Un delirio mi solletica il pisello. Una luce di pazzia si accende in un orgasmo di luci e colori. Mille novecento settanta quattro baci e carezze non bastano per grattarmi un piede. Allora un carro armato si erge magnetico e mi fissa coatto con le sue catene penzolanti color argento pietra. S’infratta su mille colori. Schizzano per la pazzia i mille neuroni delle costole assassine.
A questo spettacolo le lucertole si scambiano ghigni di approvazione e baciano i picciotti che obbediscono ai comandi piacevoli ed erotici. Come colombe si scambiano tubi e tubano. Chiedendosi quando sarà la fine del mondo annunciata dai testimoni di Geova. Mi tiro su le mutande di un Gotam azzurro turchino e accarezzo una suora col braccio monco. Non ho mai visto una suora senza un braccio. Come mai? L’arte della preghiera vola sulle ali di un batuffolo di cotone. Ci vediamo insieme alle fate turchine e balliamo con gli orsi polari.
Ci grattiamo insieme alle farfalle argentate
Ci piacciamo tra gli specchi deformanti
Ci uniamo in mezzo a mondi di cioccolato fuso
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Lasciva
Masserizie si comunicano dell’assolutezza della balena bianca che ride insieme alla luna degli orbitali contenti di avere un’ancora di salvataggio in un mondo osceno. Enrico si guarda allo specchio e canta “Bandiera bianca”.
Si guarda il viso piccolo con occhi da serpente, sormontati da un’enorme stempiata in cui le orecchie fanno da paravento. Un naso aquilino completa il quadro alieno e magnetico. Finisce di darsi lo smalto alle unghie. Si mette i reggicalze e va al lavoro per ripulirsi di una giornata d’ufficio interminabile.
Mentre si dà il rossetto e si aggiusta la parrucca biondo platino, si carica d’oro e si lascia molleggiare le dita in nuvole di metallo argentati.
Fluttuante, nella barbarie del mondo sui suoi tacchi rossi e spillo, fatti per essere leccati. Fatti per far urlare di piacere gli stormi d’avvoltoi che lo blandiscono con mille grazie e mille denari. Era la più richiesta del quartiere.
Si faceva chiamare Mille e una notte visto che costava mille euro per una notte, ma una notte con lui, ne valeva mille.
Di giorno era il rag. Enrico Angelini, stimato commercialista delle più note società della regione. Aveva due appartamenti e due vite. Quando lavorava di notte arrivava in ufficio di pomeriggio e per la moglie era in viaggio d’affari.
Se lo scoprivano mollava lo studio e lavorava solo di notte. In tempi di crisi meglio due lavori che uno solo.