Una pagina rotta di segala di porco mi porta verso una luna di prigionia in una Siberia incazzata di dodici turchi vestiti di oro liquido.
Tiro lo schiaquone e venero una pelle di daino zigrinata a forma di palle di Budda mentre parlo a una Maddalena in forma di sperma. Un sapore di tamburo forma la mia istruzione superiore dove la paura dell’arrosto forma un fumo di sigaretta al di sopra di ogni intenzione umana.
I burattini di Geppetto formano il mio immaginario collettivo sottoforma di stereotipi romboidali che pregano la cintura di Orione di lasciarli liberi di cantare una canzone di Porco dio senza che scendano gli angeli dal cielo a razzolare nella materia immonda di un barattolo di Coca Cola che ti spruzza in faccia una risata gassosa e ti fonde i connotati di acido solforico spumeggiante come un’onda corallina dove surfa mio zio a rotelle in una cantilena di una vecchia zitella acida e commossa da batteri di calcestruzzo a forma di pus di peste mormone.
Ringraziamo dio per la sua bontà divina e seguiamo la croce delle capinere migratorie. Il sole albeggia. Il sole tramonta tra le balle liquide dei sapori di chewingum. E l’acqua mi buca le labbra.
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L’attimo fuggente
Gioco con l’allegria di un dermatologo nel bagno degli insetti spolpati dall’uomo ragno. Una luce vivida s’impone ai miei occhi felpati di nero mentre la pioggia lava la peste e una campana elettrica batte la mezzanotte ai lupi incartapecoriti che escono da una festa per brindare all’anno nuovo.
Sottane di vermi montano una capra zodiacale facendole vedere le stelle di Orione sotto l’effetto dell’LSD. Un canguro si masturba sotto la calotta polare artica aprendo così il passaggio a nord-ovest con un colpo di reni eiaculatorio.
La schiena della prostituta era riempita di tatuaggi fosforescenti per brillare anche al buio e trasformarsi in una maschera di piacere che danzava al ritmo di mille lucciole addomesticate per il riposo del guerriero.
Polifemo informe si gratta il pelo del topo gatto e recita l’odissea a memoria tirando freccette al cianuro nell’occhio della maga Circe la quale scopre che la sua magia è impotente davanti al figlio reietto dell’universo inverecondo.
Il saggiodella montagna discende da un gruppo rock che si è riprodotto con il canguro masturbatorio e circonda di spine il capo del Cristo mentre prende l’ascensore per salire sulla croce del sud e rinasce e e risorgere tra mille capinere in un letto dei lamenti, mentre io piango davanti alla Mecca adorando un meteorite come un imbecille. Mi assopisco e mi strazio al suono di un sintetizzatore digitale per invogliare le genti a seguire il flauto del Pan bianco, capra misteriosa che cornifica un ragù alla milanese. Le ragazze di Ruby davano e ricevevano dice il ministero pubblico, un’ottima cucina per la borghesia parlamentare eletta al rango di filo spinato col quale viene frustata e ce ne godiamo il sapore del sangue fruttato. Un’arringa masturbatoria dice il Ghedini rifiutando le prove di un’anatra annacquata e aspettando il verdetto del giudice Imposimato venerato e ucciso dal parlamento siculo di onorevoli eletti dalla lupara bianconera. Mi dimentico dell’ora di punta e resto in ufficio a scrivere le parole di arlecchino finché una strega cattiva non viene a liberarmi volando sul nido del cuculo insieme a James Dean.