Pensa positivo


Una logica fecale s’impadronisce del drone aerostatico che allucina e vede lampadine tempestate di diamanti all’escherichia coli. Che provoca coliche e fetori intellettuali. Il processo è logorante e provoca putrefazione del cervello. Una pioggia di acido urico si sparge all’interno e disinfetta le libellule in fiore e le larve di zanzare che battono bandiera rossa e cantano avanti popolo alla riscossa.
In questo contesto canto la mia canzone per un mondo peggiore fino alle pigre fauci intestinali dove tutto si mescola, puzza, e viene liquidato a seconda della quantità di fibre presenti nell’alimentazione. Per questo mangio polvere d’ossa di vacca. Un sano complemento. Voglio gassare i tunisini con le bollicine della coca cola per assaporare il trip di caffeina davanti alle porte del paradiso. Voglio farmi una siringa di eroina con succo di pomodoro e vedere cosa partoriscono i miei neuroni tumefatti di sperma a chiazze color marrone merda.
Senza tante perifrasi animali voglio dire parole che contengano un significato: chi se ne frega.
Voglio dire cose che cambino il mondo e lo trasformino in una puttana.
Voglio dire cose che rimangano scolpite in un muro del pianto e che facciano ridere anche un pesce triglia.
Voglio. Voglio dire. Voglio morire. E tu?

Una sifilide subaquea


Mi spengo in un cerino di pastasciutta mentre mi godo un fine settimana in costa azzurra sotto il sole dei Caraibi. Un incesto si riempie per annaffiare i fiori di bambagia grigia color frutta. M’infilo una sciarpa mentre accarezzo la barba di un bambino. E svengo spennando un pollo da preparare a festa. Quando mi guardo intorno vedo solo corteccia di quercia invecchiata a 90° e uno spazio di diverse piaghe siderali. E allora mi chiedo se valeva la pena di friggere il presidente.
Alla luce del bollettino fiscale di cento lire rifletto la mia immagine e somiglianza con quella di un cervo senza corna e in fondo ci assomigliamo molto ma non troppo, ma abbastanza. Volendo possiamo anche ragionare sulla mancanza di salsedine di mucca, ma in fondo basta seguire il ragionamento per ritrovarsi in alta montagna a sciare su nuvole di grigioperla.
Sempre seguendo il ragionamento il sommergibile Ponasso gode di un orgasmo subacqueo con la tipica Ursula Strozzapreti che vaga nei meandri del polo nord allattando di bianco le profondità sottomarine.
Normalmente preferirei morire di noia piuttosto che lavorare al freddo, ma una musica metallica frastuona timpani e neuroni e fa impazzire il pancreas per un ballo di tori impazziti.

Andamento lento


Il ramo pitarro fa una sega alla scopa benedetta mentre prega per la pace dell’anima sua. Vedo un lampione suburbano che naviga bellamente sulle strade di new york e canta le lodi del signore.

Nell’anno duemila dodici si sperava che la fine del mondo portasse almeno ad una eliminazione degli stronzi, invece manco quello.

Mina si suicidava un po’ tutti i giorni tramite l’uso eccessivo delle sigarette e voleva disperatamente morire e cinquant’anni, ma non ci fu verso, e diventò centenaria, quando smise, morì.

Ernesto si masturba davanti ad una colonna in piazza centrale, sotto la cattedrale, mentre il generale a cavallo lo guarda a bocca aperta, lo lascia finire e lo arresta.

Pedalo in una bicicletta d’oro, la quale lentamente comincia a sciogliersi al sole finché non diventa burro e io la lecco sull’asfalto.

Mi addormento lentamente mentre i miei piedi scoppiano caldamente in una ciminiera accesa che scarica bitume diventando olio di frittura.

Another brick in The Wall


Mi fai schifo. È la verità. Tu che mi guardi mentre deformo i puntini neri davanti ai tuoi occhi. Mi fai vomitare. Sei una merda. E lo sai. In questo momento quello che ti interessa è solo sapere se sto meglio o peggio di te. Dentro di te posso sentire palpitare la paura che io possa leggere nella tua anima. Che possa leggere la tua paura. Di vivere. E di morire. Quell’angoscia che ti marcisce dentro. Che non vuoi sentire. E più marcisce e più puzza e non sai più come nasconderne il fetore. Per quello mi fai schifo. Perché puzzi. Sei un vigliacco. E non vedi l’ora di scappare via e voltare pagina. E allora vattene. Scappa. Vai a masturbarti da un’altra parte dove qualcuno ti faccia godere dell’oblio. E mi raccomando, non farti più vedere e non guardarti più allo specchio.

Perché quando lo farai ti ritorneranno in mente le mie parole e sarai costretto a pensare. A sentire. A odorare i miasmi che emetti. E diventeranno insopportabili. E avrai voglia di scoppiare. Ma non ci riuscirai. Dovrei vomitarti in bocca perché tu senta quanto fai schifo. Sei una fontana di odio e lo sai, ma non lo vuoi sapere sul serio, vero? Hai paura del diavolo, no? Hai paura di quel demone che si aggira là dentro, senza guinzaglio. Ed è per quello che ti comporti come gli altri, e stai al gioco. Che succede se gli altri scoprono quello che sei veramente? Hai paura di scoprirlo, vero? Scoprire che nessuno ti ha mai amato per quello che sei, nemmeno tu. Paura di essere solo? Abbandonato? Povera stellina, piangi, coccolino, piangi. E muori senza aver mai vissuto veramente. Senz’aver assaporato il piacere della verità, l’amore vero. Muori nel tuo fetore. Muori ora. Falla finita se tanto sai già che non ce la farai. O tutto o niente. Domani rompilo quello specchio e tagliati le vene. Vattene alla grande in una pozza di sangue che inonda le scale. E ringrazia me. Che per la prima volta ho parlato alla tua pazzia e l’ho amata come tu non hai mai saputo fare.

 

Odo un urlo

di gioia di vita

 

Odio un pazzo che m’a insegnato ad amare

 

Alzati e cammina o buttati via

nella fiera feroce

delle vanità

nascoste

dentro il muro di facebook