Il riso strabico di una capirossa


Una nota positiva viene suonata in una aereo turistico per descrivere la pervasività di una campana che suona a morto mentre muore lei stessa sciogliendosi in un abbraccio funereo. Sbagliando funerale. Ma azzeccando il bersaglio di un canovaccio teatrale che culmina nell’Aida e in un’ode alla vacca sbilenca che sbava dietro a un toro azzoppato, ma ancora bello che ha affrontato la corrida e viene portato al macello con onore perché ha incornato il torero.
Muoviamoci attorno allo scranno di un perdente malleolo di un muco di cinta dipinta di nero d’Avola e scorre il sangue di dodici apostole capinere mentre scivolano attorno al bruco di una farfalla incinta di otto giorni e che sta per partorire deponendo fichi di fuoco acceso che gira attorno a un dito di un batuffolo di cotone arrugato in uno gnomo accidentale. Ma perché – mi chiedo in mezzo ad un cerino bruciato tra le unghie di una mano – perché dio ci ha voluto costruire una capanna di marzapane in mezzo al deserto di Chernobyl? Non ha lo stesso senso che oliare il pistone di una Ferrari che si è messa di traverso a una pista di formula uno
Morirò con questo dilemma? Spero di sì.

Frantumi di polvere spazzata via


Devio il delirio da un frantumo di potere di ghiaccio e friggo le molestie sessuali di un prete in una padella tipo wok da campeggio alpino. Un fulmine si staglia a ciel sereno.
Un’aquila nera definisce il colpo di reni della fabbrica di motori a circuito mnemonico.
Un freddo gelo si espande nella mia anima e brucia sotto la pioggia mentre un pianoforte mi dice che morirò tra pochi secondi.
E allora.
La pioggia lava i miei ricordi, mentre nuovi ricordi mi colorano l’anima dell’arcobaleno dopo la tempesta e i colori si muovono come onde di vapore.
La lirica muore, la lirica insegna a disegnare la pazzia con nuove pallottole di gomma interiore.
E una nuova plastica facciale disegna il mio volto in una vita dove l’acqua prega e il carro celeste grida, dove la donna si fonde e l’uomo s’infonde una nuova linfa che suona la lira.
Canta per me cacao amaro, canta per noi, mentre la pioggia si trasforma in neve e il freddo congela le passioni in una nuova stufa elettrica senza alito che si congeli.
Un sottile filo di passione mi avvolge ad una capanna di cuori di polvere stellata in salsa di pollo.
Ed eccoci qui caro il mio lettore, ad abbracciare questi minuti di spazio\tempo che ci sono scivolati addosso insieme, noi due, e un alito di pioggia.