Mi gratto la pancia in una fredda mattina di ferragosto mentre pioggia e neve fanno a gara per sfondare la mia finestra. Mi chiedo perché la pancia non fa a meno di aumentare le sue bolle mentre marcio alla testa di un battaglione di scarafaggi silenziosi. E un treno prosegue silenzioso la sua marcia verso il giro della peste con i bubboni danzanti intorno a una sogliola soffritta mentre piangeva soffocatamente lenta tra bulloni e patatine.
Medito nelle strade di honk kong con studenti indaffarati a fare i bagagli di un comunismo fritto e rifritto sbadigliando tra un mostro e l’altro per votare leader che saranno una vergogna e gli vomiteranno sopra ma almeno potranno dire che piove. Una lotta per l’illusione. Una lavatrice delle anime che cozza contro religioni e missioni su Marte. Mi amo e mi masturbo urbi et orbi.
Gisella si distende sulla strada per il massacro delle pedicure sulle rotaie di un treno per Yuma che fischia e fa uau uau. Ma porta lontano. Persa nella selva oscura di un trentenne che non sa perché è stato mandato in esilio. È questo l’epilogo di una storia di Cenerentola dopo che si sposa un principe zoppo a causa di una scarpa troppo stretta nella strettoia di un sogno ancora troppo piccolo per camminare con le sue gambe.
Mi pulisco le scarpe su uno zerbino che canta la musica degli antenati e una nostalgia gli scalda il cuore mentre la pioggia cade, stancamente, su di lui.
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Mi massaggio la schiena con una lingua di liquerizia.
Un dono dal cielo si tinge di rosso e mandorle cadono a pioggia su uno tsunami di patatine al forno.
Una trota apre la porta di casa e vede un uccello dalle penne al fosforo. Cosa dici ti piacciono i miei nuovi colpi di luce? Gli fa con un sorrisone da mantide religiosa. E allora lì riconosce subito sua moglie che ha mutato forma a causa dello shampoo del parrucchiere. Mica capito perché poi tutte le volte passa da pesce a uccello. Speriamo che la prossima volta non finisca per assomigliare a un uomo, pensa Giroditrota mentre le dice Ma certo ti stanno benissimo, come miele su una torta di formaggio di capra. La televisione stava sondando la capacità del mondo subacqueo a fare sesso con le alghe e masturbarsi i denti con il dentifricio di spugna all’aloe.
Una musica grugniva in sottofondo mentre Giroditrota e Tortadisfoglia si baciavano sulla porta di casa e a malapena chiudevano il portone prima di un amplesso coniugale.
La suora Bellamargherita si muoveva e si contorceva in direzione della canonica di una casa chiusa, la chiesa e si puliva le gengive soddisfatta in un arco di liquerizia dittongato al sapore di ramarro asciugato in cipolle virili e va carburando l’onda del piacere.
Un sisma ritmico che scuote le corde di un violino che vomita urinatoi stronzi.
Esigo silenzio nel trono del piacere e del fiore che si erge celeste alla fucina fallica del dio del canto.