Tre stronzi si guardan negli occhi per non sprecare la voce in seni poco rigogliosi.
Annacquando la saliva mi guardo allo specchio e riattivo neuroni e intestini pigri per fumare fuori dal locale e dalla testa
Sì, sono in un locale di animali che parlano con insetti e rane in minigonna e non so se ne uscirò vivo o con il sangue succhiato integralmente da mignotte affamate di sfinteri psicodelici.
Mi uccido toccandomi il seno e scopandomi un blog di farfalle impotenti in una girandola di sperma metallico.
Sudiamo insieme e coloriamoci di santità mentre i padroni dei pollai stramazzano per la perdita delle miniere di carbone e sedano alla puttanesca.
Teodoro non trova pace nel seno della madre;
Si precipita in un tuorlo d’uovo e annega.
È espulso dai villi intestinali
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Diesel
San Carlo su butta a nuoto nella riforma del titolo cinque della costituzione delle vanità per esercitare il proprio diritto sul nutrimento delle anime. Pensa di essere un ridente scoreggiatore che vaga nel meandri dell’anima mundi ma scopre di avere un diesel al posto del motore a scoppio e piange lacrime di spermatozoi deficienti. Ma non si dà per vinto. Si rialza e pugna dal Manzanarre al Reno e prende a cazzotti i senatori del Paradiso.
Fu così che passammo da una Repubblica all’altra e a un’altra ancora mentre l’ancora di salvezza venne gettata nel mare del peccato. Un pesce palla passava da quelle parti grattandosi i testicoli e mangiando coleotteri giganti e pensando che la moglie lo tradiva con un pescecane guercio. E si ritrovo immerso in guanti di Giamaica e torte di Salonicco mentre san Paolo predicava ai pescatori e alle prostitute di immergersi in acque tropicali. Si mise gli occhiali e votò una serie di referendum sulla modifica genetica della pastasciutta.
Gene gnocchi mi appare in sogno e mi dice che la Madre di tutte le cazzate mi benedice e mi protegge dalle rogne rossonere e tifa per me. Mescoliamo i mondi e puliamoci con la carta igienica per purificare la gotta prima di entrare in chiesa e inneggiare la comunione dei vinti tra strati di bulimia e torte al cioccolato soffritto.
Delirio di Plastica
Elina si tuffa in un lago dall’acqua cristallina. Intanto un pesce fugge da un pesce più grosso. Elina nuota verso la sorgente del fiume mentre le trote si divertono a giocare a pallavolo. L’aria e fresca e le canne di bambù chiacchierano solleticandosi le ascelle con la lingua reciprocamente. Elina esce dall’acqua e va a fare pipì dietro un cespuglio e inavvertitamente la fa su una talpa che rischia di annegare nel tunne. Suo padre sta pescando dall’altra parte della riva e non la vede ma sa che si trova lì vicino dato che la sente cantare. Un rumore di jeep rompe la magia della radura. Da essa ne escono due uomini con una tuta rossa in plastica fosforescente e chiedono Vecchio cerchiamo un ospedale per nostra madre che sta morendo nel bagagliaio, sai dove ce n’è uno.
Non so dove c’è un ospedale, ma so dov’è un cimitero, che forse vi serve di più, fa lui.
Buona idea fa quello più alto, Mario, ma ora vogliamo un medico
Ne ho uno qui in tasca se vi va, fa il vecchio, diciamo che si chiami Taddeo
Ed ecco che il canto di Elina si fa più vicino. I due giovanotti si girano per cercare questo suono melodioso hce riempie le foglie degli alberi che anch’esse si sono fermate per ascoltare e anche il vento s’è fermato.
Tutto si ferma finché tra un rumore di rami spezzati e l’altro appare loro davanti una tipa abbastanza bassa, nuda con due tette enormi e i lunghi capelli bagnati e mossi e un delizioso pube di folti peli rossi. Gli occhi da tigrotta svegli e azzurri li squadrano e senza batter ciglio si avvicina senza inibizione portando i capelli sul busto ad accarezzare i seni quasi a indicare dove guardare.
Davanti a lei si ergono due tizi biondo platino, sbarbati e puliti che la guardano a bocca aperta.
Ciao sono Elina
Ciao sono Matteo, ciao sono Aldo
Silenzio
Se ne frega a qualcuno io sono Taddeo
Silenzio. No, non gliene frega a nessuno. Neanche alla madre ormai morta nel bagagliaio tra un delirio e l’altro.
Un amalgama silente
Un amalgama silente. Silente amalgama di mummie di borgata romana. Lenti cadaveri che si aggirano tra vino e tarallucci. Cantano e bevono senza lasciare traccia del loro passaggio e si reincarnano in un insetto silente e volgare.
Il suono guida la mano di un poeta ardito che si tocca il dito con il naso variopinto mentre il dipinto si erge a sommo pianeta di una lavastoviglie fantasma. Nelle mie orecchie rimbomba il sonno di una lavasciuga liquida di colore verde ramarro tipo pus che mi ronza nelle orecchie come un sommergibile fantasma.
Un punto e virgola mi guarda perplessa e finché mi fissa non riesco a fare pipi’. Mi sciolgo il decolté in una sfilata di moda e resto nuda in una scena madre del film sulla vita dei pesci dell’oceano pacifico.
Una mano scivola sul pene e non sai cosa farà perché dipende da una dimensione aliena in salsa erotica e Marte predica l’amore universale. Un corno scivola nel solstizio d’estate e preghiamo insieme perché Natale venga schiacciato da una balena blu.
Duro pescare solo con la sincerità
Una monaca in calore si distende sulle caviglie nella posizione di adorazione del proprio Dio. Un organo aperto che canta le lodi del Signore e gli dona la propria castità per la loro vita eterna in pace con i suoi figli. Una preghiera aperta a ricevere lo spirito santo in un umido abbraccio tra corpi a forma di serpenti e croci tenere come cioccolato che si unge di olio d’oliva in una mungitura estrema del suo seno voluttuoso e sensuale. I suoi occhi grandi ed eterni lo guardano dal basso all’alto mentre osservano la forma del sacro corpo racchiusa in un’urna eretta in onore del loro amore. Una materia organica si muove insieme alla sua saliva per digerire spermatozoi caldi e bianco latte che raggiungono il basso ventre e la inondano di lucida droga.
Un’unica madre intensamente perdona la figlia di una scarpa d’onore che battezza i grandi positroni e afferra la croce con le unghie fino a chiudere gli occhi in segno d’interpunzione e maledire il giorno di nascita e i suoi occhi si chiudono a tornano a piangere sul latte schizzato da una pompa a benzina. Gloria si addormenta in una pace che uccide. Mentre gli arti si paralizzano ricorda una bambina spensierata che correva sulle travi arrugginite di una montagna di rifiuti industriali nella periferia di una grande città e guardava il mondo per la prima volta da una posizione suicida.
Un poliziotto si dedica intensamente alla sua attività di fare multe e arrestare casalinghe in pensione e lupi mannari che si lavano i denti prima di mangiare. Un giorno perde un piede per strada e si rivolge alla polizia ma gli dicono che non possono farci niente. Denuncia il furto e aspetta la manna dal cielo. Il cielo piove e la pioggia ride di sprazzi di edonismo pelato. Pepe si gratta il cranio e pensa al suo piede mentre la canizie incalza e dopo venti anni decide di uscire di casa senza il suo piede, ma in fondo, pensa, senza piede volerò più leggero. Fu così che si dedicò alla lievitazione gassosa.
Buonanotte.