Merluzzi improvvisati


Un sapore acido di giallo limone mi attraversa le vene e parla di Dio a un’Elettra confusa per la morte del padre. Le Erinni danzano in coro e vogliono sangue per placare la loro sete di vendetta in mezzo a tori scatenati. Mi ricordo delle canzoni psicadeliche che ci iniettavamo in vena ai concerti rock. Un rock di passaggio che ha marcato a fuoco mezzo secolo di umanità così  come si marcano i buoi. Truppe di spazzatura che si muove agli ordini di atomi di merda dagli effluvi che fanno cadere i denti di un lupo che cerca il suo cibo in mezzo all’artico.

Nel brodo galattico nuoto in mezzo a grani di uva passa per odorare un circuito di formula uno e piangere solo perché hai cercato di scalare una partita di poker. Vuoi giocare alle mie regole. È un bel gioco. Quando si perde si cambia dimensione. Quando si vince si diventa sempre più simili a minerali. Desideriamo crogiolarci sulla sabbia di una spiaggia di un atollo nel pacifico e amarci senza granchi o meduse. Ma soprattutto in un mappamondo di diamanti che risplende e riflette la nostra saliva orgasmica.

Il fratello di Pinocchio mi parla e mi chiede uno stuzzicadenti in inox. Trovo che dovrebbe radersi ogni tanto che sembra un terrorista islamico. Gli cucio una giacca di pelle di asina e la imbottisco di piume di struzzo e sterco secco di pavone. “È la giacca più impermeabile che abbia mai avuto, grazie” mi fa mangiandosi un biscotto di marijuana insanguinato nella tazza che contiene le gengive di uno che è morto ieri di dissenteria acuta. Pesava centosei chili quando ha smesso di respirare ed è morto sulla tazza del bagno. Solo che ha continuato a defecare e l’hanno trovato solo per il tanfo che emanava il bagno. Una volta nella bara ne pesava quarantasei. “Ciao, alla prossima” mi fa il fratello di Pinocchio e si dimentica lo stuzzicadenti che nel frattempo è diventato d’oro.