Crampo alle dita


Il trillo azzurro di una vacca che si muove con fatica, zoppa e guercia, mi solleticano l’intestino e ruoto su me stesso per chiamare una storia che mi gratti e dopo mi dica bravo. Audino si masturba in volo, mentre pilota un aereo tra Shangai e Hong Kong. Sorride Audino e parla con la hostess che lo guarda pensando se si è ricordata o no il regalo di compleanno di un’amica a Livorno. Una volta finita l’eiaculazione durante un vuoto d’aria Audino riprende i comandi ed evita di schiantarsi mentre i passeggeri stanno urlando canti della resistenza polacca. Il divin bambino s’insinua nella tana di una volpe e la cavalca per ore e giorni. Mentre un orologio scandisce la sequenza delle nuvole che passano io mi domando cosa ci fanno gli aquiloni radunati a coprire il sole di mezzogiorno a forma di rombo blu. Ma gli aquiloni sparano. Pallotole di zucchero e lecca lecca. E tutto finisce in vacca.
Diciamo che una forma di caffè si trasforma in pappa per neonati e il neonato in questione pensi alla risoluzione del problema di fondo della meccanica quantistica, ma muore prima di poterlo rivelare al mondo per una semplice influenza convertita in polmonite e poi ciao. E allora? Dove sarebbero i muri d’acciaio? Gli verrebbe un crampo alle dita? Ma se così fosse allora il pianoforte di mia figlia non suonerebbe più le musiche di Beethoven. E allora mi rifarei con le formule di Einstein. Dov’eravamo? Ah, alle palle del pilota. Che messo su il pilota automatico mette le mani addosso alla hostess che si lascia fare sempre pensando al regalo di compleanno dell’amica. Quando si accorge di quel che sta succedendo è troppo tardi. Questo è il prezzo da pagare per una cattiva memoria. Un pazzo a cavallo ride per il troppo galoppo ma scuote il cervello per ricavarne una zuppa già pronta.

Come il bacio per il cioccolato


Una vecchia vestita di grigio e di rosso aspetta che l’amo faccia il suo lavoro in uno stagno vicino a casa. Guarda lo stagno e pensa a quando era giovane che credeva che pescare fosse una cosa da vecchi. Aveva proprio ragione. Specie se si è vecchi e affamati e non ci si può permettere di comprare carne al mercato. E si ha tutto il tempo.
Giusto aspettare che finisca anche quello. E allora pensa ai suoi nipoti lontani e ai suoi morti. Marito, sorella, genitori, amiche e amici. A novant’anni li hai seppelliti quasi tutti, pensa, e spera che questo pesce le permetta di seppellirne anche qualcun altro. In fondo alla fine diventa una gara di resistenza. E un desiderio atroce di farla finita.
Sì perché tanto quella che vince in fondo è la solitudine. Charlie non è d’accordo con lei. Per lui la solitudine è meglio di una moglie. Una compagna fedele sempre pronta a farlo stare bene. E che l’aiuta a realizzare sogni che non s’era neanche mai immaginato di avere. Ecco alla fine Charlie è l’ultimo rimasto da seppellire, poi se ne può anche andare. Anche Charlie le dice la stessa cosa.
Quel pesce lo sta pescando proprio per lui.
Lo ricoprirà di cioccolato fondente e lo congelerà, poi lo tirerà fuori in modo che si scongeli la cioccolata ma non ancora il nucleo e quando lui lo assaggerà beh, sicuramente deciderà di baciarla. S
orride pensando al fatto che o sarà così o farà fuori tutt’e due così non ci saranno né vinti né vincitori, ma semplici morti.