Pollici versi s’incrociano le dita per succhiarsi a vicenda la cataratta dal naso. Il muco scende e discende dall’intestino per trovare una valvola di sfogo nel marasma di diodi cibernetici che affogano una madre in dolce attesa di un i-pad per il figlio cerebrolitico. Arturo si inceppa la scarpa per la discesa su una scarpata che predica un battito ritmico che gli mangia il cuore. Pezzi di anima gli svolazzano sulla testa come nuvole prese da un uragano di denaro. Argento vivo che si spella le mani piangendo di sesso in cima ad una collina. Arturo spaventato si guarda allo specchio. Lo specchio si angoscia dal vedere una faccia diventare verde, poi blu, poi nero, nero bruciato e infine spegnersi come la brace di un camino, lentamente emanando calore alle lampadine che restano a bocca aperta per l’emozione inaspettata.
Api e zanzare si cibano di barbabietole da zucchero e spingono camion nel senso opposto alla scarpata di un fesso che sta precipitando. In questo modo Dio parla alla gente e suona un tamburo o le campane per chiamare a raccolta i fedeli di un tribunale dei minori divorato da milioni di patatine fritte in aglio e rosmarino.
Eolo evoca i bei tempi ma poi si taglia il viso con la lametta e urla un porcoddio che si sente fino all’Africa dove tumuli di negri stanno ballando sopra una roccia nera perché è piena di petrolio malato di AIDS. Arturo si lecca i baffi e torna dall’Africa con la febbre giallorossa e un’auto da corsa targata Bali.
Piange la sua donna che lo aspetta in una capanna di fiori e gerani che cantano note che stridono contro un uragano di nubi di cartapesta e Arturo si taglia i baffi. Una scuola guida li usa per la propria pubblicità e per non farsi fotografare la targa in eccesso di velocità. Ma quante streghe, ma quante cazzate. Ma perché volano i santi? E quando ci toglieranno l’elettricità, come faremo a fare l’amore? È un dilemma o un dramma? In fondo potremo sempre dipingerci le ossa attraverso un microscopio di carta carbone. Le sopracciglia di Arturo vengono in mente ad una schiera di Arcangeli che da allora in poi le venererà come peli di agnello sacrificale e le userà per pozioni magiche di sacri sabba usati per fare sesso con minorenni bisex dato che gli angeli non hanno sesso, o sì?
Carico il pisello per sparare oltre il muro di cinta un carosello che evoca ricordi da manicomio criminale. E un sax mi perturba i timpani lasciandosi dietro un violento sapore di sex.
Veterani si immolano e cagano dietro la statua del generale degli angeli sommersi da cumuli di spine e rose rosso sangue
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Cosimo ergo sum
Un vomito blu mi parla su un sottofondo di sitar indiano. Sfrappole fritte piovono da ogni dove su una città di campagna dove si tirano ancora i carri coi buoi. Un elmo da guarra si stira insieme a voci rauche che cantano in un coro di bambini di chiesa. Gloria nell’alto dei cieli e pace nelle fogne di Calcutta ai topi e alle gazze ladre di palle di piombo. Cerruti è un marchio da sballo. Ma Cosimo Pietraguerra è altrettanto sborrone. E io vesto Cosimo.
Bacio il bacio della fortuna affinché vesta le vesti di seta e copra le menti dementi di un capo branco a cui l’alcol ha dato alla testa di cazzo. Cazzo, un pene, una poesia, del cazzo, appunto.
Suor Cecilia era una ragazza alta e magra che non riusciva mai a dire la cosa giusta al momento giusto e allora dava l’informazione al gruppo. Trovava un ruolo, quello di gazza ladra, o di corvo dato che era alta e vestiva di nero. Le amiche si rivolgevano a lei come fosse google, ma era l’unico modo di avere la loro attenzione. Poi siccome in parrocchia le davano tanta più attenzione quanto più lavoro faceva e che le suore erano più simpatiche delle sue amiche, le venne naturale farsi suora. A 50 anni s’innamorò di un chierichetto. Cugino di un’altra suora.
Un’urna funeraria raccoglie le sue ceneri portate in processione da tutto il paese nell’attesa di essere presto dichiarata santa. Miracoli piovevano dal cielo come Parmigiano sui topi a ogni orgasmo nel quale chiedeva perdono con tanta forza da far accendere tutte le luci del paese. E anche gli elettrodomestici.
Scivolando giù per il tubo del gladiatore il redentore ripuliva i pollici inondati di sesso e celebrava una messa nello sfintere gassoso d’incenso e metano liquido.