Nella prateria si erge una statua che urla ai passanti una frase dipinta nell’agnello di un’auto bianca. Una rosa bislacca si sparge il rossetto su labbra paesane insieme a briciole di pane azzimo in camicia nera rosso fuoco.
Spargo si mette una tuta bianca in segno d’amore per una pulzella in calore che festeggia una putrida sensualità coniugale insieme alla moglie Tristana che si pulisce i lunghi capelli neri con la saliva di un castoro guercio.
Una capra affonda le sue mani in trincee d’amore al suono di una cornamusa in fiore e io prego la fanciulla in bianco di seminare le sue uova tra sfoglie di frumento imbrattato di catrame e poliprobilene di butano mefitico.
Mi sfrego le mani in segno di approvazione per il contorno di sesso tra seni ruvidi e capezzoli che sembrano plastica e mi masturbo in preghiera alla Vergine del manicomio in cui ritrovo conigli e pescivendoli che mi salutano e sono contenti di rivedermi.
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Brucano le orchidee nel prato del re
Un rumore di rockoccodrillo tambura i miei timpani di un suono gravitazionale che aumenta di volta in volta gli elettroni in maniera ascendente fino a toccare punte che gridano con voce stridente.
Una zuppa annacquata imperversa nel mio palato. Mille odori scherzano tra loro. E una montagna di panna cotta ride a crepapelle. Afferro una castagna e la passo sinuosamente sulle labbra molli che sanguinano. Sangue di pesce spada. Un sale nero che sa di cacao.
Esplode.
Il pazzo ride.
E semina olio di fegato di sé.
Un rumore di Ferrari semina funghi sul giardino di Carotenuto che si sollazza il sesso nell’attesa di essere colpito da un sasso che sta cadendo dal tetto. Non muore, ma si diverte. “Non capita tutti i giorni” dice. E dopo andrà in manicomio.
Rullano i tamburi, strepita lo streptococco. Invita tutti i bacilli a una festa di casa di Attilio Mengara che si sta devitalizzando un dente molare. “Da lì al cervello” annuncia agli amici “il passo è breve”.
Sentieri di montagna crescono. Fatiscenti mucche bruccano l’erba profumata di gelsomino. E cadono le formiche come onde portate dal vento. Dolci come polvere bianca di cocaina. Si distendono felicemente e condiscono un tiramisù di patate lesse.