Un cascamorto si incide le unghie su una pietra al cioccolato per mangiarne le budella in fiore sotto il sole cocente della primavera astrale che noi rettiliani succhiamo tra un Ice Tea e l’altro. Mentre mangiamo vermi e ci guardiamo le scene di grandi fratelli che lottano per le loro cavallette eccoci scendere dal cielo tra dimensioni di dentifrici seducentemente froci per adagiarci su terre labiali che ci danno baci e tortellini fusi. Noi abbracciamo il genere umano e indossiamo le maschere che ci portano a uccidere in grotte lucenti per cercare l’oro e la merda dell’animo umano.
Succhiamo con lingue biforcute il midollo osseo della triglia spaventata ma buona con la maionese e il ketchup. Busino si inciampa nel pappagallo mentre canta la Turandot in una Scala a quattro piedi semoventi. E pianta un fiore lucente di luce radioattiva.
Non preoccuparti se non vedi il sale del sole su un topo morto che ti porti sempre sulla spalla per coccolarti nelle ore di solitudine. Altro non è che la peste nera della tua coscienza che ti racconta favole e illusioni per spingerti oltre i mesi della follia e comprarti per poco prezzo. Perché anche l’anima ne ha uno ma lo vende solo se non lo sa.
E allora ridiamoci sopra.

Barba di rabarbaro


In una casa di zenzero un ragazzo si sbarba dalle acque sporche di rabarbaro e punta a una sega elettrica per mangiare una lucertola di colori sgargianti in minigonna. Tra ninnoli d’oro e psicoterapisti definisco il quadro del big bang.
Tra quadri di Dali’ e spolverini di Miro’ mi masturbo venendo a patti col diavolo.
Gargantua è un amico caro, alto e nevrotico, simpatico e schizoide. Ha ucciso tutta la famiglia durante una partita a carte. È un bravo ragazzo, ma non sa perdere. Bisogna capirlo, da piccolo non vinceva mai le gare di corsa con il suo cane. Anche perché è zoppo. Lui, non il cane. Sì è azzoppato durante una caduta dal fornello di sua nonna quando aveva un anno e mezzo e si è messo a ridere perché non sapeva ancora se quando ti fai male devi ridere o piangere.
La madre è la dodicesima figlia di sette sorelle incrociatesi con i rettiliani della seconda generazione. Insomma ha la pelle un po’ giallognola e i capelli verderame. Ma è una bella gnocca per alcuni. Un calcio allo stomaco per altri. Per esempio per il marito che si chiama Rado ed è sintonizzato su un’altra frequenza quella dell’elettrocardiogramma e si nutre di aria fritta con ketchup a parte e un po’ di maionese, ma non è anoressico, no, mangia un casino. Per lui masticare aria è una specie di obesità. Già al mattino comincia facendo bolle nel caffè latte. E finisce facendo la stessa cosa con la zuppa alla sera.
Insomma Gargantua, da quando li ha ammazzati, si sente quella sensazione come di assorbimento quantico e gioca con zerbini e amazzoni da palcoscenico e ride senza sforzo quando si trova sulla tazza e più ride e più esce e più esce e più ride. Ogni cagata rischia di restarci secco.
Ma questa è un’altra storia
Smack!