In un grigio fetore di sabbia gli ultrasuoni mi trapassano la minestra di salsedine neuronica e mi nutro di cibo nucleare senza pinoli.
Davanti a me un pino storto che soffre di priapismo circolare si chiede se l’ascesi al cielo dipenda da una meringa al cioccolato amaro. Rincorro una pietra che fugge dalle barricate della primavera di Praga tra siluri e sigarette elettroniche che rischiano di accentuarle la gastroenterite.
Forche caudine esulano dalla mia comprensione che giudica e beve alla salute della foresta amazzonica e dei suoi rinoceronti froci. Esalando l’ultimo respiro Attila mi spiega il segreto della serie di Fibonacci. Allora il nodo di petali di rose rosse fende l’aria in una fucina di pere mature che si ammorbidiscono le labbra con una divisa da militare.
In quest’ottica Ausilio guarda l’aria e vede atomi che lo osservano con occhi da pescatori che cercano di gettargli l’amo nell’ano. Il gioco non vale la candela amico mio. Il tempo non ti lascerà più e ti costringerà a filtrare una caraffa di sberle attorno alle gonadi di una cerbiatta in calore.
Erigiamo una statua nel centro città e sbarchiamo insieme ad una spremuta d’arancia per liberare il pollo Arena dalle grinfie del supermercato cinese. Evitando così le ultime volontà di un satrapo orientale che espelle le tossine dalla gola di un serpente a nove code usato come frusta per Gesù.
Ausilio si gratta la trippa di gatto e si masturba con la coda pelosa. Un porno gatto che ai tempi d’oro faceva impazzire le gatte e le trasformava in cagne adoratrici di Osiride.
Per questo cancelliamo la lavagna e disegniamo un pene su un altro pianeta con la nostra jeep spaziale facendo concorrenza alla Nasa col nostro Naso a canappia.
W il Bronx di una volta.
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Una fosca frattaglia di fottutissime fanfare
La fresca solitudine di un pollo che fu. Il salto dell’oca si gira e rigira e fornica al veder tramontare il vino dell’avvenire. Sbadigliando si siede e lecca il pianoforte di frattaglie di gibbuti.
Una verve letteraria, non c’è che dire.
La s.ra Maria si concesse una pausa poetica con una carota gigante che le ricordava da vicino la parte migliore del suo defunto marito e lo commemorò a modo suo con la certezza che anche a lui sarebbe piaciuto così.
Condimento piccante alla cena di oggi, con commensali di riguardo che mangeranno senza sosta pinoli all’aceto di St Hubert e pappardelle di cocco e cetriolini bergamaschi. Fu lì che una mucca di risate partorì in ammollo al centro del tavolo imbandito mentre il decoro si stagliava all’orizzonte di tramontana.