Ma quando?


Manolo ride di gusto. Manolo si siede sul fusto. Manolo prega di petto col busto eretto e congiunge le dita dei piedi. Stringe il culo e schiaccia un peto che fa il giro del mondo. Manolo è tornato in sé e martella il piede del santo spirito per riceverne un barattolo di Nutella nella fetta di formaggio Emmental.
Poi decide di andare dal padre che muore per rendergli l’ultima visita. C’è un oceano di lattine da affrontare, ma sente che se le può bere tutte senza problemi e comincia, uno, due, tre, tutte di sprite. Beve e piscia piscia e beve.
A metà strada, Manolo viene intervistato dalla Rai, poi dalla BBC e quando approda all’altro continente scopre che ha sbagliato emisfero, ma poco male. Basta fare una corsettina in mezzo alle vacche al pascolo e digerire le ultime diecimila lattine.
La cosa carina è che fa amicizia con le vacche e prega con loro, ne monta alcune, poi una volta ingelosito il toro se la dà a gambe, giusto in tempo per finire in un’arena dove il capo della sprite decide di farlo fustigare da cima a fondo, ma un reggimento di mucche innamorate lo salva in extremis e gli permette di ripartire alla ricerca del padre morente.
Quando arriva in Turkebostan lo trova e lo abbraccia e gli chiede “ma non stavi morendo” “ma no: stavo be-vendo, non capisci mai quello che dico” “ah beh, allora senti ho un paio di sprite con me”.
Questa è la saga di Manolo, così come venne redatta dagli antichi Belgushi e ritrovata dodicimila anni dopo da mio suocero durante un ritiro spirituale con gli scout della parrocchia. Fu così nominato talpa onoraria.
Questo ci disse.
Chissà che s’era fumato.

Brucano le orchidee nel prato del re


Un rumore di rockoccodrillo tambura i miei timpani di un suono gravitazionale che aumenta di volta in volta gli elettroni in maniera ascendente fino a toccare punte che gridano con voce stridente.
Una zuppa annacquata imperversa nel mio palato. Mille odori scherzano tra loro. E una montagna di panna cotta ride a crepapelle. Afferro una castagna e la passo sinuosamente sulle labbra molli che sanguinano. Sangue di pesce spada. Un sale nero che sa di cacao.
Esplode.
Il pazzo ride.
E semina olio di fegato di sé.
Un rumore di Ferrari semina funghi sul giardino di Carotenuto che si sollazza il sesso nell’attesa di essere colpito da un sasso che sta cadendo dal tetto. Non muore, ma si diverte. “Non capita tutti i giorni” dice. E dopo andrà in manicomio.
Rullano i tamburi, strepita lo streptococco. Invita tutti i bacilli a una festa di casa di Attilio Mengara che si sta devitalizzando un dente molare. “Da lì al cervello” annuncia agli amici “il passo è breve”.
Sentieri di montagna crescono. Fatiscenti mucche bruccano l’erba profumata di gelsomino. E cadono le formiche come onde portate dal vento. Dolci come polvere bianca di cocaina. Si distendono felicemente e condiscono un tiramisù di patate lesse.