Mi siedo su una sedia di eroina rossa per un aperitivo in un bar ansimante tra proboscidi di panna cotta. Gioisco al vedere una gazzella che incrocia le gambe e guarda la mia bottiglia carica di sperma filosofale. E gioisce alla vista dei girini che solleticano le frattaglie della sua specie in una carica colossale di veleno e di allegria alcolizzata. Mi guarda e mi si avvicina al galoppo per chiedermi “Avresti mica da accendere?” le sorrido e le passo una cornacchia pelosa che viene direttamente dall’Inferno.
“Mica avrai paura di volare tra le dita dei buoi?” mi fa con sguardo allupante. Io la guardo sprezzante e le allungo un panino sulla coda il che la eccita come un panino al prosciutto crudo con contorno di valchirie e mozzarella in carrozzella.
Mi allunga un diritto e un rovescio e capisco che vuole essere presa lì senza se e senza ma tra i caprioli incravattati e gli stuzzichini al veleno di topo gigio.
Non mi tiro indietro ma le tiro una coltellata al collo e ne faccio polpette in una visione della via lattea che non lascia dietro di se altro che scie di comete a forma di burro e salvia.
Mi accascio stanco tra formicolii di buchi neri e arrosti urogenitali per contenere la passione virile di un fungo atomico bello a vedersi e caldo di microonde. Ci baciamo ed esprimiamo un desiderio sul bancone del bar in mezzo a cani e porci che ci hanno imitato e leccato.
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Polpette trans
Un emiro vermifugo mi solletica i funghi dei piedi prima che diventino buoni da mangiare trifolati. Metto un punto sotto l’ascella per limitare le antenne del grattacielo di bava alla bocca mentre una chitarra elettrica tira le corde dei miei timpani tra una transenna di gomma da masticare e una botte di vin santo.
Erica si mangia la foglia di petalo d’autunno. Un autunno omosessuale. In cui le spire del serpente dell’albero della vita muggiscono allegramente tra le risate di bambine che fanno il bagno al fiume.
Ora è capodanno, ora si festeggia. Si festeggia un anno migliore del passato. Più è grande la disperazione più aumenta la voglia di festeggiare. Farina, feste e frusta. Una polpetta di carne transessuale si agita alla festa dell’equinozio del solstizio della paura della fame. E promette sfracelli. Mentre la carne si agita e festeggia viene fritta all’aria aperta e mangiata dalle fauci del Dio del bene che si ciba di sangue liquido al posto della coca cola.
Il dio di un veliero uniforme ci parla e ci dice. Ci parla e si sfoga che non lo hanno mai lasciato governare. Un dio sincero. Che vuole il nostro bene. Che non vuole tasse né spese. Che vuole festeggiare con noi e con i nostri figli. E la chitarra elettrica si scioglie nelle mie orecchie lasciando una elettricità statica nell’equinozio del solstizio. E brucia la carne trans. E inaugura l’anno, l’ultimo, della paura.
Mangia marmellata di spine di rosa pallida
Un letto di spine s’eleva sul mio sogno mattutino e cola sangue nel gabinetto elettrizzato di ricevere la musica di un sitar.
Vedo cumuli di terra viaggiare nella moltitudine di carte credito scadute e grandi chiavi grandi come bambini di dodici anni godere di bambine cadute dal cielo da paracaduti a forma di feti multicolor comprati a una bancarella del mercato delle pulci dell’aviazione.
Vedo. Vedo luci abbaglianti sulla testa di Cordero, il mio collega d’ufficio, alto un metro e un tappo e che come al solito compensa l’altezza con la carriera. Ha degli occhi che mi ricordano Tom Cruise, ma si chiama Chris Pioggia. Come nome potrebbe far carriera in politica o nella mafia americana. Come tipo ha voglia di tirare cazzotti a destra e a manca ed è divertente anche quando s’incazza. Che ti azzanna la caviglia e non la molla più. Cerca di sedurre un’altra collega la quale gli ha fatto capire che non cerca uomini sposati. Ma mi chiedo cosa gli avrebbe detto, o dato, se fosse stato uno e ottanta.
E piove miopia in un ufficio che suona chitarre rock da mane a sera. E dove ciascuno mangia briciole di potere come formiche affamate che cercano di costruire il proprio feudo. OMMMM my friend.
OMMMM anche a te. Che leggi e che speri. Che preghi e che non sai dove andare e cerchi come me. Un dio o una banana che ti guidi in una foresta di Satana tra una sniffata di cocaina e un capo in giacca e cravatta. Inginocchiati davanti ad un cantante di pietà e puttana. OMMMM amico mio.
Che il sitar dell’attenzione discenda su di te e risvegli la fortuna delle larghe intese per colmare il deficit di attenzione che caratterizza il tuo cervello mentre ti masturbi guardando una lingua di bue a doppia coda e frustandoti con un gatto a nove.
Apri il frigo e gli animali morti ti salteranno addosso mentre una voce indiana ci masturberà i timpani. Solenne stupido che ti gratti mentre leggi e mangi polpette di calli e duroni divertiti di essere stati allevati a grasso alcolico e canti d’opera fiamminga.