Vedo una quindicina di molle che fanno l’amore. Tra loro e libri di catene spezzate che viaggiano su jet lag a velocità luce. Prego una zebra a pois di raccontarmi barzellette sporche di sangue e sperma.
Scivoli giù per bande di froci a bocche aperte per ricevere suoni e carezze che non arriveranno mai se non da porci impazziti per la modifica parziale dell’IRPEF sugli immobili sexy.
Erano da innumerevoli Renzi che non si vedeva più un governo così ipnotico e ipnotizzante in una canzone di Spotify che si è incantata su se stessa e non ride più alle battute insipide di Crozza. Mangiami una mano di traverso, fratello, e riempimi la pancia di strutto colorato di rosso. Ti voglio bene. Tu che leggi e ti scaccoli con la mano nei pantaloni grigio verdi. Ti osservo e decido che siamo uguali ma diversi e dobbiamo accettare la diversità anche se siamo diversamente diversi. Capito? Quindi stringiamoci la mano anche se non ce l’hai perché l’hai persa in un sogno mentre si chiudevano gli occhi su un’accetta in movimento. Un telefonino non ti ha salvato la vita, ma nemmeno la mano che oggi può essere usata solo in maniera bionica.
Atolli grigi si sfavillano le pupille mentre si raccontano denti grigi ingialliti dal fumo di una poiana infallibile sui dogmi religiosi.
Un’abside di porcospino mi cinge la testa e io e te potremmo conquistare un mondo di vermi in un formicaio di pareti religiose come mantidi che uccidono chi le ha partorite tra formiche battenti bandiera pirata e coleotteri con la minigonna e il preservativo infilato dentro le ali. Per favore distruggimi le sinapsi con droghe al sapore di water affinché la morte smetta di scorrere nelle mie vene e mi spieghi la differenza con la vita di un sugo di pomodoro. Detto questo, ti auguro una buona Pasqua e sai che non sono sincero. Ma si dice per dire.
Un abbraccio.
Tuo fratello.
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Lunedì signor mio
Voci incontrollate nella mistica campestre si gorgogliano sonnolentemente nella mente di una mamma mentre munge una mucca maremmana e ne monda la merda con un secchio d’acqua distillata.
Un forte sapore di cacao aggredisce la mia bocca e penetra dolcemente amaro nelle cavità sotterranee che fumano una canna di marijuana verde comunicando un cartellone pubblicitario nel quale un uomo è seduto sulla toilette di una montagna appuntita.
Diversi cacciatori di monnezza si litigano un sacco della spazzatura che contiene carne di cavallo triste.
Una focaccia alla crema di vitello si sporca di giallo il contenuto di una matita nera. Statica è l’energia di un sole freddo. Contaminato dalla stuoia bianca si muove con la lentezza di un dromedario asfittico e un falco osserva la scena in mezzo ad una poesia di catrame che non gode se non nella lacrima di ghiaccio grasso.
Rosso di sperma bel tempo s’inverna. Nel torsolo di bianco spino un’utilitaria familiare s’incendia e contamina gli alberi del bosco di Hansel e Gretel. In preda alla furia dell’orco restano in gabbia e muoiono. Felicemente, col sorriso di sperma sulla bocca.
Una Fatima fatiscente mi sussurra all’orecchio che non è tempo di Minosse che deve andare in pensione e le grandi manovre di un falco dal nome impronunciabile cozza contro gli scogli dell’isola di Creta. Un’isola affamata di sale e sapore di mare stuzzica un porcospino che cerca una compagna per riprodursi e baciarsi. E anche per farsi fare un pompino. E un po’ di poesia.
Con la borsa a tracolla mi accingo a rovistare tra i miei sentimenti. Per trovarne almeno uno che mi serva per affrontare un’intera settimana.