Senza una spiaggia in cui risalire è difficile la cima della cresta


Quindi divenisco e la parola crea la distanza di una roccia leggiadra in cima alla montagna incontinente per ruggire con una cresta pelosa che si masturba all’alba di un nuovo mondo. La collera si spargeva come colera arrugginito nella provincia di Poggibonsi e gracchiava allegra in cima ai rami sporchi di scheletri arrosto. È vero che il prurito provoca il mal di schiena, ma è vero che una schienata provoca rottura delle vertebre, specie se parlano più lingue. Il sale è l’origine delle rose, mentre le gioie ruttano in sella a un cammello. È Jeeg robot d’acciaio, e vorrei anche vedere che un robot fosse costruito con la pastasciutta. Per cui coitiamo a vicenda e lecchiamoci le vagine tumorali che crescono durante la congiuntura di passi decisi che si avvicinano alla nostra anima per strangolarne le vene e vedere l’acqua che cola dalla montagna che ride.
Moderna Trimurti che suoni una lingua di un’altra epoca in cui si credeva agli spiriti e si vedeva un altro mondo mentre le api volavano felici e il polline disseccava roseti e ne faceva legna da fuoco sacro di S. Antonio. Così sia mio scrittore di fughe che fuggono via senza salutare né voltarsi indietro mangiandosi i piedi a vicenda lungo una strada lunga e diritta verso il salvagente dell’umanità, quell’insalata di cavoli che non si conosce né si considera una barzelletta da raccontare ai vecchi appena svegli.
Ma sono svegli o no? Se dormono possono essere morti da un momento all’altro. Per quello che i vecchi dormono sorrisi. Perché uno sterco si avvicini ad una martellata in bocca e il sesso di una pecora non contamini direttamente i vimini in fiore di una corazzata sovietica. Baldanzosamente. Nuda.

Polline


Venusa ritaglia un angolo di tempo nel telaio storto di un’icona che ride dal riquadro color prugna appeso nel corno d’Africa sotto i bombardamenti francesi alla ricerca dell’uranio per far funzionare centrali nucleari da smantellare. Ridono dietro di loro le iene che portano sangue al mulino dello sputo di una chitarra saxofonica del dio barbaro.
Non potrei sentirmi meglio dice la ragazza alzandosi dal letto di diodi elettrici dopo una notte d’amore intenso sotto i rododendri della sua casa in stile coloniale. Suono il piffero magico di Antalenio che me l’ha prestato e mieto un seguito di rosmarini abbagliati dal fetore che spargo senza pietà alcuna e rido in una latrina militare perché i gusci di noce che escono dal culo bruciano di sale al peperoncino rosso.
Le Erinni si alzano un mattino e chiamano Medusa per lisciarle il pelo del pube e rincuorarla sull’ultimo amante morto ammazzato da lei.
All’inferno queste cose succedono ogni giorno e non c’è niente di male.
È questa una delle cose belle dell’inferno, il male non esiste più.
Così come non esiste umiliazione nel mondo di Marylin Manson.
Se hai raggiunto il punto più basso dell’umanità sei libero perché non hai nulla da perdere. Se hai raggiunto la libertà allora sei pronto per andare all’inferno. E il modo migliore è quello di morire dal ridere sopra una pila di legna da ardere.
Un abbraccio a te e una carezza a me.

Magna Gregia.


Voci sinuose s’insinuano nel seno del senso. Non so se rendo. E fanno clamorosi errori di ortografia. C’impegniamo così in una tediosa giornata di fine autunno in una classe modello Juditta e sfiliamo convinti di essere strafichi tra alberi di crisantemo piangente.
Una truppa parata di fronte e di sesso. Questo c’insegnano a scuola. Ma rotolando frementi tra prati in fiore issiamo le bandiere del pisello giamaicano che porta pace in tutti i frutti. Mentre ubriachi usciamo da scuola ecco il sedere del bidello Paese che vola giù dalla finestra.
L’avrà cambiato per uno senza buchi? Aspiro e inspiro l’aria che sa di polline in fiore. Un fiore d’orchestra. Un fiore alla finestra che prega rosari d’addio alla sua bella che parte per il fronte in un pianeta lontano. Un pianeta che sa di aglio e prezzemolo. Lo chiamano il “Bruschetta” come mio nonno. S
arà destino ma ho già comprato un appezzamento di terreno da quelle parti. Si sa mai. A scuola ci saranno buoni corsi di cucina.
Pane e salame si leccano le dita e scorrono i trichechi tra i denti per togliersi quei fastidiosi grumi di grasso che restano in mezzo alle fette.
Un gatto obeso si fa una sega guardando le mosche che vanno in chiesa la domenica mattina.
E Pietro e Paolo sondano il terreno per vedere se è pronto ad assorbire una nuova piantagione di datteri cattolicomunisti.