Nella faccia del delirio


Una faccia si gira dall’altra parte mentre i miei sogni spariscono nella nebbia della mattina che con l’avorio in bocca impone ai fantasmi della notte di uscire dalla finestra e li sostituisce con altri di un mondo legato alla terra. Tra piccioni e pipistrelli vestiti da festa in maschera ammazziamo la rustica comodità di un letto caldo con quella pungente di vento gelido e camminiamo tra polveri pesanti e camion autostradali tra pezzi di piombo e panifici che vendono quello che hanno prodotto durante la notte.
Un cane guaisce e un barbone perisce nel cammino verso il posto di lavoro. Insieme a una vecchietta incipiente che mostra al nipote come il cane fa i suoi bisogni e i piccioni mangiano le briciole e la riproduzione si rimescola insieme alle cipolle del soffritto in un brodo primordiale tra galassie che stanno sparendo come i fantasmi della notte nella nebbia mattutina che ha l’oro in bocca e il piombo nei polmoni.
È così che libero la mia immaginazione tra le budella terrene e propongo l’utopia del delirio a lestofanti mugnai e lesbiche androidi di generazioni di tessuti adiacenti che si coprono con coperte della nuova e vecchia Zelanda sognando un osceno pacifico che muggisce onde scatenate e ricopre gli atolli di atomi di pastafrolla meneghina.
Prego. Avanti tu che io non posso.

Attenzione al buio marrone


Diciotto mila fanti si mescolano in una foresta d’oppio e nutrono il fardello di una cena a dispetto di un occhio di riguardo alla tubercolosi in paziente attesa da tempo immemorabbbile.
Noé scende dalla barca e accosta sul molo dove tutti ammirano la qualità delle rifiniture del suo motoscafo ultimo modello. Scende con due puttane che lo accompagnano in giro per il mondo e una serie di schiavi importati dagli altri pianeti. Osanna nell’alto dei peti. E pace in terra alle giraffe di Bogotà.
Un prete sensuale si masturba nello sfintere della chiesa ortodossa. E si masturba in maniera poco ortodossa.
Giovanna si masturba in un lavandino dell’esercito italiano e viene a seconda dell’intensità dell’odore animale che circola nei suoi polmoni.
Una messa solenne muore asfissiata in un soffritto di cipolle mentre la prima comunione accompagna Libera in un bordello per fare un tirocinio post laurea.

Ricordo una bicicletta che mi diceva parole dolci


Piangi menestrello della fantasia, mentre un riso amaro cade nella ciotola di gommapiuma che si espande sotto i tuoi piedi da barbablù. Con una spina nel cuore, con una fetta di Nutella in corpo canti in coro a pieni polmoni.
Una pioggia zuccherata ti piove in testa e sa di miele appena munto.
Si scaldano i motori nell’oceano della vanità.
Applaudono i pesci che hanno pagato il biglietto della corrida degli uomini.
Sangue e arena cospargeranno le bombole di ghiaccio nel cuore del popolo che vuole la rivoluzione.
Mi godo un ricordo di bambino, mentre un menestrello cucina la minestra del giorno. Sogno di essere una bicicletta che sfreccia allegramente tra la folla eccitata e taglia il traguardo del mondo che ruota.
Un odore di pomodoro si sparge in strada e lo stomaco si eccita e la saliva scorre ad una velocità sublime in attesa del pasto settimanale.
Guardo dalla finestra e vedo clown e saltimbanchi spargere felicità a poco prezzo, in cambio di una grigia manciata di pioggia. E anche noi ci dileggiamo nel prenderci a pugni, oggi, nell’arena del sole, quando il ghiaccio si scioglierà e una pista da sci sostituirà i nostri cuori.
Un cantautore tira il collo a una gallina e ne fa mille coriandoli per divertire il figlio piccolo che compie due anni.
Definisci la felicità. E soprattutto, dimmi che esiste.