Mah!


Una follia di gabinetti esposti al sole deride la cervicale che scende dai miei testicoli verso cardigan rivoluzionari che sfilano in manifestazioni di nudisti nudi davanti alle telecamere vogliose di corpi da processare e servire con il piatto della pastasciutta tra quisquilie arricchite da manzo e ragù alla bolognese.
Tutta la famiglia è radunata intorno alla stanza del Papa e resta religiosamente in silenzio e in posizione caprina battendo le mani al ritmo della croce di Cristo. Mentre si masturba psicologicamente i genitali. Una croce matematica si staglia nel cielo e un’aquila osserva la preda con potere cardinale. Una vespa senza pungiglione vaga nella tenebra della peste bubbonica vestita di nero e con una voce stridula avverte uomini e donne, di cosa? Non si sa, ma avverte.
Rotolo nel fango dopo un’esperienza stagnante. Il fontaniere ha aperto una falla nel buco del culo ma non l’ha mai riparata e soffro d’incontinenza. Pago la fattura e mi sturo il lavandino con uno spazzolino che si masturba le orecchie. Mi dolgo col cuore del fango che cola dalle mie gengive infette di pus che sa di rabarbaro omosex e mi sdraio consensualmente durante il gay pride in un carro carnevalesco di suore puritane per adornarmi di anelli spaziali che giocano con i miei genitali colorati.
Esco e prendo un po’ d’aria inquinata per fumare il polmone d’acciaio e riderci sopra finché morte non ci separi.

Venti agitati di un pasto vecchio.


Il minimo comune denominatore della vacca possidente genera una radice cubica un po’ amara che va mangiata col miele di pelo pubico di passero femmina. Ho la voce metallica ed è per questo che suono il rock come una padella smarrita nei transistor di un bidé di marmo blu elettrico.

Chiedo a Gurlo perché sforna i tricipiti insieme ad una torta alla panna preparata da sua nonna quando era un allievo della scuola islamica dei combattenti di Allah. Lui fa “Perché è così che posso mangiare liberamente un po’ di carne di maiale, se no ti fanno fare un clistere di pungiglione d’ape e allora passi un mese a pregare di morire incatenato ad un toro che sprizza sangue e piscio effervescente naturale” “Capisco faccio io, allora meglio essere cristiani così puoi mangiare caccole di vacca senza offendere né dio né Stalin col suo occhio antropomorfo e mangiare un brodo butterato con vaniglia”. Gurlo mi guarda con occhio pescivero si gira verso la scarpata dov’è aggrappata la sua navicella spaziale e si butta spensierato in questa lavatrice che centrifuga letti di spine. “Un coniglio in meno” penso tirandomi fuori una pizza margherita con salsiccia piccante.

Metalomé lavora alla catena di montaggio e grida. Enoch canta inni al Signore e stira le camicie di un cherubino sdentato. Druido pulisce le scarpe al signor Artù di Reggio Calabria. Vogano così i filopanti morenti che tranquillamente si crogiolano in un mare di salsedine croata tra vampiri e balle meteoritiche. Diversi anni or sono i lupi arborescenti si erano spinti all’estremo oriente fino a lievitare e assaporare i venti trasparenti di sirene spazzine ma poi si resero conto della paga da fame che ricevevano in cambio di servizi di prima classe e vendettero i loro servigi ai manicomi criminali coreani.

Fu così che provocarono le prime esplosioni nucleari nella testa dei pazienti, mentre erano seduti sul bidé piccante al sapore di pesce.