Una gaia vicenda di pesci morti trascende la dimensione del mio pollo asciutto mentre i giochi della fame si srotolano davanti alla mia mente di grande fratellone. E aspetto che i buchi sotto le ascelle aspettino il pettine per lisciarsi i capelli e di nuovo le cascate del Niagara cascano e si fanno male. E di nuovo il medico prescrive una Rossana verderame per via orale e non è per quello che mi raso la pelle fino a farmi male, ma per le dinamiche in corso e il fatto che, no, non posso sopportare l’abolizione del Senato.
E allora perché? Questo il punto e questa la buccia di banana di un ganglio spinoso rettale fino all’addome e alla pancia violenta che diventa casta e pura nell’anello coronato di diamanti che non voglio dire che manca la poesia in questa torta sonnolenta, voglio solo dire che ho sonno. Ecco. E che la arbitraria volontà del giudice Stecchino di provocare l’arrivo della corsara di Colombo è un tentativo complottistico di taratura minore per fare sesso con le spiaggianti di Ostia e con le farfalle di rabarbaro in questa terra prodigiosa che chiamano…boh.
Un dermatologo mi fa La sua pustola è infetta. E allora, faccio io, si guardi la sua che cola pus che sembra la fontana di Trevi. Ma è un orologio, cos’ha capito, mi fa torvo. E allora provi a sfilarselo. E allora me lo dà, e allora me lo tengo e ciao. Perché il giallo, non era pus, era oro.
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Delirio di Plastica
Elina si tuffa in un lago dall’acqua cristallina. Intanto un pesce fugge da un pesce più grosso. Elina nuota verso la sorgente del fiume mentre le trote si divertono a giocare a pallavolo. L’aria e fresca e le canne di bambù chiacchierano solleticandosi le ascelle con la lingua reciprocamente. Elina esce dall’acqua e va a fare pipì dietro un cespuglio e inavvertitamente la fa su una talpa che rischia di annegare nel tunne. Suo padre sta pescando dall’altra parte della riva e non la vede ma sa che si trova lì vicino dato che la sente cantare. Un rumore di jeep rompe la magia della radura. Da essa ne escono due uomini con una tuta rossa in plastica fosforescente e chiedono Vecchio cerchiamo un ospedale per nostra madre che sta morendo nel bagagliaio, sai dove ce n’è uno.
Non so dove c’è un ospedale, ma so dov’è un cimitero, che forse vi serve di più, fa lui.
Buona idea fa quello più alto, Mario, ma ora vogliamo un medico
Ne ho uno qui in tasca se vi va, fa il vecchio, diciamo che si chiami Taddeo
Ed ecco che il canto di Elina si fa più vicino. I due giovanotti si girano per cercare questo suono melodioso hce riempie le foglie degli alberi che anch’esse si sono fermate per ascoltare e anche il vento s’è fermato.
Tutto si ferma finché tra un rumore di rami spezzati e l’altro appare loro davanti una tipa abbastanza bassa, nuda con due tette enormi e i lunghi capelli bagnati e mossi e un delizioso pube di folti peli rossi. Gli occhi da tigrotta svegli e azzurri li squadrano e senza batter ciglio si avvicina senza inibizione portando i capelli sul busto ad accarezzare i seni quasi a indicare dove guardare.
Davanti a lei si ergono due tizi biondo platino, sbarbati e puliti che la guardano a bocca aperta.
Ciao sono Elina
Ciao sono Matteo, ciao sono Aldo
Silenzio
Se ne frega a qualcuno io sono Taddeo
Silenzio. No, non gliene frega a nessuno. Neanche alla madre ormai morta nel bagagliaio tra un delirio e l’altro.
Una gonnella in calore osmotico
Prude l’orecchio del presidente. In una folla folle che lo abbraccia e ride si tritura le spalle di formaggio intergalattico ed esplode in una scorreggia salata che uccide alcuni bambini troppo vicini alla fonte di calore. Morti per osmosi tecnica, questo il referto medico che chiuderà l’inchiesta sul culo del presidente.
Una lirica commerciale si sposta nel soffio di un tornado di noia mortale tra thè e barbiturici di un’attrice col raffreddore. Immortalata su pepe verde in abito da sera si pavoneggia nell’auto di calamari sotto un sole caprino. Salta lucciola della folla per una folle folla di applausi che significano gloria e microonde per un caldo calore della tua sottana.
Il bianco e il nero trasformano le sottane in un unguento di mille coriandoli appiccicosi e s’intersecano baciandosi caldamente lungo il tracciato di una montagna russa in cima alle montagne tempestose. Un’unghia si brucia lentamente friggendosi le ali tra un bombardamento e l’altro di aglio piccante che condisce e odora di spezie due amanti che amoreggiano in cucina finché lei non gli fa un pompino mentre lui mescola il pasto della sera.