Una sifilide subaquea


Mi spengo in un cerino di pastasciutta mentre mi godo un fine settimana in costa azzurra sotto il sole dei Caraibi. Un incesto si riempie per annaffiare i fiori di bambagia grigia color frutta. M’infilo una sciarpa mentre accarezzo la barba di un bambino. E svengo spennando un pollo da preparare a festa. Quando mi guardo intorno vedo solo corteccia di quercia invecchiata a 90° e uno spazio di diverse piaghe siderali. E allora mi chiedo se valeva la pena di friggere il presidente.
Alla luce del bollettino fiscale di cento lire rifletto la mia immagine e somiglianza con quella di un cervo senza corna e in fondo ci assomigliamo molto ma non troppo, ma abbastanza. Volendo possiamo anche ragionare sulla mancanza di salsedine di mucca, ma in fondo basta seguire il ragionamento per ritrovarsi in alta montagna a sciare su nuvole di grigioperla.
Sempre seguendo il ragionamento il sommergibile Ponasso gode di un orgasmo subacqueo con la tipica Ursula Strozzapreti che vaga nei meandri del polo nord allattando di bianco le profondità sottomarine.
Normalmente preferirei morire di noia piuttosto che lavorare al freddo, ma una musica metallica frastuona timpani e neuroni e fa impazzire il pancreas per un ballo di tori impazziti.

Mi muoio d’amore


Una nota d’amore scheggia l’armonia degli dei. Una musica celeste si strugge all’idea del pianto. Una danza dolce che mi trascina fuori dal filo spinato mi sussurra parole di vento e di nubi, mentre la notte scende nel museo degli orrori.

Mi guardo in giro e vedo la paura di esistere che critica il giudizio universale e il pubblico applaude quando scroscia il sangue dei morti. Una nota d’amore devasta il sonno divino e fa titillare il palato al sapore di un lupo che azzanna il latte di pecora.

Odino mi parla e mi suggerisce di cambiare e di nuotare verso lidi avventati ma io gli rispondo che anche suo figlio era un po’ frocio “Non dirmi che le nubi  diventano rosse” “no, ma che il Gesù si rivolta nella tomba sì” “scopa!” “hai vinto, bastardo” “gioco da dio” “hai culo e basta” anzi ha barato ma navigare in acque tempestose non è facile per nessuno e allora andiamo a farci un giro di valzer viennese al ballo delle quindicenni. Fu lì che sua figlia baciò il tempo e fu lì che io scoppiai di pazzia e di amore.

Il resto è pioggia, solo ruggine piovuta da nuvole di letame violaceo.