Rinoceronte di cartone


Un coleottero piange. Davanti a casa gli hanno dipinto un piatto di pastasciutta oligarchica sullo sfondo di una guerra di secessione punk. Olindo in quel momento si sta stuzzicando i capelli lunghi lunghi e leccandosi un’ascella mentre mi guarda e fa l’occhio languido. Sta aspettando i risultati del test dell’aids. E provo sconcerto a vederlo in uno stato in cui ammazza un coleottero perché si è arrampicato sulla sua gamba nuda e pallida. Guarda la vitamina D e ascolto il silenzio di entrambi chiusi in un bagno nel mese d’agosto cittadino senz’aria condizionata ma con un’aria che si tinge lentamente di rosso. E il suo sangue comincia ad evaporare. In una sauna ibrida che trema al pensiero di assorbire correnti di sangue alieno l’aria mi guarda e m’implora di segarlo a metà per farlo scorrere nelle fogne. E io me ne vado in volo verso la costa concordia, verso la salvezza del capitan uncino in un elicottero di cartone.

Gianni 46 anni di Lisbona immigrato italiano si siede davanti al porto in una serata di tramonto e guarda una nave da crociera che passa a distanza ravvicinata per salutare. Si cala i pantaloni e saluta tutti con una sega.
Lorella di 13 anni è seduta sul letto, sotto di lei suo fratello nudo col pene eretto. I genitori stanno facendo la stessa cosa in un hotel durante il fine settimana.
Giorgia Novelli 23 anni, che soffre di bulimia, guarda una cicciona per strada che si massaggia una tetta nella panchina del parco e socchiude gli occhi pizzicandosi il capezzolo mentre dondola una carrozzella.

Un ganglio insorge nella navetta del piede arricciato


Nel tempo di Natale scende la pioggia dalle nevi del Kilimangiaro e un cecchino nero spara all’orizzonte senza sapere che un risotto gli cadrà sulla testa. Mi piego e mi spezzo sull’altare di un pasticciere gay. Uno sparo nel vuoto di un deserto di pietra. Riecheggia l’eco di una musica punk. Un violino si diverte a nitrire e una preghiera ne semina il cuore in tutta la valle. Ereditiamo una follia con lo sconto sulla quantità e un manipolo d’indiani d’america controlla la valle. Al suono del tamburo riflettono la luce di un libro di 36 zollette di zucchero. Quindi invitiamo il presidente degli italiani in una mangiatoia nel fienile di un casinò. Che fischietta dipingendosi la stanza rococò. Una pungente atmosfera di api scivola via nelle mie vene infettose e gongola obesamente tra le palle di Giuda per una piccola palla di pelo che sa di frutta candita. Un immenso rutto di maiale esala l’ultimo respiro nelle viscere della carrozza del principe Pavone.