fare una corsettina in mezzo alle vacche al pascolo e digerire le ultime diecimila lattine.
La cosa carina è che fa amicizia con le vacche e prega con loro, ne monta alcune, poi una volta ingelosito il toro se la dà a gambe, giusto in tempo per finire in un’arena dove il capo della sprite decide di farlo fustigare da cima a fondo, ma un reggimento di mucche innamorate lo salva in extremis e gli permette di ripartire alla ricerca del padre morente.
Quando arriva in Turkebostan lo trova e lo abbraccia e gli chiede “ma non stavi morendo” “ma no: stavo be-vendo, non capisci mai quello che dico” “ah beh, allora senti ho un paio di sprite con me”.
Questa è la saga di Manolo, così come venne redatta dagli antichi Belgushi e ritrovata dodicimila anni dopo da mio suocero durante un ritiro spirituale con gli scout della parrocchia. Fu così nominato talpa onoraria.
Questo ci disse.
Chissà che s’era fumato.

Crampo alle dita


Il trillo azzurro di una vacca che si muove con fatica, zoppa e guercia, mi solleticano l’intestino e ruoto su me stesso per chiamare una storia che mi gratti e dopo mi dica bravo. Audino si masturba in volo, mentre pilota un aereo tra Shangai e Hong Kong. Sorride Audino e parla con la hostess che lo guarda pensando se si è ricordata o no il regalo di compleanno di un’amica a Livorno. Una volta finita l’eiaculazione durante un vuoto d’aria Audino riprende i comandi ed evita di schiantarsi mentre i passeggeri stanno urlando canti della resistenza polacca. Il divin bambino s’insinua nella tana di una volpe e la cavalca per ore e giorni. Mentre un orologio scandisce la sequenza delle nuvole che passano io mi domando cosa ci fanno gli aquiloni radunati a coprire il sole di mezzogiorno a forma di rombo blu. Ma gli aquiloni sparano. Pallotole di zucchero e lecca lecca. E tutto finisce in vacca.
Diciamo che una forma di caffè si trasforma in pappa per neonati e il neonato in questione pensi alla risoluzione del problema di fondo della meccanica quantistica, ma muore prima di poterlo rivelare al mondo per una semplice influenza convertita in polmonite e poi ciao. E allora? Dove sarebbero i muri d’acciaio? Gli verrebbe un crampo alle dita? Ma se così fosse allora il pianoforte di mia figlia non suonerebbe più le musiche di Beethoven. E allora mi rifarei con le formule di Einstein. Dov’eravamo? Ah, alle palle del pilota. Che messo su il pilota automatico mette le mani addosso alla hostess che si lascia fare sempre pensando al regalo di compleanno dell’amica. Quando si accorge di quel che sta succedendo è troppo tardi. Questo è il prezzo da pagare per una cattiva memoria. Un pazzo a cavallo ride per il troppo galoppo ma scuote il cervello per ricavarne una zuppa già pronta.