Roma caput mundi


Segolee di verruche pensano ardentemente e fumano dalle orecchie a forma di libellula permanente. Smile caro amico, smile e caga quel sorriso in ventisette soli splendenti che circolano in appartamenti abbienti clonando gli scarichi dell’acqua del bagno.
Toshiro Mifune si gratta il baffetto alla Bismarck e loda lo spirito dell’acqua da toilette per una farfalla che si posa sul suo naso e gli fa una pernacchia.
Un aereo atterra in un fossato grigiastro mentre piove e tira un vento che pela. La luce abbaglia, un’esplosione atomica crea funghetti commestibili che un panegirico s’incarica di collezionare nel suo amato libro di botanica filologica.
Scugnizzo si spruzza la panna sui piedi prima di metterli sui carboni ardenti. Si chiama panna cotta. Con un vago sapore di mostarda, più o meno intenso a seconda di quanto settimane fa s’è lavato i piedi.
I clienti del ristorante adorano quell’aroma che lui dice essere un mix di oli essenziali. E in un certo senso è pure vero. Quindi si sente in pace con la coscienza. E cammina pensando che sua madre le ha cucinato piselli alle cavallette grigie con una spruzzata di pelo di orso polare. Ma arriverà a tempo la mia fidanzatina per la cena da mamma? E chissà se domani il mio collega non mi attacca quella sua allergia da diossido di piombo che ce l’ha sempre e io prego sempre che vada al creatore prima di attaccarmela, oggi c’è un bel sole, freddo gelato, ma un bel sole, di cocco e pistacchio. Voliamo insieme in un nugolo d’api. Se potessi, ma non posso. In Sri Lanka ci vado quest’estate con Luisa, non vedo l’ora anche se devo prosciugare il conto in banca. A proposito di conto in banca, dopo devo controllarlo. Stanotte non ho dormito. Volano le mosche nella mia mente o è il sonnifero della notte che fa ancora effetto?
Sotto di lui il pavimento, sopra di lui il soffitto, sotto il pavimento un albero, sotto l’albero assolutamente niente. Sopra l’albero una cascata di miele e di seni pieni di latte.
Latte di capra cistercense.

Bulimico


Dopo aver coltivato piselli per tutta la vita mi butto in mezzo ad un campo di banane che si danno battaglia e sottintendono un rifugio antiatomico. Mi perdo così in un sussurro antistante la comica padella mentre la pelle si stura i broccoli di pus che fuoriescono spruzzati via via sempre più su da conati di rabbia. È così che incontro un personaggio che plana nel cervello e romba e atterra anzi si sfracella al suolo. Era solo un personaggio venuto male, tanto vale farlo morire. Avanti un altro. Sento la puzza ancestrale rubare pezzi di rosso bovino ad un toro da corrida. E immagini che sanno di burro fresco si stagliano contro la mia pupilla oculare e prendono a danzare un tango argentino con una rosa tra i denti. Mentre un barrito d’elefante cosparge il suono di melodie acute.

E la notte scende a mascherare di spettri fantasie lontane di lontre e lapislazzuli annegati in acque preistoriche mentre il grande direttore d’orchestra dirige il vuoto pneumatico di una centrale elettrica in mezzo alla savana.